Ansa

Lo scontro tra Norma e Pragma

Per i balneari c'è bisogno di una riforma, non di una proroga mascherata

Giuliano Ferrara

La maggioranza è unita sul succo della questione: difendiamo l’impresa. Spingere per la concorrenza radicale eurorientata è rigidità etica: ci vogliono misure che non siano un immobilismo travestito da spirito normativo

I balneari fanno spesso pasta alle vongole, normale, ma l’Italia alle vongole, esorcizzata dalle caste liberali di sempre, giustamente sollecita la diffidenza di pochi italiani che si considerano europei ortodossi, in qualche caso preferiscono le ferie asciutte in Engadina, e di molti, moltissimi, europei che trovano atrocemente ingiusto un sistema in cui chi ha avuto ha avuto e chi ha dato ha dato, che è poi la logica supremamente antinormativa del fatto compiuto. Bisogna dire, per equità, che i diritti acquisiti da difendere in quanto tali, cioè in quanto acquisiti, in quanto fatti compiuti, sono al centro delle grandi battaglie sul welfare e le pensioni, che vengono ovunque santificate da scioperi e dimostrazioni di forza indignata, ma è ovvio che il reddito di sostegno a un cittadino anziano che ha pagato i contributi di legge e l’età del pensionamento o la tutela sanitaria sono cosa diversa dal reddito imprenditoriale di uno stabilimento balneare gestito con criteri familiari per diritto divino di bagno e ombrellone. Quindi tocca essere occhiuti e severi con chi ha per tradizione la licenza non si dica a sbafo ma facile, fuori da una normale competizione o concorrenza: ma fino a che punto, in quale contesto? Qui scatta lo scontro tra la norma o Norma e il pragma o Pragma, cioè il fatto (compiuto). E qui nasce il problema dell’iniziativa politica, in particolare delle opposizioni.

 

I balneari sono un sacco di gente coinvolta, un coacervo di imprese, un servizio legato al suolo pubblico o demanio e decisivo come affare turistico interno e internazionale, legato alla particolarità marino-costiera dell’Italia, bel paese dove il sì suona e la vongola cuoce, sono una struttura che produce reddito e paga con metodi confusi e iniqui una concessione variabile, un accumulo d’impresa nato fuori dalla norma intesa in senso europeo e concorrenziale, un legno storto da rimettere dritto. Ma come? La direttiva Bolkestein, per la quale siamo minacciati di procedura d’infrazione, dice: sono un servizio, questi affari vanno messi a gara. E questo per la Norma, che tutti veneriamo.

 

La realtà dice: sono un servizio cresciuto come impresa, spesso familiare, in modo congestionato e confuso, ma alla fine sono impresa, e producono reddito, lavoro, occasioni di sviluppo, qualcosa che non ha senso smantellare a favore di un bando di gara che annienterebbe l’acquisito. E questo per il Fatto o Pragma.

 

La maggioranza di destra oscilla tra posizioni più e meno oltranziste, ma sul succo della questione è unita: difendiamo l’impresa dei balneari, il suo diritto di sopravvivere come fatto acquisito alla Norma eurocentrata. Se le opposizioni si limitano a ribadire che il servizio va messo a gara secondo la direttiva contestata, auguri, ma ha tutta l’aria di una bella battaglia o buona battaglia persa in malo modo e in partenza. Lo spirito di iniziativa politica, che è sempre sospetto di inclinazione al compromesso pasticciato o inciucio, suggerisce di cercare e trovare una strada di conciliazione tra diritto acquisito e norma da stabilire con procedura eguale e seria, rigorosa, come si dice.

 

Inutile cercare di dividere la destra di maggioranza: tutto faranno, anche litigare su proroghe e emendamenti, tranne che mollare un sistema notevole di consensi e compensazioni sociali legato al servizio-industria dei balneari, e qualche ragione di fatto per contenere l’ortodossia normativa ce l’hanno. Spingere per la concorrenza radicale, legalistico-amministrativa, eurorientata, e basta, è una soluzione che non risolve, è rigidità etica. Proporre un sistema vero che porti chi ha quel diritto, chi estrae quel reddito, chi fa quella impresa che è anche un servizio, a pagare il giusto, a corrispondere a condizioni date, e in certi casi di abusivismo spinto a sottoporsi a gara, questo l’iniziativa politica può farlo con un minimo, elementare, presuntivo successo di fatto, e in un rispetto non ortodosso, non supinamente ortodosso, della norma. Ci vogliono misure e un sistema di controllo, un qualcosa che renda una riforma del settore diversa da una proroga mascherata, certo. Ma non l’immobilismo travestito da spirito normativo. La politica è sempre servita innanzitutto a questo. Sennò, resteranno le vongole e il risentito, impotente, rimpianto indignato per la norma trascurata e irrisa dall’Italia alle vongole. Chi comincia?

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.