Il caso

Figliuolo e Panetta: dighe di Meloni contro alluvione e tempesta economica

Simone Canettieri

La premier sceglie il generale che gestì la pandemia con Draghi per la ricostruzione in Emilia Romagna e avvia l'iter per il nuovo governatore di Bankitalia nel giorno delle tensioni con la Bce

“Ma questo è citazionismo draghiano”. I collaboratori dell’ex premier commentano così la nomina di Francesco Figliuolo a commissario per la gestione del post-alluvione in Emilia-Romagna, Marche e Toscana. Il general vaccino, 62 anni, è l’uomo scelto da Giorgia Meloni. Rimarrà al comando operativo del vertice interforze, incarico ricoperto dopo la gestione della pandemia. Ma intanto, da subito, l’alpino inizierà a rimettere in piedi i territori travolti dal fango e dalla morte: dighe e argini, case da ricostruire, mappatura dei danni. Nel giorno in cui la premier sblocca la pratica alluvione, dal Consiglio dei ministri arriva anche un’altra notizia: l’avvio dell’iter per la nomina di Fabio Panetta alla guida di Bankitalia al posto di Ignazio Visco. 


Un altro argine, forse, in vista della recessione paventata dal vicepremier Antonio Tajani dopo l’annuncio della presidente della Bce, Christine Lagarde,  di voler alzare di nuovo i tassi a luglio. Da Palazzo Chigi escludono che sia stata una contromossa tempestiva a una giornata di tensione con Francoforte, attaccata anche da Matteo Salvini. Panetta, a lungo corteggiato la scorsa fine estate da Meloni per diventare ministro dell’Economia, governerà Palazzo Koch a partire dal 1° novembre, “successivamente al termine naturale del mandato di Ignazio Visco, previsto per il prossimo 31 ottobre”, specificano dal governo. E però colpisce la coincidenza. Che l’iter  sia stato avviato proprio in un martedì di scintille con la Bce, da dove proviene, guarda caso,  Panetta (“amico e personalità stimata da Draghi, ma non pupillo: l’ex premier è un liberal-democratico e il secondo un liberal-conservatore”, racconta chi li conosce entrambi). 


Tecnicamente è stata una nomina “fuori sacco”: non prevista nell’ordine del giorno del Cdm, ma coperta sotto la dicitura “varie ed eventuali”. E’ stata una risposta repentina ai mercati in fibrillazione? E’ stato un modo per tagliare le unghie a possibili speculazioni o tempeste in arrivo? Le letture fioriscono e sono tutte molto verosimili. 


E comunque quello di ieri passerà alle cronache come il Consiglio dei ministri delle dighe: contro il maltempo e la mala economia. Esondazioni, no grazie, dunque. 


Sul fronte politico resta il lodo Figliuolo in grado di mettere d’accordo Fratelli d’Italia, Forza Italia (gli azzurri fecero girare il suo nome come governatore della regione Lazio)  e soprattutto la Lega. “Lo scelse il governo di cui fecero parte anche Salvini e il Pd e il M5s”, ha commentato Meloni, convinta così di aver chiuso le polemiche con l’alleato e con le opposizioni. I governatori delle tre regioni coinvolte – da Stefano Bonaccini a Francesco Acquaroli passando per Eugenio Giani – saranno sub commissari. E anche su questo punto la Lega, che preferiva un profilo più politico ma di area di centrodestra, è contenta. O almeno pareggia. L’idea Guido Bertolaso spinta da Salvini e in zona Forza Italia non è passata:  avrebbe aperto, tra le altre cose, anche il rimpasto nella giunta regionale in Lombardia. Dagli Usa Stefano Bonaccini commenta così la sua mancata nomina.  “Avevamo proposto una collaborazione istituzionale che valorizzasse i territori e il rapporto diretto con cittadini e imprese,   prendiamo atto che il governo, dopo due lunghi mesi di gestazione, ha scelto invece un modello centralistico. Una scelta che reputiamo sbagliata ma che, ad ogni buon conto, vede la nomina di una persona con cui abbiamo collaborato bene durante la pandemia, quella del generale Francesco Figliuolo”.

 

Chi sta nel governo dà una lettura maliziosa  a tutta questa faccenda che ha investito il governatore del Pd nonché sfidante di Elly Schlein alle primarie per diventare segretario del partito. E’ convinzione di chi ha partecipato ai tavoli che la leader abbia fatto di tutto per far saltare la nomina a commissario del suo sfidante. Come? “Mandando avanti i sindaci più vicini, come Lepore di Bologna e Lattuca di Cesena, a tutte le riunioni per chiedere sempre più fondi e arrivare allo scontro istituzionale: il modo migliore per giubilare Bonaccini”. Se fosse diventato lui commissario, spiegano fonti di governo, avrebbe chiesto di sicuro il terzo mandato per gestire i fondi della ricostruzione, aprendo così una vertenza dentro al Pd con gli altri presidenti di regione che cercano il tris come Vincenzo De Luca e Michele Emiliano. Code di veleno. 

 

Per finire: il Consiglio dei ministri ha approvato anche il decreto legge  con nuovi sostegni a famiglie e imprese per l’acquisto di energia elettrica e gas naturale, con la proroga fino a settembre del bonus sociale e il Ddl sicurezza stradale. In serata conferenza stampa con Matteo Salvini, senza Giorgia Meloni. La premier parlerà domani alle Camere in vista del Consiglio europeo a Bruxelles di giovedì e venerdì dove sarà accompagnata dal capo ufficio stampa uscente Mario Sechi.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.