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Il caso

Con la nomina di Valensise all'Aisi ha vinto Salvini

L'ex vicedirettore del Dis ha surclassato l'altro nome in lizza, quello di Giuseppe Del Deo, gradito al ministro Guido Crosetto. Ora la partita si sposta su Cdp e Ferrovie

Il borsino del governo dice: ha vinto la strana coppia Salvini-Mantovano. Il primo dal punto di vista politico, il secondo per logiche interne al Palazzo. E ha perso l’ala pura di Fratelli d’Italia, a partire da Guido Crosetto, ministro della Difesa. Si parla del nuovo direttore dell’Aisi, servizi segreti interni. La scelta dell’esecutivo è caduta su Bruno Valensise, che svolgeva il ruolo di vicedirettore del Dis.

 

 

C’è stata un’attenta valutazione da parte della premier, dell’Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano e degli altri ministri coinvolti su come procedere riguardo alla prima casella del sistema d’intelligence che andava a scadenza. La riunione decisiva è arrivata ieri mattina prima del Consiglio dei ministri quando si è riunito il Cisr, Comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica. L’altro nome in lizza era quello di uno dei due vicedirettori dell’agenzia per la sicurezza interna, Giuseppe Del Deo, generale dell’Esercito, gradito a Crosetto. Ma sul quale pare ci fosse il veto di Salvini e della Lega per via dei veleni (tutti da confermare) legati alle vicende russe del vicepremier del Carroccio. Per concludere il comparto sicurezza la prossima tornata di nomine riguardare l’Arma e lo Stato maggiore della Difesa. L’attuale comandante generale dei Carabinieri, Teo Luzi, compirà 65 anni a novembre ed è in carica dal gennaio del 2021: tra i possibili successori si fanno i nomi di Salvatore Longo, comandante interregionale del Centro Italia e di Mario Cinque, capo di Stato Maggiore, con il primo favorito.
 

Se ieri ha vinto Salvini, e quindi il Carroccio, non è detto che la stessa dinamica si ripeta per Cdp e Ferrovie: nomine che Meloni vuole gestire in prima persona, senza slittamenti legati alle elezioni europee. “I servizi sono una cosa, le aziende di stato un’altra”, dicono da Palazzo Chigi.