(foto Ansa)

l'intervista

Il polo riformista ora deve coinvolgere anche Di Maio, dice Migliore (Iv)

Annalisa Chirico

"Non è più il tempo del risentimento. Calenda? L'importante è la rotta da seguire, non la leadership da conservare". Parla il deputato di Italia viva

Io non parlo per conto di Renzi ma il mio pensiero è chiaro: Iv dovrebbe aprirsi a Di Maio, il tempo del risentimento è finito”, sgancia la bomba (o bombetta, che dir si voglia) il deputato renziano Gennaro Migliore, presidente dell’Assemblea parlamentare per il Mediterraneo. La scissione dimaiana, con la nascita di “Insieme per il futuro”, non lo ha colto di sorpresa: “Me lo aspettavo, era inevitabile che il ministro degli Esteri prendesse atto di non essere più in sintonia con le posizioni del M5s guidato da Giuseppe Conte. Le ambiguità dell’ex premier erano diventate insostenibili, destinate a incrinare la stabilità del governo Draghi e a mettere in discussione la collocazione internazionale del nostro paese”.

I Cinque stelle però hanno votato la risoluzione unitaria dopo le comunicazioni del premier. Insomma, alla fine si sono allineati. “Il punto è il cinema che Conte ha messo in piedi nelle scorse settimane. In aula Davide Crippa non ha pronunciato una sola parola sulle armi, ma questo rientra nella tecnica populista: riempiono le pagine dei giornali e poi, quando c’è da fare lo strappo, si accodano”. La domanda è: fino a quando? Lei prevede che, se si dovesse approvare un quarto decreto Ucraina, sulla fornitura di armi Conte potrebbe uscire dalla maggioranza? “Sicuramente la scissione voluta da Di Maio accelera la crisi strutturale del M5s. Non escludo che, nel giro di poche settimane, i contiani possano decidere di rompere con il governo nel tentativo di riconquistare terreno su posizioni barricadere, à la Di Battista. Del resto, il M5s non esiste più, esiste il partito di Giuseppe Conte”. Il premier Draghi ha evidenziato che il pacifismo non può essere di maniera. “Parole chiare e opportune. Se uno vuole fare il finto pacifista sostenendo che dovremmo interrompere gli aiuti militari per favorire la resa dell’Ucraina, noi siamo da un’altra parte. Sul punto, le contraddizioni contiane accomunano anche la Lega: Matteo Salvini è l’unico leader politico ad aver offerto una scialuppa di salvataggio a Conte affermando che trovava singolare che Di Maio non avesse ancora un partito proprio”.

Tornando al centro, Renzi e Di Maio dovrebbero ricucire in vista delle politiche 2023? “Io non parlerei genericamente di centro, perché il centro può andare a destra e a sinistra, io invece a destra non ci andrò mai. La mia idea è che a settembre Renzi, Di Maio, Calenda e tutte le persone di buona volontà dovrebbero incontrarsi e confrontarsi. Non è più il tempo della politica dettata dal risentimento”. Le ruggini del passato sono acqua passata. “Esatto. Io sono stato spettatore o autore di molte scissioni, e non ho mai coltivato il risentimento verso le persone che lasciavo. L’area politica che si riconosce nell’agenda Draghi deve trovare una rappresentanza unitaria”.

Di Maio ha citato i “sindaci” come protagonisti del nuovo progetto. “Beppe Sala sarebbe una risorsa importante, come Dario Nardella. In una stagione dove i partiti sono collassati c’è bisogno di progetti fondati su leadership collettive. Di troppo tatticismo di muore”. A detta di Calenda, un avvicinamento di Renzi a Di Maio sarebbe una “coltellata”. “Prima si occupava solo di Renzi, ora di Renzi con Di Maio… Il leader di Azione farebbe bene a comprendere che ciò che conta è la rotta da seguire, non la leadership da conservare. Se sei leader perché sei solo, un problema c’è”. Non c’è il rischio che i continui cambi di casacca, il fatto che tutti vanno con tutti, allontani le persone dalla politica? “La disaffezione deriva dalla crisi dei corpi intermedi. I partiti sono collassati, non producono identificazione. Per il resto, c’è la naturale evoluzione di persone e forze politiche che non intendono consegnarsi al populismo per sempre”. 

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