l'intervista

"Basta retorica sulla natalità, il governo attui il Family act". Parla l'ex ministra Bonetti

Gianluca De Rosa

Da ministra l'attuale deputata del Terzo polo è riuscita a far approvare la riforma che prevede oltre all'assegno unico le deleghe per la riforma dei rimborsi per l'educazione dei figli, l'incentivo al lavoro femminile e la riforma dei congedi parentali. "Il governo non riparta da zero, lo strumento per fermare la denatalità già c'è, Meloni deve solo attuarlo"

Per il governo Meloni, almeno a parole, l'argomento è in cima all'agenda di governo. Al ministero senza portafoglio si è scelto di aggiungere persino una denominazione simbolica: non solo ministero della Famiglia, ma anche “della Natalità”. “E però – ci dice Elena Bonetti, deputata di Italia viva a guida di quel dipartimento della presidenza del consiglio durante il governo Draghi – per adessoil governo non è ancora passato ai fatti: invece di pensare alla retorica devono dare al più presto attuazione al Family act, approvato con la sola astensione di FdI che pure lo aveva votato in commissione, per ora hanno solo cancellato il fondo che avevo istituito per i centri estivi”. L'”Italia è destinata a scomparire?” titolava il New York Times nella sua edizione internazionale, un lungo reportage dedicato al terribile inverno demografico del nostro paese. L'Italia ha uno dei tassi di fecondità, il numero medio di figli per donna, più bassi del mondo: 1,25, i nati sono ormai sotto i 400mila l'anno e la popolazione diminuisce di anno in anno a ritmo sempre più rapido. “Stiamo andando verso il baratro, il punto è quando e se si può tornare indietro, per invertire la tendenz aserve uno sforzo importante”, ha spiegato al Foglio alcuni giorni fa il presidente dell'Istat Gian Carlo Blangiardo.

“Purtroppo – sottolinea Bonetti – i dati dimostrano quanto quello della natalità in Italia sia un problema enorme, complesso e multidimensionale e come tale va affrontato, con risposte strutturali nel tempo e multidimensionali, cioè una riforma. La riforma è stata fatta e approvata anche con il contributo nelle commissioni parlamentari di FdI, adesso deve essere attuata, i deputati del partito di Meloni mi dicevano di temere che non non avremmo mai dato attuazione alla riforma,adesso governano loro, si intestino questa battaglia e vadano avanti approvando gli altri decreti attuativi”.

Il Family act consta di diversi punti. Il primo, l'assegno unico universale per i figli a carico è stato attuato e reso strutturale da Bonetti e Draghi durante la scorsa legislatura con uno stanziamento di 21 miliardi. In legge di Bilancio il governo ha anche messo risorse aggiuntive, ma per tutte le restanti parti della riforma – sostegno alle famiglie per le spese educative, congedi parentali, incentivi al lavoro femminile e aiuti economici agli under 35 – sono ancora inattuate. “Finora – dice Bonetti – il governo non ha lavorato per dare compimento a questa grande riforma, sono preoccupata in particolare per quel che riguarda il rimborso per le spese educative che le famiglie sostengono, dall'azzeramento dei costi per gli asili nido, ai rimborsi sull'acquisto dei libri di testo, e a quelli per le attività sportive, culturali, a cui si aggiunge la defiscalizzazione alle aziende per promuovere il welfare aziendale a sostegno dell'educazione e alle cure sanitarie per i figli. La delega scade il 12 maggio ma per adesso il governo non ha presentato nulla. Come Terzo polo in modo costruttivo abbiamo presentato un emendamento al decreto Milleproroghe per spostare questa scadenza più in là, vediamo se verrà approvata”.

Al di là dei tempi l'ex ministra di Italia viva è preoccupata dalla postura del governo. “Se a Meloni non va bene la riforma lo dica, prendendosi la responsabilità di bocciare una legge che il presidente della Repubblica ha chiesto di rendere esecutiva il prima possibile per il futuro del paese, altrimenti, come mi auguro, vada avanti. Non si può ripartire da zero dicendo che manca la visione o lo strumento, lo strumento c'è ed è una riforma integrata che è legge”.

Un altro passaggio cruciale del Family act è quello che riguarda il lavoro femminile. Spiega l'ex ministra: “L'attuazione di questa parte di riforma ha una scadenza più dilatata, al maggio del 2024, e però è importantissima: all'obiettivo di dare stabilità strutturale al lavoro femminile con incentivi al rientro al lavoro dalla maternità, decontribuzioni a favore della lavoratrice, i voucher baby sitter per le donne che vanno a lavoro dopo la maternità e un incentivo al lavoro femminile coniugato alla maternità, perché le due cose non possono più escludersi. Per adesso il governo su questo ha solo arretrato togliendo il riferimento esplicito che avevamo voluto alla certificazione della parità di genere come elemento di premialità all'interno del codice degli appalti. Si dimenticano che il nostro modello fino ad oggi ha generato un'antitesi quasi strutturale tra maternità e lavoro, le donne italiane sono costrette a scegliere tra la carriera e i figli. Il Family act prova strutturalmente a cancellare questa antitesi lavorando sul mondo del lavoro, congedi parentali, sostegno economico alle famiglie, e vista questa peculiarità noi abbiamo ad esempio aumentato l'assegno unico quando le donne lavorano, un meccanismo che implicitamento porta una sorta di decontribuzione implicita sul lavoro femminile,e un incentivo al lavoro di entrambi i genitori per le famiglie più povere che con le misure assistenziali tendono invece a inibire la scelta lavorativa femminile”.

Per la redazione della riforma Bonetti ha guardato alla Francia. Oltralpe il tasso di fecondità è dell'1,9, il più alto dei paesi occidentali. “Questo perché – sostiene – sono intervenuti prima di noi con una riforma complessiva per la natalità e i risultati si vedono, ma adesso che l'Italia ha la possibilità di avere uno strumento normativo e un quadro di riforme integrali del tutto paragonabile a quello francese, deve essere semplicemente attuato, ed è il compito dell'attuale governo”. 

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