L'intervista

"Basta con il Pd incolore. Non consegnerò il partito a nessuno". Parla Goffredo Bettini

Carmelo Caruso

"Nel Lazio la strategia di Giuseppe Conte è inutilizzabile. Schlein e Orlando? 'Sono in armonia con le mie idee'. Moratti? 'Verificare un'alleanza'. Amare un uomo? Non ci sarebbe nulla di male". Intervista al "mago" del Pd

Goffredo Bettini, si dice che i libri si scrivano per liberarsi. Il suo ha come titolo “A sinistra. Da capo”. Vuole liberarsi dalla maldicenza che sarà lei a consegnare il Pd a Giuseppe Conte? “La mia autonomia politica nei confronti di Conte è forte. È totale”. I rapporti sono cambiati? “I rapporti unitari tra Pd e M5s si sono incrinati, e aggiungo, brutalmente dopo la caduta del governo Draghi. La cordialità umana resta. Politicamente, e penso alla decisione di correre in solitaria nel Lazio, Conte potrà dare qualche soddisfazione al suo partito ma finirà per rafforzare il governo di centrodestra. Una strategia inutilizzabile”. Bettini, dicono ancora, è l’Andreotti di sinistra. “Vogliono che taccia”. Cosa invidiano? “La mia durata. Io sono ancora qui. Io resto”. Bettini è dunque “la forma delle cose di sinistra”?  “Il mio desiderio di pensare la politica sarà insopprimibile”.

 

Il “mago” del “lodo Bettini” (Pd-M5s) il chimico del “campo largo” è seduto sulla sua poltrona. I medici gli hanno impiantato degli stent. “Dimostro più anni di quanti ne ho”. Quanti ne ha? “70”. La politica l’ha consumata? “In realtà volevo fare il cinema. Il cinema degli anni Sessanta era il grande cinema politico”. Sopra la sua testa, la testa di Bettini, sul muro, è stata appesa una fotografia di Pierpaolo Pasolini. Più invecchia e più Bettini somiglia a Bernardo Bertolucci, il regista dell’Ultimo imperatore.

 

È lei l’imperatore di Roma? “E le sembra che un imperatore, se è tale, viene a sapere dalle agenzie qual è il candidato scelto dal Pd nel Lazio e che il M5s correrà da solo?”. Conte l’ha tradita? “Rompere un’alleanza, nel Lazio, su un termovalorizzatore, mi sembra cercare un incidente di frontiera. Quando mi sono speso politicamente per Conte, pur avendo posizioni diverse, penso alla giustizia, non gli ho certo fatto gli esami del sangue. Nel Lazio, il M5s, che ha governato, e bene, con il Pd, da oggi farà in pratica opposizione a se stesso”.

 

Insieme a Nicola Zingaretti ha definito Conte un “riferimento progressista”. Si pente? “Abbiamo diviso il fronte populista, abbiamo cambiato la cultura del M5s. Adesso va a braccetto con la scienza e l’Europa. Non mi pento. Ho l’abitudine di difendere i governi in cui credo”. Quindi Conte non è più il capo dei progressisti? “Non ho mai pensato che Conte fosse il capo, ma solo un punto di riferimento”. E che differenza c’è? “Rispondo come Maurizio Crozza quando imita Vittorio Feltri. Al tempo Conte era un riferimento in via fattuale”. Si ripete che Bettini vuole rifare il Pci con Andrea Orlando e forse con Elly Schlein. Insomma, Bettini cosa vuole? “Non voglio rifare il Pci, ma voglio un Pd che abbia peso e che sia visibile. Che partito è un partito che ha paura di essere ‘mangiato’ da un altro? Quanta sicurezza ha delle sue idee? Come si possono fare le alleanze con altri partiti quando non sai raccontare cosa pensi del mondo? In questi anni ci siamo sfilacciati fino a disperderci. I partiti esistono ancora. FdI è un partito ideologico, strutturato, coeso”.

