Lapresse

Salsicce e noccioline

C'è tutto un mondo che vive oltre il collegio elettorale di Milano centro

Ester Viola

Viaggio tra le feste del santo: là sta l’Italia, quella che è e non quella che ci raccontiamo. tra metà e fine agosto i paesi di duemila abitanti si risvegliano e iniziano la loro piccola guerra privata. Cosa mai gliene può fregare, del programma del partito? Alla ricerca del misterioso "Paese reale"

È colpa del Pd, è sempre colpa del Pd. Perché non è un partito attraente, non sfizia, non invoglia all’entusiasmo, non conquista, è troppo blasé, gli intellettuali a sostegno lo rendono antipatico, non sa fare le riforme. Colpa dell’identità perduta, delle alleanze inquinanti. E il programma. Manca il programma. Fate il programma! Che non può essere: noi non facciamo schifo come quegli altri.

Del programma parlano come se fosse la pietra filosofale: se hai un grande programma, lo sapranno tutti e ti daranno i loro voti, ti pregheranno per comandare la nazione. I capi di imputazione li sappiamo a memoria. I motivi per cui un partito come il Pd – che aveva le carte per pareggiare in solidità la democrazia cristiana, ma da mo – non funziona.

Non ce la faremo, un’altra volta. Piglieremo l’ennesima scoppola dalle destre. Le destre che però non sono più quelle di una volta, un centro-Vanzina, si sono fatte più cattive. Siamo all’ultimo stadio della sconfitta annunciata: si mobilitano per i morituri addirittura gli influencer. Chiara Ferragni dalla villa a Ibiza parlava qualche giorno fa di passato antiabortista che torna, perfino lei s’è schierata. Si comincia a sentire odore littorio in giro e neanche io mi sento troppo bene. 

 

Il dilemma si ripete identico: come fare a farsi votare non soltanto nel distretto di Milano centro? Così si interrogano su questo oggetto misterioso: il paese reale. I milioni di voti che mancano e che contano. Come convincerlo? Perché non gli garba il Pd? La verità è che non siamo buoni manco a farci le domande. Ecco quelle giuste: dove lo trovi il paese reale? Come si manifesta? Cos’è? L’hanno mai visto, quelli del Pd?

Il mio paese reale preferito è alle feste del santo. Là sta l’Italia, quella che è e non quella che ci raccontiamo. Metà e fine agosto. Adesso è il momento. I paesi di duemila abitanti si risvegliano e iniziano la loro piccola guerra privata. Chi organizza la festa più costosa, chi ha le luminarie migliori, chi ha processione più affollata. Arrivavano tutti i parenti emigrati nelle grandi città, tipo Pordenone. Pordenone, che effetto esotico quando la sentivo nominare da piccola. E tornavano pure quelli che avevano fatto fortuna in America. Ora avevano il negozio di barbiere a New York! 

Bancarelle di dolci, noccioline caramellate, biscotti appassiti e torroni squagliati dalla calura di agosto. Panino con la salsiccia, bruciata e sugosa. Il carrellino del Pere e musso: la bocca e la zampa del maiale lessate e tagliate a fettine sottili col limone sopra. Se lo stomaco ti dà coraggio, c’è anche la lingua. Ti consegnano la merce in un cuoppo di carta oleata due mani che hanno sfidato tutti i virus del creato. 
 
Bisogna farsi un giro in quest’altro mondo. Quando sento eh ma la sinistra deve fare le proposte, non possiamo porci solo come alternativa meno peggio, io penso solo alla festa del paese. I miei genitori da giovani si facevano il vestito buono, per la festa. Una settimana prima, operai senza dio e senza casco si arrampicano su pali di dieci metri e vanno a montare luminarie. Cadono, si fanno male, e alcuni ci hanno rimesso la vita, pare assurdo invece succede. E la festa si fa lo stesso, mica vorremo saltare per un morto. Pure al nero.
 
Chi ricorda il pezzo del Padrino forse parte terza col santo che portava i soldi attaccati sul sughero? Si faceva anche da noi. Fino all’altroieri. Quello col negozio di barbiere a New York appendeva mille dollari. Mille! E tutta la processione mormorava ha fatto fortuna, Clementuccio, in America. E il giorno dopo era diventato commendatore, Clementuccio, al bar del paese. Se li sarebbero ricordati tutti, quei mille dollari.

Poi questo rubinetto zampillante del grande romanzo italiano ce l'hanno chiuso, le diocesi hanno imposto il divieto di plutocrazia quindici anni fa, via il sughero e i soldi appesi sotto la gonna del santo, con obbligo di riporre il denaro in un francescano cassettino. L’offerta è rimessa al segreto dell’urna, con ovvio crollo del bilancio del santo.

In alcuni paesi della Campania ci sono i Flagellanti: persone che si battono il petto con le spugne: sugheri pieni di spilli, e si trafiggono. Si fanno male e sanguinano per devozione. Per devozione, nel paese accanto al mio, chi doveva ringraziare o chiedere qualcosa alla Madonna seguiva la processione leccando la strada per tutto il percorso della statua, strusciando la lingua in ginocchio. Anche lì, qualche anno fa, imposto il divieto.
 
Questo è l’unico refolo di vita di paesi fantasma, alla fine i soldi raccolti vengono spesi in una gara di fuochi d’artificio potentissimi. I fochisti, si chiamano, quelli del ramo. Quelli che vanno ad accendere le micce delle bombe. Quasi tutti me li ricordo senza due o tre dita,  io non so neanche se è un mestiere legale. Cantanti anni 80 e 90 ormai in bancarotta nera che vengono a prendersi cinquemila euro omnia per esibirsi in piazza. Per il mio paese è passata anche Orietta Berti, seguì l’exploit con Fazio e Fedez. Il Santo porta bene.

Quest’anno, dopo due turni di estati Covid (e quindi feste annullate), nei paesi hanno ricominciato. Grandi preparativi, tornano i parenti dall’America e da Pordenone, le luci e la processione e il paesino fantasma si riscatta. L’Italia è salva ed è ancora il 1950. Presentabilità in Europa, scostamenti di bilancio, assenza di classe dirigente, pericolo per la democrazia qui sono oggetti alieni, un puntino lontano. Il paese reale lo riconosci in un modo preciso: cosa mai gliene può fregare, del programma del Pd?
 

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