l'intervista
“Il decreto sulla benzina così non funziona”, ci dice Squeri (FI)
"L'intervento del governo rischia di essere controproducente per la concorrenza e per i consumatori: va cambiato". Parla il capogruppo di Forza Italia in commissione Attività produttive
“Il cartello con i prezzi medi regionali sugli impianti rischia di essere controproducente per i consumatori. Il decreto va cambiato e Forza Italia proporrà delle modifiche in questo senso”. Luca Squeri, capogruppo forzista nella commissione che segue l’esame del provvedimento, ha le idee chiare su cosa non va nel decreto Trasparenza su cui si è avvitato da quindici giorni il confronto tra governo e benzinai. L’ultimo incontro tra i tre sindacati di categoria e il ministro Adolfo Urso si è tenuto ieri pomeriggio, a quattro ore dall’inizio dello sciopero che alla fine è stato confermato. Un tentativo “apprezzato”, dicono i gestori. Ma mentre Faib ha ridotto la serrata a 24 ore, Fegica e Figisc confermano le precedenti modalità perché “le modifiche ipotizzate sul decreto, oltre a non essere sufficienti, sono ormai nelle mani del Parlamento”. E’ qui che ora si concentrano gli sforzi per correggere la norma, che al di là delle polemiche può davvero essere migliorata “a beneficio del settore e degli automobilisti”, dice al Foglio Squeri.
Non che le polemiche siano secondarie, perché in fondo l’agitazione prosegue anche contro l’idea “falsa e inaccettabile” che ci sia “una categoria di lavoratori che speculano sui prezzi dei carburanti”, dicono i sindacati. “Si sono sentiti tirati in ballo da una parte del governo senza avere colpa”, spiega il deputato, che numeri alla mano chiarisce: “I dati del ministero dell’Ambiente hanno acclarato che l’incremento dei prezzi alla pompa nella prima settimana di gennaio è stato inferiore all’aumento delle accise. E questo dimostra che non reiterare lo sconto introdotto in una situazione di emergenza dal governo Draghi è stata una scelta giusta, che Forza Italia condivide pienamente. Ma se questo decreto nasce da un’ipotesi di speculazione – ammette il deputato – allora è stata fatta una valutazione sbagliata perché non c’è alcuna speculazione. Si sarebbe potuto fare meglio se il governo non avesse agito in tutta fretta”.
Il nodo più importante su cui Forza Italia auspica una modifica in sede di conversione del provvedimento è l’esposizione del prezzo medio. Da Algeri Giorgia Meloni ha definito questa misura “di buon senso”. Ma spiega Squeri: “Un conto è la comunicazione trasparente del prezzo praticato, un conto è la condivisione con il pubblico di elementi che contribuiscono a formare il prezzo: questo può essere controproducente per la concorrenza e aumentare i costi per i consumatori”. Il rischio è semplice: chi pratica prezzi più bassi può facilmente decidere di allinearsi al valore esposto. “Lo ha ricordato anche l’Antitrust in un’istruttoria del 2007. Il consumatore è tutelato dalla concorrenza, che in questo settore composto da 22mila punti vendita è già consolidata”. Per paradosso, esporre questo cartello potrebbe davvero contribuire alla nascita di un “cartello” tra i distributori di zona. Non solo. “Questo tipo di misura può anche favorire le frodi, andando a vantaggio di chi evade l’Iva e per questo pratica generalmente prezzi molto più bassi”, continua il deputato, che in commissione Attività produttive si attiverà per introdurre un qr code invece del valore medio. “Sarebbe un vantaggio in termini di digitalizzazione e rimandando al sito dell’Osservaprezzi del ministero aiuterebbe gli automobilisti a conoscere un servizio che già funziona bene. Sugli impianti ci sono già molti cartelli tra fai da te, servito e i vari carburanti. Credo che questa soluzione di buon senso proposta dai gestori semplificherebbe le procedure senza intaccare il principio della trasparenza”.
Un principio che però gli operatori conoscono bene, anche senza essere investiti da nuovi obblighi. “Non c’è nessun altro settore che osserva procedure tanto dettagliate nel comunicare i prezzi praticati”, conferma Squeri. “Diverso è il tema delle sanzioni su cui il decreto interviene. Ci sono spazi di miglioramento e sarà possibile intervenire anche su questo aspetto in sede di conversione, soprattutto nei confronti dei gestori che non comunicano i prezzi al ministero”. Al netto di questi aspetti resta sullo sfondo il tema dei costi per i consumatori, a cui in teoria il decreto avrebbe dovuto dare una risposta. “L’accisa mobile è un intervento concreto per l’incremento del prezzo che potrà verificarsi in vista dell’embargo ai prodotti petroliferi russi“. Basterà? “Verificheremo in base ai livelli. La soglia che può fare scattare un intervento energico del governo è quella dei 2 euro al litro sul fai da te. In quel caso ragioneremo anche sulle risorse necessarie”.
L'editoriale del direttore