dopo il naufragio dei migranti

Il governo a Cutro giovedì. Mattarella: "È ora di scelte concrete da Italia e Ue"

"Comprendiamo perché intere famiglie decidono di lasciare la propria terra per avere la possibilità di un futuro altrove", ha detto il capo dello stato. Il suo intervento questa mattina all'Università della Basilicata

La tragedia di Cutro, in cui hanno perso la vita anche cittadini afgani "ci fa tornare in mente la folla di persone all'aeroporto Kabul che chiedevano un passaggio aereo per fuggire e ci fa comprendere il perché intere famiglie, persone che non vedono futuro, con sofferenza, decidono di lasciare la propria terra per avere la possibilità di un futuro altrove". Sono alcune delle parole pronunciate questa mattina dal capo dello stato Sergio Mattarella all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università degli studi della Basilicata.

Dopo essersi recato la settimana scorsa in visita a Crotone, il presidente della Repubblica ha voluto riaffermare che la tragedia ha "commosso l'intero paese".  Secondo Mattarella, di fronte alle immagini provenienti dalle acque calabresi "il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti: dell'Italia, per la sua parte, dell'Ue e di tutti i paesi che ne fanno parte. Questa è la risposta vera da dare a quanto avvenuto". Nelle stesse ore in cui il presidente della Repubblica prendeva la parola da Potenza, il governo ha comunicato che il Consiglio dei ministri convocato nella città di Cutro per discutere appositamente del tema immigrazione si terrà giovedì 9 marzo.

 


 

Il discorso integrale del presidente Mattarella

Desidero rivolgere un saluto molto cordiale al Ministro dell’Università, ringraziandola per le considerazioni che ha svolto e le prospettive che ha indicato nel suo intervento, al Ministro per le riforme, al Presidente della Regione, al Sindaco e, attraverso di loro, ai loro concittadini della Basilicata e di Potenza, ai cittadini di Matera, dell’altra sede universitaria.

Un saluto molto cordiale ai Rettori di altri Atenei presenti, al Corpo accademico, al personale amministrativo e tecnico, e particolarmente, in maniera intensa, alle studentesse e agli studenti dell’Ateneo, ricordando il loro ruolo protagonista nella vita delle Università e anche in questa occasione.

Un saluto agli altri Sindaci presenti, ringraziando anche loro. Ringrazio molto il Magnifico Rettore per l’invito a essere presente in questa quarantesima apertura di Anno accademico, rinnovando così un incontro con UNIBAS, dopo l’occasione, che il Rettore ha ricordato cortesemente, dell’inaugurazione della Cattedra Maritain a Matera. Questa volta, qui, nella sede centrale dell’Ateneo che, come il Rettore ha ricordato, è nato con la missione di crescita del territorio, e non soltanto di questa Regione. Una missione che ha svolto e che svolge, come anche i dati manifestano. Li ha poc’anzi ricordati il Rettore - che ringrazio per la sua relazione - che ha fatto stato della condizione dell’Ateneo.

Il passaggio da nove a trentacinque corsi di laurea è un risultato di grande rilievo, così come l’apertura recente della Facoltà di Medicina. I diciottomila laureati degli ultimi venticinque anni sono un grande contributo, ogni anno rinnovato dai novecento circa che si laureano.

L’Ateneo assolve alla sua missione di motore di crescita e anche di fattore di speranza per molti giovani. Per questo ringrazio per l’impegno profuso il Corpo accademico e il personale amministrativo e tecnico, che la dottoressa Racioppi poc’anzi ha rammentato nel suo intervento.

Vorrei ringraziare molto la dottoressa Moshir Pour: la sua presenza stessa, ma soprattutto le parole che ha pronunziato sono un forte richiamo ai diritti umani e alla libertà, pensando anzitutto al Paese da cui è venuta qui, Paese di grandi tradizioni storiche e culturali, di grande civiltà, che vede un regime che soffoca i propri figli. Ed è questa l’antitesi all’enunciazione dei diritti umani e della libertà.

Questa evocazione che poc’anzi la Dottoressa Moshir Pour ha fatto, ricordando anche con una citazione il valore dell’unicità del genere umano, al di là e al di sopra di differenze di confini, etniche, religiose, culturali, di abitudini, questa unicità ricorda il valore dell’indivisibilità dei diritti umani e della libertà.

In qualunque comunità la libertà non è effettiva se non è appannaggio di tutti. E il mondo intero è ormai sempre più una comunità raccolta, ormai con nessuna distanza effettiva, una comunità interconnessa, dentro la quale la mancanza di libertà o di esercizio dei diritti in un luogo colpisce tutti, ovunque. E questo richiamo è per noi particolarmente avvertito in questi giorni.

 

A non molta distanza da qui, sulle coste di Calabria, giorni fa si è verificato un evento tragico che ha, come tutti ben sappiamo, coinvolto interamente la commozione del nostro Paese.

