Elly al bivio

Meloni sfida Schlein in tv e alle Europee. Nel Pd Boccia la spinge. Lei ancora tentenna

Gianluca De Rosa

Si pensa alla candidatura della segretaria in tutti i collegi per superare il 20 per cento, quota sotto la quale in tanti le chiederebbero un passo indietro. Lei è indecisa, ma intanto al Nazareno si discetta su come presentare "il complicato cognome" in caso di candidatura

“Mi impegno volentieri a un confronto politico con lei, credo sia normale e giusto che il premier si confronti con il leader dell’opposizione prima delle europee”. Il buon anno di Giorgia Meloni a Elly Schlein è un’incoronazione al ruolo di altra Capa, ma nel campo avverso, quello dell’opposizione. E dunque scontro televisivo sarà. Bruno Vespa se la gioca con Sky Tg24 per ospitare l’evento, ma si è prenotato per primo già settimane fa. Intanto a  via di Campo Marzio, sede del M5s, schiumano di rabbia. “Meloni fa così da mesi, si sceglie l’avversario più comodo perché con Conte sa che finirebbe male”. Ma Meloni, durante la conferenza stampa di fine anno, non si è limitata a questo. A Schlein ha lanciato anche un altro guanto: un confronto elettorale alle prossime elezioni europee di giugno.  


La premier ha lasciato intendere di essere pronta a candidarsi capolista di FdI in tutti e cinque i collegi elettorali. Ed Elly?   “La mia eventuale candidatura – ha detto Meloni  – potrebbe forse portare altri leader a fare la stessa scelta, penso ai leader dell’opposizione: sarebbe anche un bel test”.  Nel Pd l’argomento è motivo di  discussione.  Nessun segretario è mai stato candidato capolista in tutti e cinque i collegi per Strasburgo. Sarebbe una rivoluzione. “Non lo fece neanche Renzi”, ripetono i contrari. “Magari in due-tre”, propone Matteo Orfini. “Non seguiamo Meloni, lei non ha classe dirigente e non ha alternative, noi abbiamo una squadra di ottimi amministratori pronti a candidarsi”, dice Piero De Luca. Inoltre la candidatura della segretaria, a causa del meccanismo che prevede la parità di genere tra le preferenze, finirebbe con favorire i candidati maschi (e diverse donne sono già sul piedi di guerra).

A spingere però con forza la  candidatura di Schlein è l’eminenza grigia del Nazareno, il capogruppo al Senato Francesco Boccia. E’ convinto  che solo la spinta propulsiva della segretaria potrebbe dare al partito la forza di superare la fatidica soglia del 20 per cento, quella sotto la quale più di qualcuno potrebbe cominciare a chiedere a Schlein un passo indietro.  D’altronde la segretaria, vincitrice delle primarie, ma sconfitta tra gli iscritti tiene il partito con una sola promessa: allargarne il consenso. Portare anche i non iscritti che l’hanno scelta ai gazebo  a votare il Pd alle urne. Se questa sfida non andasse a buon fine perché mai Schlein dovrebbe rimanere al Nazareno?  Insomma, la candidatura può essere salvifica per il futuro della segretaria. Nel Pd c’è anche chi specula su una data per il possibile annuncio: il 2 marzo, il giorno del congresso del partito socialista europeo a Roma, ma sembra sin troppo in là. Schlein tentenna. Non vorrebbe questa deriva. Ama l’idea della leadership collettiva. E però i sondaggi inchiodano il suo Pd sotto il 20 per cento e le sue candidate (dall’uscente Camilla Laureti a Marta Bonafoni) quante preferenze prenderebbero? I nomi forti, più che alternativi complementari a quello della segretaria per macinare preferenze e superare anche il 22,7 per cento raggiunto dall’ex segretario Nicola Zingaretti nel 2019, restano quelli di Lucia Annunziata e della scrittrice e ideologa schlieiniana Chiara Valerio.

 

In attesa di capire al Nazareno ci si preoccupa di organizzare al meglio l’eventuale operazione. Partendo da una banalità che non lo è affatto: la segretaria, diciamocelo, non ha un nome semplice da scrivere. E così si sta cercando di capire, in caso di candidatura, come fare per evitare un boom di preferenze annullate. “Sclain”, “Sclein”, “Sclehin”. Sono tanti i modi in cui i meno attenti potrebbero storpiare il  nome della segretaria. Anche perché all’anagrafe non fa Elly, ma Elena Ethel Schlein. Una cosa quindi è certa: quantomeno verrà aggiunta la dicitura “detta Elly”, ma anche questa, con quella “Y” malandrina, potrebbe non bastare. Nel 2014, quando Schlein si candidò per la prima volta all’europarlamento con il Pd ci scherzava lei stessa: “Ho un cognome impossibile”. Ma alla fine l’accorgimento le valse quasi 58 mila preferenze.