Statue vandalizzate a Washington (Ansa)  

preghiera

I cancellatori di oggi e i ghigliottinatori di allora

Camillo Langone

Chi abbatte le statue e rimuove le desinenze crede di venire dal nulla? Macché, chiedete ai leoni di San Marco oltraggiati a Crema e Udine nel 1797 dai giacobini, fanatici sanguinari. Lo stesso metodo mortifero: cancellare una cultura nei simboli e nelle persone

I cancellatori culturali non vengono dal nulla come loro, nemici del Quarto Comandamento, si sognano: hanno padri e nonni e pure bisnonni e questi ultimi sono gli assassini giacobini. Lo capisco vagando da un estremo all’altro della gloriosa Serenissima. Passeggiando per Crema scopro che il leone di San Marco sulla Torre Pretoria venne “oltraggiato nel 1797 dai francesi, nel muso e nelle zampe, poi ricostruite”. Mentre a Udine leggo che due dei tre leoni marciani presenti nella bellissima piazza Libertà, la più veneziana delle piazze di terraferma, vennero rubati, sempre nel 1797, sempre da quei fanatici sanguinari. Che fine hanno fatto le sculture originali? Mistero. Molti anni dopo sono state sostituite ma il leone cinquecentesco con ali di rame, voluto da Andrea Palladio sopra l’arco Bollani, non era certo intercambiabile. Tutti i cancellatori odierni, quelli che imbrattano statue, quelli che sopprimono desinenze, discendono dai ghigliottinatori di allora. Lo stesso muoversi in branco, lo stesso metodo mortifero: cancellare una cultura cancellando, oltre ai simboli, le persone che quella cultura incarnano. Si credono intellettuali, sappiano di essere belve e boia.

  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).