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sul tacco d'Italia

Emiliano perde la Disfida di Barletta

Gabriele De Campis

Flop del centrosinistra nella città della Bat dove non funziona il “campetto” largo, nonostante un sottosegretario, il responsabile nazionale degli Enti locali dem e due consiglieri regionali

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“Abbiamo liberato Barletta”: ha esultato così, con slogan di stampo quasi resistenziale, appena confermato dalle urne, il sindaco di Barletta Mino Cannito, sostenuto da una alleanza di centrodestra. Tanta enfasi è figlia di una campagna elettorale piena di veleni e polemiche che ha visto in prima linea l’emiro Michele Emiliano, supporter della candidata di centrosinistra Santa Scommegna. Il governatore, a pochi giorni dal voto, aveva tenuto lì un comizio dirompente, attaccando il candidato dei conservatori sulla legalità, con un affondo che aveva spinto Cannito a annunciare una querela. Il ko della Bat ha rotto l’incantesimo di vittorie nei capoluoghi del fronte emilianista (quindici giorni prima c’era stata la riconferma del dem Rinaldo Melucci a Taranto). E non a caso, per mascherare la ferita barlettana, Emiliano ha celebrato la vittoria della “coalizione che governa la Puglia” (non il centrosinistra tradizionale) in grado di conquistare 40 comuni su 50 al voto. Ma non l’agognato capoluogo del nord barese.

 

La Disfida di Barletta alla fine è stata vinta nettamente da Cannito, medico di estrazione socialista, schierato contro un intero apparato di potere. Sintetizza il senatore forzista Dario Damiani: “Da un lato ci sono FI, FdI e Lega, dall’altro un presidente di regione, il sottosegretario dem Assuntela Messina, l’ex ministro Francesco Boccia, i seguaci di Nichi Vendola, due consiglieri regionali del Pd, la sanità lottizzata e le clientele…”. Sulla complessità gelatinosa del caso Barletta si era anche espresso polemicamente il componente della segreteria nazionale dem, Marco Meloni, parlando della coalizione progressista “come un confuso coacervo di liste civiche” e di trasformismo. I confronti tra Cannito e Scommegna sono stati sempre spigolosi, con addirittura una lite nell’happening studentesco organizzato davanti alle scuole cittadine dopo gli esami. La città del colosso Eraclio, va ricordato, è stata da sempre un bastione della sinistra pugliese e tra i suoi sindaci c’è stato due mandati fa anche Pasquale Cascella, già portavoce del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

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Le anomalie delle amministrative nell’emirato pugliese restano però tante: a Castellana grotte il deputato del Pd Ubaldo Pagano ha festeggiato con il salviniano Nuccio Altieri (Invimit) l’elezione del sindaco Domi Ciliberti (ex Msi). Entrambi sono stati azionisti di maggioranza della coalizione “Castellana rinasce”, e subentreranno ad una giunta altrettanto ibrida, ovvero quella del sindaco uscente meloniano Francesco De Ruvo, che vedeva insieme FdI e democratici. L’emiro Big Mike è stato poi protagonista e supporter della vittoria a sorpresa (ci sarà l’anatra zoppa) di uno dei suoi più acerrimi rivali, il dem Gianni Di Pippa, eletto sindaco di Castellaneta. In questo comune il governatore si è distinto per uno spregiudicato appello alla destra di FdI, "la parte buona di Fdi”, rappresentata dall’ex parlamentare Carmelo Patarino e dai suoi fedelissimi: “Votateci senza abiure”, aveva tuonato dal palco. Ma i “camerati” ionici avevano risposto picche (non il loro candidato sindaco del terzo polo, salito sul palco con Di Pippa).

 

Ecco, Di Pippa e i ragazzi del “pandino tour” (la formula che caratterizzata la mobilitazione dem dal basso) scrivevano contro il governatore invettive così, solo nel 2019, dopo un guaio giudiziario: "Il reato contestato nell’inchiesta aperta contro Emiliano è l’apice del sistema con cui il presidente ha gestito agenzie, assessorati, dipartimenti e persino eventi come il Medimex con centinaia di lavoratori e aziende impiegati senza alcuna pubblicità e trasparenza. Uno stipendificio e nominificio per compagni di coalizione. Ora che è arrivato il secondo avviso di garanzia Emiliano sia coerente con se stesso e dia le dimissioni come ha fatto con i suoi assessori indagati”. Poi sono venute di fila la candidatura a sindaco, i comizi e il colpaccio al ballottaggio che ha fatto tabula rasa delle precedenti ruggini con l’emiro…

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