Psicodramma Pd

"Separare congresso e fase costituente". Bonaccini e Schlein dicono sì alla proposta

Gianluca De Rosa

All'evento promosso da Ceccanti, Verini e Morassut al Nazareno, i candidati alla segreteria dicono sì a una distinzione dei tempi necessari per evitare l'implosione del Pd. Letta diposto ad accompagnare il percorso

I toni sono quelli di una seduta di autocoscienza o di un momento di training autogeno collettivo. Uno dei tre candidati alla segreteria, Stefano Bonaccini, lo chiede chiaramente: “Sono ancora valide le ragioni fondative del partito democratico?“.La risposta di tutti i partecipanti a "Per una vera fase costituente", iniziativa promossa da un manipolo di dirigenti dem - Stefano Ceccanti, Walter Verini, Roberto Morassut, Marianna Madia, Pina Picerno, Debora Serracchiani, Graziano Delrio, Giorgio Tonini e Stefano Graziano - è ovviamente si. “Questo - scandisce Picierno - non può essere il congresso dell’abiura”.

Il documento presentato dai promotori ai candidati d'altronde partiva proprio da un presupposto. "Il risultato del 25 settembre ha in definitiva messo in discussione la funzione storica del Pd, il senso stesso della sua esistenza". Per questa ragione Ceccanti e gli altri hanno chiesto ai tre candidati alla segreteria dem, Stefano Bonaccini, Elly Schlein e Paola De Micheli, di separare la fase congressuale da quella costituente "per non trascinare nella legittima e salutare competizione per la leadership i principi identitari del Pd". All'evento di questa mattina - presenti fisicamente Schlein e De Micheli, videocollegato Bonaccini - tutti e tre i candidati hanno risposto sì. Alla fine le conclusioni le ha tratte il segretario dem Enrico Letta (in audiocollegamento perché con l'influenza a casa): "I tre candidati alla segreteria - ha detto -hanno dato un giudizio positivo sulla proposta di dare alla fase costituente un respiro più lungo. Se c'è un consenso largo io sono solo contento di accompagnarlo".

Un tentativo di calmare le acque dentro il Pd, dove la parte più moderata comincia a temere con forza una svolta radicale, un ritorno al passato. Ben sintetizzata dall’intervento durante l'incontro di Marianna Madia: "Se la soluzione alla nostra crisi deve essere quella di una riedizione della sinistra dei Ds, con tutto il rispetto per quella storia, credo che sia un'errore storico e un grande errore di analisi".

Bonaccini nel suo intervento ha scongiurato una svolta simile: “Sento ogni tanto nel dibattito interno al Pd la contrapposizione tra capitale e lavoro come se fossimo all'inizio del secolo scorso, è surreale. Avverto lpulsioni al cambiamento con connotati regressivi che contrasterò perchr segnerebbero la fine del Pd, che ci porterebbe su binari minoritari. E' già successo in altri paesi vicini, il rischio è che avvenga anche qui".E Schlein, che è la candidata più temuta da moderati e cattolici, ha anche lei cercato di dare rassicurazioni a suo modo: “Non siamo qui per fare una resa dei conti identitaria, ma siamo qui per fare un'operazione molto più difficile: costruire il nuovo Pd e farlo insieme, tenere insieme questa comunità, salvaguardare il suo prezioso pluralismo ma, al contempo, non rinunciare più ad avere una visione chiara, un'identità che è comprensibile alle persone che incrociamo".