(foto Ansa)

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La Bestiolina al Viminale. La svolta di Piantedosi: tornano al ministero i consulenti social di Salvini

Simone Canettieri

Con l'arrivo di Giuseppe Inchingolo, ex collaboratore di Luca Morisi, la comunicazione del ministro dell'Interno è drasticamente cambiata. Meno tecnico e più politico

Magari non farà dirette notturne sui social con barattoloni di Nutella e forse non posterà foto con un mitra in mano come Matteo Salvini. Di sicuro, però, negli ultimi mesi il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha cambiato look. E soprattutto comunicazione perché la Bestia è ritornata al Viminale. Così il super prefetto, figlio della più fervida tradizione della Dc irpina, si sta trasformando in altro.

L’operazione politica, che il Foglio è in grado di dettagliare, parte dal social media manager. Figura che non era mai stata presente al Viminale se non ai tempi psichedelici di Matteo Salvini quando Piantedosi era il di lui capo di gabinetto nonché l’uomo dei decreti. Con l’altro prefetto a capo del ministero, Luciana Lamorgese (governi Conte II e Draghi), Facebook e Instagram erano tornati a dormire. Adesso si ricomincia. Il responsabile della comunicazione social e digital da due mesi è Giuseppe Inchingolo, giornalista pugliese e fondatore della società Artsmedia (sedi ad Andria, Roma e Tirana) e un portafoglio clienti di tutto rispetto. Da anni è consulente esterno della Lega e in passato, per lungo tempo, ha collaborato spalla a spalla con Luca Morisi, il genietto della Bestia salviniana (“è il suo allievo”, dice chi lo conosce). Da quando ha preso in mano la situazione c’è stata una svolta: il profilo Facebook del Viminale ha aumentato amici (sono oltre 55mila) e soprattutto è diventato molto meno istituzionale. Anche quello personale del ministro è vivo e iper emozionale. Ovunque, nei due profili, ci sono foto, video e card con la faccia severa di Piantedosi, il tecnico che si fa sempre più politico. 

Specie ora che gli sbarchi continuano a fioccare con una intensità che ha impressionato e turbato anche Giorgia Meloni, al punto di avocare a Palazzo Chigi il dossier, attraverso l’inedita convocazione permanente del Comitato interministeriale per la sicurezza della repubblica. E dunque se è vero che il debutto dall’altra parte della barricata di Piantedosi non è stato facile per un uomo abituato più a fare che a dire – con infortuni abbastanza clamorosi come quello sui migranti morti nelle acque di Cutro – dalla Lega, il partito che lo ha indicato, sono corsi ai ripari. Con una bella iniezione di comunicazione per fare diventare l’uomo in grisaglia un personaggio totus politicus. E magari scacciare le nuvole e le critiche. Sicché serve anche movimento. Il ministro per esempio non parla più di respingimenti a proposito degli sbarchi e prova a fare dichiarazioni con il contagiri (ieri l’ultima, un po’ così, “sulle donne che devono essere libere di uscire in minigonna”). Oltre alla consulenza social e strategica affidata alla società Artsmedia di Inchingolo, la metamorfosi passa  dalle tv. Di questo aspetto, e non solo, se ne occuperà l’ultima arrivata: Paola Tommasi, neo capo della segreteria politica del ministro. E’ un’economista bocconiana, già consulente di Forza Italia alla Camera ai tempi di  Renato Brunetta. Nel 2016  riuscì a entrare nello staff elettorale di Donald Trump, unica italiana nella squadra dell’allora candidato repubblicano alla Casa Bianca. Da anni Tommasi è presente nei talk e scrive sui giornali di centrodestra. Pacata, ma dritta nel tagliare i fatti:  così come deve essere il nuovo Piantedosi, il prefetto cresciuto ad Avellino nel mito di Fiorentino Sullo, che ora è costretto a far capolino su Instagram e Facebook come da algoritmo della nuova Bestiolina. Sperando di evitare, certo, le buche più dure che si trovano tutte dalle parti di Palazzo Chigi dove spesso sembra di vedere la premier sbuffare.

  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.