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L’intervista

La sfida di Bandecchi al centrodestra di Terni e di governo: “Batto la destra e mi prendo il centro”

Francesco Gottardi

L'imprenditore e patron della Ternana calcio sfida gli ex alleati di FdI, Lega e Forza Italia nel capoluogo umbro. “Il bipolarismo ci ha rovinato, serve una classe dirigente moderata. Renzi è un bravo politico"

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Stefano Bandecchi offre aneddoti e paragoni. “Sì, sono un imprenditore a 360 gradi. Che passando per il calcio è arrivato fino alla cosa pubblica”. Poi li rovescia. Li frantuma. “Io come Berlusconi? Macché. Il mio progetto politico è il suo esatto contrario: nel simbolo di Alternativa popolare non c’è il mio nome, il segretario è un semplice servitore del partito. Soltanto così si torna a fare l’interesse comune”. Di più. “Soltanto così si torna ad essere un paese credibile: con il proporzionale e il pentapartito eravamo la quinta potenza al mondo. Oggi ci fanno sedere al G7 solo perché siamo simpatici”. Bandecchi il nostalgico. “No, il restauratore: basta bipolarismo. Negli ultimi trent’anni ci hanno fatto credere che il dualismo destra-sinistra sia l’unico sistema possibile”, indubbio lascito del Cav. “È ora di girare pagina: mi batto per una classe dirigente moderata, che promuova il capitalismo sociale di un tempo. Dove gli imprenditori possano creare ricchezza e opportunità di lavoro. La mia sfida parte da Terni. Poi punta all’Umbria. Quindi all’Italia intera”.

Il primo round è già in corso. Bandecchi, 62 anni, si è involato verso le elezioni amministrative. Ha strappato il ballottaggio. E domenica affronterà il candidato di destra Orlando Masselli. Sulla carta uno scontro impari: l’uno è sostenuto da tre liste civiche più un partito che su scala nazionale vale zero virgola, l’altro dal potente triumvirato di maggioranza. FdI-Lega-Forza Italia. Eppure, quando c’è Bandecchi c’è partita. 8 punti percentuali da colmare: l’elettorato di centrosinistra, primo fra gli esclusi, ne vale 22. “L’ago della bilancia è tutto qui”, dice al Foglio il nuovo che avanza. “In questi giorni giriamo col furgoncino strada per strada, per far capire alle persone chi siamo: un piano realizzabile di rinascita cittadina. Terni è stata trattata male a lungo, ha perso la sua vocazione industriale e ormai conta 50mila disoccupati”.

Ogni voto è tesoro, si strizza l’occhio agli operai. “Però niente apparentamenti coi partiti”, sottolinea Bandecchi. “Mi limito a parlare con gli elettori. Conscio di poter cambiare le cose: dal turismo ai trasporti, qui il potenziale è enorme. Basta smetterla con la speculazione, con la politica perugino-centrica. Per questo dobbiamo prenderci anche l’Umbria”. L’anno prossimo le regionali. “E già ora trovo molto consenso, sento aria nuova. Da questo laboratorio civico Alternativa popolare risorgerà al centro del Partito popolare europeo”. Espresso Terni-Bruxelles. “Ma prima battiamo la destra di governo”.

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Soltanto pochi mesi fa, Bandecchi e i suoi avevano appoggiato Rocca nel Lazio e Fontana in Lombardia. “Già. Quel centrodestra che dopo le elezioni si è dimostrato destra-destra”, l’affondo dello sfidante. “Forza Italia è da rifondare completamente. La Lega è in tilt. Rimane Fratelli d’Italia, che non rispecchia la mia idea politica”. En garde, Meloni. “Ma davvero ce sta a salva’ il ministero del Made in Italy? Questo è un paese spento, in piena crisi energetica, demografica e industriale. Io non sono per il regionalismo, né per il presidenzialismo. Al massimo per un cancellierato forte. Ho quattro anni per convincere gli italiani che un grande partito di centro, dinamico e progressista, è la soluzione giusta”. E il Terzo polo? “Italia Viva è un interlocutore credibile. Azione no. La mentalità calendiana non mi piace: troppo spostata a sinistra, troppo egocentrica. Renzi invece è un bravo politico”.

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Ma sentite qual è il suo preferito. Lunga premessa: Bandecchi è anche il fondatore dell’Università telematica Niccolò Cusano e il patron della Ternana calcio. Istrionico, esplosivo, all’occorrenza greve. Che sia contro gli ultras “aizzati dalla destra” o la guardia di finanza “aizzata dalla magistratura”. Risposta secca: “De Gasperi”. Eh? “Sarò diverso, ho il mio carattere. Ma vi ricordo che lo scudo Libertas della Dc era quello dei Templari. Nell’antichità i frati avevano la spada, mica erano tutti francescani. De Gasperi pure non le mandava a dire: se oggi non siamo una nazione comunista o post-fascista è grazie al suo sforzo politico. E quando serve, la spada la brandisco anch’io”.

Bandecchi furioso. “Sto ancora aspettando che si risolva il sequestro per 20 milioni di euro all’Unicusano”, anticipa lui le domande. “Ribadisco di avere ragione: se ho torto mandatemi a processo, ma non fate licenziare 1500 persone. Se qualche azienda fallirà sarà colpa dei magistrati. Hanno confiscato soldi e beni per evasione, poi mi dicono che l’indagine fiscale non era ancora avviata e che si è trattato di un’indagine penale. Svegliatevi”. E qui però si riallaccia il leitmotiv con Berlusconi. “La nostra politica fa pena perché non ha mai avuto la forza di coltivare una giustizia sana. Renzi è stato attaccato senza motivo, io ho risposto alle stesse leggi universitarie che consentono alla Sapienza di comprare aziende private. Eppure si continua con ‘sta supercazzola. Bisogna decidere che paese vogliamo essere”. Per adesso, parla il candidato sindaco: Terni caput mundi sarebbe già tanto.

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