 

Racconta dunque che il libro lo ha scritto usando la tecnica sincopata di Luigi Pintor e del suo romanzo “Servabo”. Il suo, quello di Bettini, che è un saggio, è lungo 303 pagine. Tra i libri politici è primo in classifica. Al secondo posto c’è quello di Giorgia Meloni. Dice che in quel testo era già chiaro chi fosse la Meloni. È scritto bene? “È stato un libro sottovalutato e invece quel libro è importante”. Perché lo sarebbe? “Perché lo ha scritto Giorgia Meloni. Si vede. C’è una risposta ai processi della globalizzazione. Non è la mia. Ma c’è una risposta”. La sinistra non l’ha compresa? “Poco. E alcuni la stanno ancora aiutando. Penso, ad esempio, alla polemica sulla figlia. Un grande errore commesso da una parte della sinistra. Nella comunicazione lei è abile”. Aggiunge che un politico di razza si vede dai comizi. Qual è il segreto di un buon comizio? “Il silenzio. Il potere è sempre il potere del silenzio. Quando il politico può permettersi di fermarsi, di ascoltare il silenzio, significa che ha una forza e la sua forza si trasmette alla piazza. Il silenzio è forza”. Anche Bettini usa il silenzio. È primo pomeriggio. E’  tornato da Napoli. Giovedì ha presentato la sua “opera”  con Dario Franceschini e Massimo D’Alema. Siete la Trilateral della sinistra? “C’era tanta gente. Il bravissimo sindaco Manfredi e una formidabile Lucia Annunziata. È stato bello. Ma mi affatico”.

 

Franceschini ha anche detto che una cosa è parlare “quando si conta e un’altra è parlare senza contare”. E si riferiva ovviamente alle cariche che Bettini non ha, quelle che non ha voluto. Il Pd, il 19 febbraio, dovrebbe celebrare il suo Congresso. Bettini con chi starà? “Starò con quel candidato che esprimerà chiaramente una scelta politica, quella più vicina a ciò che ho scritto nel libro”. Dunque starà con Schlein? Le piace? “È intelligente, combattiva. Non mi permetto di dire per chi voto. Sarebbe un timbro improprio rispetto a qualsiasi candidato”. La postfazione del libro di Bettini è di Andrea Orlando. Chi è Orlando per Bettini? “Sicuramente un dirigente che ha una linea limpida e un comportamento sobrio, di sostanza. C’è senza dubbio un’armonia tra noi”. Trova quindi la parola che cercava sin dall’inizio del nostro incontro. “Il problema del Pd è il colore. Siamo stati incolori”. Il suo colore è “rosso”? “Lo è”.

 

Dice Ferruccio De Bortoli, al Foglio, che il Pd nei confronti della Moratti ha uno sdegnoso giudizio di classe. È così? “A me sembra che il Pd abbia un problema di classe ma verso il basso. Tra i ceti alti il Pd va benissimo. Tra i bassi vincono M5s e FdI. La Moratti sarebbe un Papa straniero. Diverso è verificare un’alleanza con Moratti, altro incoronarla Presidente”. L’Ucraina va difesa? “Finché non si stabilirà una tregua, l’Ucraina va difesa”. Bettini, infine, come invecchierà? “Mi auguro con dolcezza”. Tra i comunisti chi è invecchiato con dolcezza? “Paolo Bufalini. Aveva le carte per fare il segretario. Era un combattente, un lottatore. E però non ha voluto”. Gli ha mai chiesto la ragione? “Mi rispose che quel ruolo avrebbe comportato eccessive durezze. Non se la sentiva. Mi assomiglia”.

 

Possiamo farle questa domanda? Ha mai amato un uomo? “Non ci sarebbe nulla di male. Me lo chiede perché tra le maldicenze c’è anche questa?”. Ed è una maldicenza? “Mi ricorda il destino di Renzo Laconi. Era un comunista che poteva ambire a grandi cariche. Viveva solitario come me. Cominciarono a dire che fosse omosessuale, lo isolarono con le bugie. Si scambia la confidenza, l’affetto, con l’amore”. Bettini con chi ha confidenza? “Dopo un episodio particolarmente doloroso, intimo, ho un sentimento di confidenza più facile con i miei amici. Mi è stato impossibile sopportare un rapporto d’amore. Anche l’amore può diventare insopportabile”. Ci salutiamo. Chiudiamo la porta.
 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio