Assemblea Pd 2023, Enrico Letta a sinistra, Elly Schlein al centro, Stefano Bonaccini a destra (LaPresse)

La road map di Schlein alla Nuvola, tra rassicurazione e rivoluzione

Marianna Rizzini

Bonaccini presidente, Chiara Gribaudo e Loredana Capone vice presidenti. “Una nuova primavera” per il Pd. Il grande nemico governativo, “sul salario minimo ho visto Conte e terzo polo. E poi il Mediterraneo, che non deve essere “cimitero a cielo aperto”

E' il giorno di Elly, nel senso dell'insediamento di Schlein da neo segretaria Pd, nella cornice della prima assemblea nazionale del nuovo corso. E si capisce che le speranze sono vive, nella Nuvola di Fuksas che ospita l'evento nel quartiere Eur e in una location stavolta non “indie” come nei giorni delle primarie al Portonaccio e sulla Prenestina. E talmente alte sono, le speranze della grande catarsi democratica, che persino gli elementi del contesto aiutano a fissare nella mente quello che, nel pomeriggio, la neo vicepresidente schleiniana Chiara Gribaudo chiamerà “il sogno”, sogno di rimettersi in cammino per una “traversata nel deserto” rigeneratrice, in cui si smetta “di essere subalterni a targhe alterne”.

 

 

C'è il sole, e c'è alla Nuvola anche un beneaugurante coniglio (simbolo di prosperità?) portato da una bambina, figlia di un delegato. Ci sono gli applausi, i minuti di silenzio per i defunti, quelli vicini, compagni di partito scomparsi, a partire da Bruno Astorre, e quelli lontani, inghiottiti da un Mediterraneo che, dice Schlein, non deve più farsi “cimitero a cielo aperto”. Un altro barcone si è ribaltato, stavolta al largo della Libia, e per due volte. Dunque, nelle parole della neosegretaria, il grande accusato non è un nemico interno – anzi, la proclamazione di Stefano Bonaccini a presidente del Pd è accompagnata dalle parole della segretaria che sottolineano e rilanciano la linea unitaria (basta liti interne, chiarezza ma “senza resa dei conti identitaria”, è il concetto). Il grande nemico è governativo, per le frasi del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi dopo il naufragio di Cutro (motivo per cui Schlein invoca politiche anche europee di tutt'altro segno, e poi anche un tratto di penna sulla Bossi-Fini), e per il tempo perso nel soccorrere vite che potevano essere salvate, a Cutro e al largo della Libia.

   

LaPresse

  

In mezzo c'è la giornata alla Nuvola, conclusasi con il voto sulla nuova Direzione, in cui entrano le ex sardine Mattia Santori e Jasmine Cristallo e anche gli ex Articolo 1 Alfredo D'Attorre e Maria Cecilia Guerra (intanto l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, cui giunge da più parte solidarietà trasversale nel Pd per l'inchiesta sulla gestione pandemica, rivolgendosi a Schlein, auspica di poter “costruire insieme un partito nuovo”). Torna in direzione l'ex ministro Livia Turco, e trovano posto, tra gli altri, il sindaco di Bergamo e sostenitore di Bonaccini Giorgio Gori e altri nomi della mozione del governatore emiliano come Alessandro Alfieri, e poi i registi della linea più morbida che, dalla sinistra pd, ha portato a Schlein (Goffredo Bettini e Andrea Orlando), e ancora il fedelissimo della neo segretaria Marco Furfaro e le donne e uomini chiave della campagna per le primarie, da Michela Di Biase a Francesco Boccia a Peppe Provenzano a Marco Sarracino. Ci sono gli uomini simbolo della lotta per i diritti Alessandro Zan e il paladino della mozione in Campania Sandro Ruotolo.

  

Le vice presidenti Loredana Capone (ex Margherita) e Chiara Gribaudo (schleiniana ma dal lato “ex giovani turchi”) sorridono: le diverse provenienze interne, dentro alla Nuvola, scoloriscono per un giorno di fronte al suddetto “sogno” di Schlein. E per un'ora e più la neosegretaria lo fa scorrere, il sogno, tra i fotogrammi metallici della struttura ideata dall'archistar Fuksas: il suo discorso è un “chi saremo e dove andremo” che insiste sui concetti che l'hanno portata alla vittoria: salvare chi è rimasto indietro e salvare la terra sono concetti che si tengono insieme; i soffitti di cristallo non si rompono se non si agisce insieme (messaggio esplicito per Giorgia Meloni); attenzione al terzo settore e agli amministratori che combattono sul territorio; “innaffiare i semi” di oggi senza dividersi per superare la disaffezione (a un certo punto della sua giovinezza, dice la neosegretaria, la tentazione della sfiducia l'aveva presa, ma poi è subentrata una certezza: “Se non ti occupi della politica sarà la politica a occuparsi di te”, meglio farlo in prima persona).

  

 

Andiamo da quelli che fanno più fatica, dice Schlein, evitiamo la “politica degli hashtag” (messaggio implicito a Giuseppe Conte? O agli esponenti più social del Terzo polo?). Manteniamo un orizzonte largo, ripete, mentre annuncia una “nuova primavera” sulla scorta delle 10 mila nuove iscrizioni in una settimana, con annesso obbligo di “non deludere”. Poi ci sono i temi su cui agire subito: i respingimenti, la precarietà, i nuovi italiani da difendere, la sanità pubblica, la scuola pubblica, la “sinistra femminista e di governo”, “ecologista e inclusiva”, il recupero dei valori della costituzione antifascista, il salario minimo (ho sentito M5s e Terzo Polo, annuncia Schlein), le famiglie omogenitoriali che sono già realtà (“altro che lotta a Peppa Pig”, dice rivolta all'inner circle di Giorgia Meloni).

  

A destra – scandisce la neo segretaria che vuole essere “la segretaria di tutti” – sono “deboli con i forti e forti con i deboli, non hanno il coraggio di dire no ai loro alleati in Europa che non si possono volere i benefici della Ue senza dividerne le responsabilità. Vorrei che Meloni facesse una battaglia per cambiare il regolamento di Dublino, serve una mare nostrum europea”.

 

Ricorre il tema generazionale, ma in chiave “creiamo ponti”. Non ci si accusi di rottamazione, è il concetto sotteso, ma serve comunque un ricambio di classe dirigente. Arriva, a metà relazione, la rassicurazione sull'Ucraina, attesa da riformisti interni ed esterni: dobbiamo continuare a sostenere il diritto alla difesa di Kiev, pur chiedendo un protagonismo più forte alla Ue, dice Schlein. “E, lo dico come l'avrebbe detta il professor Romano Prodi, per cui chiedo un applauso, la pace non è una parolaccia. Ma deve essere una pace giusta, non si può essere equidistanti su aggressore e aggredito”. (Ci sarà poi l'ex Articolo 1 Arturo Scotto a intervenire in quota pacifismo netto).

    

Una volta eletto presidente, è Stefano Bonaccini a tirare di nuovo fuori “la maglietta unica” del Pd: “Questo è il tempo di unire, non ci possono essere altre magliette che indossiamo che non siano quelle del Pd…non mi sento minoranza, il partito è casa mia” (l'area di riferimento del governatore dell'Emilia però non è sciolta). “La luna di miele del governo con gli italiani si concluderà prima del previsto, mai come in questi giorni il governo appare senza bussola”, dice Bonaccini, “le opposizioni siano più forti, efficaci e unite”.

 

Interviene anche l'ex segretario Enrico Letta, avvertendo dei pericoli. Della serie: Elly, guidaci uniti senza negoziare con le correnti. “Serviva un nuovo Pd, servono le basi non per fare cento metri, ma la maratona, perché alle prossime Politiche il paese cambi profondamente”, così si congeda l'ex segretario. Molti si alzano ad applaudire, alla Nuvola, come pure molti consensi riscuote la frase di Chiara Gribaudo “il progresso non è una linea retta ma un cammino”. Parlano anche gli altri ex concorrenti alla segreteria Gianni Cuperlo (“rifuggiamo dalla banalità”) e Paola De Micheli (“abbiamo cercato di immettere idee nuove”). Arrivano i voti per la Direzione e la commissione di garanzia, arrivano i saluti, gli abbracci, i ringraziamenti. “Viva il Pd, viva la Repubblica italiana”, dice Schlein, mentre cala la sera e la “comunità” che la segretaria ha chiamato a raccolta esce dalla Nuvola per tornare nel mondo.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.