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Le tensioni al governo e le parole di Draghi

"Conte ha provato invano a fare il suo Papeete", dice Ettore Rosato

Marianna Rizzini

"Il governo è nato su patti chiari e nessuno può pensare di condizionare il suo operato in modo ricattatorio". Parla il presdente di Italia viva

“Mario Draghi ha parlato chiaro, non c’è possibilità di fraintendimento”, dice al Foglio Ettore Rosato, presidente di Italia Viva e vicepresidente della Camera. Il presidente del Consiglio ha appena pronunciato, in conferenza stampa, le parole che mettono all’angolo ultimatum e penultimatum: “Se c’è sofferenza nello stare al governo lo si dica chiaro, si va avanti finché si riesce a lavorare”; “ribadisco che per me non c’è governo senza M5s né un nuovo governo Draghi”.

E insomma, dice Rosato, “Giuseppe Conte ha provato a fare il suo Papeete, ma ha trovato nel premier un muro molto solido, visto che Draghi ha invitato le forze politiche al governo ad assumersi le proprie responsabilità, eventualmente, davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e davanti al paese. D’altronde il governo Draghi è nato su patti chiari e nessuno può pensare di condizionare il suo operato in modo ricattatorio, specie in una compagine così eterogenea e con un programma così definito, con il Pnrr come faro”. Gli argini, di fronte agli smottamenti e ai possibili futuri ultimatum e penultimatum, dice Rosato, “si trovano al confine tra cose fattibili e demagogia. Non si può fare, per così dire, una lista della spesa in cui questo governo dovrebbe abolire – di nuovo – la povertà. Draghi non è Conte, e questo vale per tutte le richieste senza copertura di spesa, e il M5s ne sa qualcosa, ma vale anche per tutte le volte in cui si vorrebbe mettere la testa sotto la sabbia di fronte ai problemi. Ne nomino uno tra i tanti, non ultimo per gravità, anzi: i rifiuti. Soltanto un folle non vede che il problema dei rifiuti a Roma richiederebbe anche adeguati impianti di smaltimento. E non è l’unica questione che rischia di restare irrisolta sotto gli attacchi demagogici dei Cinque stelle, e mi riferisco per esempio al blocco delle trivelle. Il confine tra quello che si può chiedere e non chiedere al governo Draghi lo si stabilisce in base alla dose di populismo contenuta nelle richieste: se queste sono intrise di demagogia, a mio avviso restano irricevibili”.

Ci sono intanto obiettivi importanti da raggiungere, legati al Pnrr: “Quelli previsti per il 30 giugno li abbiamo raggiunti, non vedo perché non si possano raggiungere anche quelli fissati al 31 dicembre. Ci sono questioni sociali esplosive da affrontare, dall’inflazione al precariato al caro bollette. Dobbiamo poter lavorare con serenità e determinazione, cercando di coinvolgere le parti sociali, ed è infatti quello che il governo sta facendo. E bisogna essere chiari anche in questo: o si è con il lavoro, le riforme, il tentativo di dare risposte serie e concrete al paese o si è contro. C’è un’urgenza di tutelare famiglie e imprese, e di abbassare i costi. Non si può rimandare, e per non rimandare c’è bisogno di compattezza”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.