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Editoriali

L'insostenibile Salvini a Lampedusa. Ma non è più quello di una volta

Redazione

La Lega e l’immigrazione. L'ex ministro dell'Interno nell'isola siciliana continua una campagna elettorale più blanda perché ormai la retorica degli sbarchi non funziona più. Ma sui migranti vanno cambiate le politiche

Matteo Salvini è tornato a Lampedusa per recitare il solito rosario sulle inefficienze di Luciana Lamorgese, sulla mancanza di selezione nel controllo dell’immigrazione, sul valore dei decreti a suo tempo fatti approvare dalla Lega. In campagna elettorale, è vero, giova ripetere gli argomenti, ma in questo caso si finisce con lo stancare l’uditorio. Ormai tutti sanno che la questione dell’immigrazione è legata soprattutto a problemi internazionali, all’ingovernabilità della Libia, alla politica ricattatoria della Tunisia, alla difficoltà di applicare gli accordi europei sulla redistribuzione dei richiedenti asilo.

 

Si tratta di problemi complessi, che non si risolvono semplicemente assumendo una postura virilistica. Salvini ha un po’ corretto l’impostazione tradizionale, per non accentuare le tensioni con l’imprenditoria del nord che ha bisogno della manod’opera immigrata sia nell’industria sia nell’agricoltura, ma con l’insistenza quasi ossessiva su questo tema finisce con lo stancare più che convincere. I tempi in cui bastava presentarsi come difensori dei “confini nazionali” per essere applauditi ormai sono passati. Si può essere contenti o meno, ma l’interdipendenza nel Mediterraneo e in Europa ormai fa parte del senso comune, ed è nel governo responsabile di questa interdipendenza che si chiede agli esecutivi di cimentarsi.

 

Salvini non è uno sprovveduto e lo sa benissimo, ma è ancora convinto che per ottenere qualche risultato conviene fare la faccia feroce e attribuire ad altri la responsabilità di non avere chiuso in quattro e quattr’otto un rebus tutt’altro che semplice o semplificabile. Se bastasse cambiare il ministro dell’Interno per fermare i flussi di immigrazione clandestina e sostituirli con un’immigrazione selezionata e organizzata non si capirebbe perché in tanti anni e con vari ministri (Salvini compreso) questi risultati non siano stati raggiunti. Insistendo su questa tesi semplicistica, senza capire che l’immigrazione va governata e non fermata, Salvini, prima ancora di ingannare gli elettori inganna se stesso, e questo è ancora peggio.