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Editoriali

Meloni in totale confusione sul Mes

Redazione

Vuole parlare di introdurre dei "correttivi", ma si affida al direttore generale Gramegna (invece che con gli altri leader europei). Pretende riforme del Fondo salva stati, eppure dovrebbe essere lei a proporle 

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L’incontro dell’altro ieri della presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti con il direttore generale del Mes Pierre Gramegna e il segretario generale Nicola Giammarioli rappresenta bene la confusione e le contraddizioni che regnano a Palazzo Chigi. Perché se si comprende cosa vogliano i vertici del Mes dal governo italiano, non è affatto chiaro cosa voglia il governo italiano da loro.

 

Quello del nuovo direttore generale del Mes, nominato con il sostegno determinante dell’Italia, è stato il primo incontro formale con un capo di governo di uno stato membro. E si capisce bene il motivo: l’Italia è l’unico paese dell’Eurozona a non aver ratificato la riforma del trattato del Mes, approvata da 19 governi e da 18 parlamenti. Ma cosa vuole, invece, di preciso l’Italia dal Mes? Secondo il comunicato stampa di Palazzo Chigi, Meloni ha “sottolineato l’anomalia” del Mes e le diverse criticità che “non sembrano destinate a cambiare a seguito della riforma”.

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Inoltre, la premier ha parlato con Gramegna della possibilità di introdurre nuovi “correttivi” al Mes. Ovvero un’altra riforma dopo la ratifica della riforma. Ma, appunto per questo, non si capisce che senso abbia per il governo un incontro del genere. Per riformare il Mes Meloni non deve formulare “auspici” con il direttore generale, anche perché il managing director del Fondo salva stati non ha alcun potere in tal senso. Meloni dovrebbe formulare una proposta e parlarne con gli altri capi di governo, che sono come lei gli azionisti del Mes, cercando di convincerli: è con Macron e Scholz che bisogna discutere, non con Gramegna e Giammarioli.

 

La cosa è per giunta paradossale per una leader euroscettica come Meloni che da sempre accusa gli “euroburocrati” di avere eccessivi poteri: una volta arrivata al governo attribuisce proprio agli odiati burocrati poteri che non hanno, ma che sono in capo ai governi. Ovvero a lei.

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