A Palazzo Madama

Lotito show al ristorante del Senato: “Ciria', cambia sto emendamento”

Simone Canettieri

“Si tratta di inserire la parola logo! Non costa niente, e daje", dice il patron della Lazio al ministro per i Rapporti con il Parlamento Ciriani. Vuole che i club di calcio possano avere la sponsorizzazione indiretta delle società di azzardo e di gioco online. Ma per il governo è una proposta irricevibile

Ristorante del Senato, stucchi e colonne, profumo di Ottocento. E’ l’ora di pranzo. La sala è pienissima perché tra poco, nel pomeriggio, si voterà la fiducia al decreto Proroghe. Il romanesco baritonale di Claudio Lotito, senatore di Forza Italia, irrompe tra i filetti al sangue e gli gnocchi (è giovedì). Quasi tremano i bicchieri di cristallo: “Ahó, me devi sta’ a sentì: mi serve questo emendamento, rinuncio a tutto il resto, ma questo mi serve, lo chiedo a titolo personale, ma anche politico”. 

Lotito è in piedi davanti al tavolo dove sta pranzando Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, con una collaboratrice. Ora, avete presente Ciriani? Tipo mite, viene da Pordenone, è uno a cui non sentirete mai alzare la voce. Per questo – o nonostante questo – Giorgia Meloni gli ha affidato un compito rognoso: avere a che fare con la flora e la fauna  (che non mancano) della maggioranza. Il ministro di Fratelli d’Italia se ne sta con gli occhi nel piatto (sta mangiando pasta in bianco) abbastanza imbarazzato. Lotito continua a chiedergli di questo emendamento, agita i soliti due cellulari, ha appena posato una cartellina su un altro tavolo.

Non si rassegna. La scena viene colta da tutti: pranzo con spettacolo incorporato e compreso nel prezzo (12 euro a persona, menù vario e di qualità e si può riprendere il piatto quante volte si vuole). I senatori dell’opposizione – c’è un tavolo targato Pd – alzano gli occhi al cielo: “Ci risiamo”. Lotito è stato eletto in Molise per Forza Italia e sempre per il partito azzurro è capogruppo in commissione Bilancio. Ruolo strategico perché in tutte le occasioni fa pesare il suo voto (e quello del sodale Dario Damiani da Barletta). 

“Mi spiace Claudio, ma il tuo emendamento è irricevibile”, sussurra Ciriani che forse sta rimpiangendo di non essersi fermato a mangiare un panino alla buvette, di sopra al primo piano del Senato. Lotito non demorde. “Allora chiamo Lollobrigida, subito”. E così il patron biancoceleste inizia a far volteggiare i cellulari (ha solo modelli vecchissimi, senza internet, chissà perché: sarà un patito del vintage?). Tuttavia il ministro per la Sovranità alimentare non gli risponde: si trova in Aula, ma alla Camera, per la legge sulla carne sintetica. Ciriani non sa più dove guardare, anche perché  Lotito non ha la minima idea di andarsene. Ancora il senatore azzurro, altra telefonata: “Dammi subito il numero di Anna Nastri”. Si tratta dell’ex responsabile sviluppo progetti e business della Lazio, che dallo scorso aprile lavora con Lollobrigida al ministero. Ma, una volta recuperato il numero, Lotito la cerca e lei non gli risponde.  Il senatore ha una richiesta interessata: vuole che i club di calcio possano avere la sponsorizzazione indiretta delle società di azzardo e di gioco online.  In poche parole chiede di poter far stampare, in cambio della pubblicità, il logo dei colossi del gambling sulle magliette. “Si tratta di inserire la parola logo! Non costa niente, e daje. E su”. Ma l’emendamento al Decreto anticipo fiscale non è stato nemmeno preso in considerazione dal governo: è irricevibile. Solo che adesso il governo, inteso come entità vasta e immateriale, è rappresentato qui da Ciriani, seduto a pranzo al ristorante del Senato, alle prese con una poco eccitante pasta in bianco. 

Lotito fa capire che non finisce qui. Ritorna a smanettare i cellulari, si riprende la cartellina e una bottiglia d’acqua, lasciando in pace il ministro per i Rapporti con il Parlamento. Tutto si è consumato con una grande naturalità, davanti a orecchie e occhi indiscretissimi. Quasi a ostentare una noncuranza del contesto. Se ne riparlerà al prossimo pranzo. O caffè alla buvette, altro solito teatro della Lotiteide quotidiana destinata a continuare con la manovra. “Io non gioco, faccio sul serio. Seguo una cornice chiara, solo che la disegno io”, dice spesso il patron della Lazio. Uomo mitologico: metà cellulare e metà emendamento. 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.