I profughi afgani hanno fatto tornare anzitutto in mente quanto, quasi due anni fa, il nostro Paese ha fatto nel momento in cui i talebani occupavano Kabul per portare in Italia non soltanto i nostri militari in missione lì, ma per portare in Italia tutti i cittadini afgani che avevano collaborato con la nostra missione.

Non ne abbiamo lasciato nessuno, li abbiamo tutti accolti qui in Italia.

Ecco, questo ci fa tornare alla mente le immagini televisive della grande folla di afgani all’aeroporto di Kabul che imploravano un passaggio in aereo per recarsi altrove. Ci fa quindi comprendere il perché intere famiglie, persone che non vedono futuro, cercano di lasciare, con sofferenza - come sempre avviene - la propria terra per cercare un avvenire altrove, per avere possibilità di un futuro altrove.

Quindi, di fronte all’evento drammatico che si è consumato, ma ancor più a ciò che questo raffigura di condizioni drammatiche, in quello come in altri Paesi, il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti. Dell’Italia, per la sua parte, dell’Unione europea, di tutti i Paesi che ne fanno parte. Perché questa è la risposta vera da dare a quello che è avvenuto, a queste condizioni che – ripeto - con violazione dei diritti umani e della libertà, colpiscono tutti, in qualunque parte del mondo.

Vorrei riprendere quanto la Dottoressa Pour ha detto anche sul valore della vita in Ateneo, come sperimentazione di democrazia.

È un concetto che ha ripreso anche il rappresentante degli studenti, Dottor Di Bono, che ringrazio molto per le considerazioni che ha svolto.

L’Ateneo è un luogo in cui si esercita la democrazia, in cui si sviluppa la libertà. È questa la funzione della trasmissione del sapere, dell’amore per la ricerca. Questa considerazione è stata sottolineata dal rappresentante degli studenti anche come un’ancora di salvezza - come ha detto - dell’Università, che consente di esercitare il diritto allo studio. Ha anche sottolineato, come è bene e opportuno, e come ovunque, in varia misura, nei vari Atenei del nostro Paese, vi sono molte sfide ancora da raccogliere, affrontare e superare.

Io lo ringrazio anche per l’espressione con cui ha concluso: quel ‘fate presto’ che è un elemento essenziale in qualunque dimensione nel nostro Paese.

Fare presto, oggi, è un elemento essenziale di richiamo, perché i ritmi della vita sono profondamente cambiati; cambiano velocemente, sempre più velocemente. E le risposte, per essere efficaci, devono essere tempestive, altrimenti giungono in ritardo, inutilmente.

Fare presto, in questa fase di forti innovazioni, ci collega alla prolusione del Professor Caccavale, che è stata di grande interesse e chiarissima, sottolineando quanto siano veloci le trasformazioni e le prospettive che presentano, quanto sia indispensabile che queste siano volte al servizio della persona umana. Ha sottolineato i profili etici, prima ancora che giuridici, che presentano.

Mentre parlava, pensavo che di fronte a questi mutamenti così intensi, così veloci, così profondi già nella realtà, prima ancora che nelle prospettive, ad avvertire qualche disorientamento, ad avvertire qualche motivo di preoccupazione in quest’Aula, dovrei essere soprattutto io, verosimilmente, vista la mia età.

Vedete, ragazze e ragazzi, quando ho iniziato il mio percorso universitario da studente, sessantaquattro anni fa - la maggior parte dei vostri docenti non era ancora al mondo - la condizione di vita era molto diversa. Era appena arrivata la TV, in un solo canale in bianco e nero per poche ore; di computer non se ne parlava; si cominciava ad avvertire il nome di calcolatori, pensando in chiave futurista a quei grandi macchinari che, avendo bisogno di grande spazio, erano ospitati in amplissimi locali.

Ho visto in questi decenni continui mutamenti, con ritmi sempre più veloci. E ho sempre visto che le opportunità offerte dai nuovi strumenti sono di gran lunga maggiori dei problemi che provocano e delle difficoltà che introducono. Problemi da affrontare, difficoltà da uso distorto degli strumenti che vanno contrastate. Ma i benefici sono sempre di gran lunga maggiori.

E questo mi rassicura, e quindi consente di affrontare anche i profili etici e giuridici con fiducia.

A questo mi richiama anche il ricordo della Cattedra Maritain, Magnifico Rettore, della fiducia nella capacità della persona umana di governare i mutamenti, di renderli sempre strumento per la propria realizzazione e per quella della libertà dei diritti umani.

Sono convinto che anche in questo gli Atenei hanno un ruolo decisivo, trasmettendo il sapere, educando alla ricerca, alla libertà di pensiero e di ricerca, esortando gli studenti a essere protagonisti del proprio futuro.

In questo vi è un ruolo fondamentale. Gli Atenei sono parte di un sistema prezioso del nostro Paese e sono tutti raccordati in questa rete che fa crescere il nostro Paese. Ne sono convinto, come sempre ho dichiarato; sono consapevole di questo valore, e sono convinto che anche su questo fronte sarà una rete preziosa per il nostro Paese.

Auguri, buon Anno accademico.

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