l'annuncio

"Grillo padre padrone, Di Maio ducetto". Dibba contro tutti: "Il M5s non mi vuole"

Ruggiero Montenegro

L'ex grillino spiega le ragioni della sua non candidatura: "Con Conte abbiamo avuto un'interlocuzione: non ci sono le condizioni. Di questo Movimento non ci si può fidare". Un ritorno? "Servono garanzie politiche che non ci sono". E annuncia un nuovo progetto dal basso

Beppe Grillo "è un padre padrone", "Di Maio faceva il ducetto",  e di questo Movimento pronto a cedere alle sirene governiste, a un nuovo "governo dell'assembramento" o a qualche "Cottarelli grillino", non ci si può fidare. All'indomani del mancato ritorno, la non candidatura alle Parlamentarie grilline, Alessandro Di Battista racconta le ragioni della sua scelta. Lo fa nel suo stile, con una diretta social in auto, ma argomenta in maniera (inaspettatamente) pacata rispetto alle occasioni precedenti, mettendo nel mirino praticamente tutti i big, transfughi e non, del M5s. Ne ha anche per Roberto Fico.  Si salva solo - almeno nei giudizi personali -  il "galantuomo" Giuseppe Conte. 

 

 

Spiega che "non ci sono le condizioni": "Ho parlato con Conte e ho compreso che ci sono molte componenti nell'attuale M5S che non mi vogliono. Da Beppe Grillo passando per Roberto Fico". E questo per una serie di ragioni: "Temono che io sia poco imbrigliabile, temono possa ricordare gli errori del M5s", dice Di Battista. Poi in un altro passaggio le accuse ai vertici pentastellati si fanno ancora più pesanti: "Fondamentalmente mi hanno impedito di fare il capo politico evitando di votare, non hanno neppure pubblicato i risultati degli Stati Generali perché io avevo preso il triplo dei voti di Di Maio. E non si doveva far sapere". 

Motivazioni personali che si sovrappongono a quelle politiche, nonostante "decine di migliaia di persone mi hanno scritto: candidati". Non è bastato a quanto pare, Di Battista si aspettava un qualcosa in più dai suoi ex colleghi. E invece: "Nessuno dal Movimento mi ha detto 'abbiamo bisogno di te'".  Potrà eventualmente riparare in famiglia: "Fiero e liberato. Grazie Ale", scrive intanto su Fb il papà, Vittorio.  

 

L'ex grillino dissidente se la prende allora con Grillo, a cui comunque "sarò sempre grato", sottolinea. Ma è proprio per lui  - dice ancora Dibba - che è "stato costretto a lasciare", perché il fondatore "ha indirizzato il M5s verso il governo Draghi". Per questo non gli si può più credere. Con Conte invece - l'unico su cui il giudizio è sfumato - "abbiamo avuto un'interlocuzione molto leale, è stato sincero, è un galantuomo". Ma sembra di capire dal ragionamento dell'ultimo dei grillini duri e puri, che pure il capo politico sia rimasto incastrato nei meccanismi di un Movimento che somiglia sempre più a un classico partito. Come il Pd insomma, "la morte nera", il peggiore tra i soggetti politici secondo Di Battista. E poi: "Io non sono un atlantista e non credo minimamente all'efficacia delle sanzioni". Eccole le ragioni del dissenso. 

 

E quindi meglio lasciar perder la politica dei palazzi, soprattutto in "tempi dove tutti pur di avere una poltrona sono disposti a vendere la madre, a infilarsi nella sede del Partito democratico a elemosinare un seggio quando avevano detto peste e corna del Pd. Io non sono come queste persone". Esclude per il momento il ritorno tra i grillini e dunque anche l'ipotesi di una candidatura dall'alto, tra gli esponenti della società civile: "Per rientrare nel Movimento e ricandidarmi è giusto che io pretenda garanzie politiche. In questo momento, con Grillo che ancora non ha fatto un passo di lato - che dovrebbe fare - queste garanzie non ci sono". 

In futuro si vedrà, la porta non è chiusa del tutto. Ma nel frattempo "insieme ad altre persone creerò un'associazione culturale per fare politica insieme da fuori, per darci una struttura e un'organizzazione civica. Per fare proposte e scrivere leggi, e poi magari portarle in Parlamento come leggi di iniziativa popolare". Un annuncio che ricorda un po' il tour dello scorso anno, quello lanciato a ottobre pochi giorni dopo il flop della lista da lui sostenuta alle elezioni di Roma (1.03 per cento per “Cultura innovazione Roma Ecologista”), per parlare di "temi nascosti e dimenticati". Di quell'iniziativa non si sono avute più notizie, in compenso Dibba è arrivato fino in Russia. Chissà da dove annuncerà la prossima sfida ai poteri forti. 

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