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I neutralisti tecnologici

La versione di Giorgetti: "Non esiste solo l'elettrico! Così si va verso l'eutanasia industriale"

Carmelo Caruso

Il terremoto dopo il bando delle auto a benzina e diesel nel 2035. Per il ministro dello Sviluppo Economico scegliere solo l'elettrico è miope. Anche Cingolani la pensa in questo modo. E' già un partito

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Sta nascendo il partito dei ministri “te lo do io l’elettrico!”. Sono ministri che ne hanno le scatole piene dell’ideologia e che si schierano per la neutralità (tecnologica). Sono ministri che la “fanno realista” e anche all’idrogeno! Sentite cosa dice Giancarlo Giorgetti, il ministro dello Sviluppo Economico, della Lega, dopo la decisione presa dal Parlamento europeo di vietare la vendita di auto a benzina e diesel dal 2035: “Il voto? Una delusione. Una decisione ideologica, miope che ignora la realtà industriale dell’Italia. Non mi stancherò mai di dirlo. Il futuro non è solo elettrico”. Per un momento ha sperato perfino nella sinistra. “Fino all’ultimo speravo che prevalesse, in certi deputati del centrosinistra, la preoccupazione per le ricadute negative sull’occupazione. E’ mancata la consapevolezza del momento che stiamo vivendo”. E non si dica che non vogliono un mondo pulito, che tifano il “nero carbone”.

 

Si prenda Roberto Cingolani, il ministro del Mite, che ai suoi collaboratori dice: “Non è che se compri l’auto verde diventi verde. Se l’energia la produci sempre alla vecchia maniera non diventi pulito se acquisti l’elettrico”. A Palazzo Chigi quando riflettono su questo passaggio, che definiscono “ravvicinato”, hanno la sensazione che questo mutamento d’epoca sia stato sottovalutato dai partiti. Esiste il problema occupazionale, una filiera che deve essere riconvertita, ma anche un problema di dipendenza cinese che sia per Giorgetti sia per Cingolani necessiterebbe di un passaggio per gradi. La componente elettrica, e lo ricordava magnificamente in un’intervista profetica sul Sole 24 Ore, Alberto Bombassei, il fondatore della Brembo, una multinazionale di sistemi frenanti, è la “guerra gentile” della Cina per avere la primazia geopolitica. Cingolani, quando si parla di elettrico, non smette di essere franco: “Per carità, non facciamo gli ipocriti. Devo cercare di far cambiare l’auto a chi possiede un Euro 4, erogare incentivi a chi non la può acquistare, devo fare questo prima di occuparmi delle auto Euro 6”.

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E Giorgetti la pensa uguale: “E’ sacrosanta e legittima la ricerca di un mondo ambientalmente compatibile”. E però? “E però, non sono state prese in considerazione le richieste di percorsi più lenti che ci consentissero di affrontare meglio questo delicato passaggio verso il green che la guerra sta inasprendo”. Il governo di Mario Draghi ha finora destinato un miliardo l’anno per l’automotive fino al 2030 per favorire la riconversione. La Germania si è mossa in anticipo e malgrado tutto si è difesa. In Italia, dove solo dopo la guerra in Ucraina si è davvero cominciato a parlare di energia, e servono due commissari straordinari (sono stati nominati ieri dal premier e sono Eugenio Giani e Stefano Bonaccini) per cercare di impiantare due rigassificatori. Vale la pena ricordarlo. Elettrico, dunque panacea? Come dice Cingolani ci mancano perfino le colonnine per ricaricare. Elettrico, mai? Nessuno, neppure i “neutralisti” dicono questo. Oltre all’elettrico c’è l’idrogeno. Suggeriscono solamente “con gradualità”, “prepariamo strumenti che possano fare da contraccolpo a questo ennesimo choc”, “serviamoci del Pnrr per arrivare pronti”. Giorgetti è ad esempio per la “neutralità tecnologica” ma questa è la sua posizione storica: “L’ho detto più volte, io scommetto sull’idrogeno e chissà se, con il tempo, verranno sviluppate anche altre tecnologie”.

 

I “neutralisti tecnologici” sono più di quanto si crede. Sono presenti pure nel Pd. Irene Tinagli, la vicesegretaria di Letta, è per la neutralità tecnologica, e con coraggio si è schierata nel corso del voto al Parlamento europeo. E’ giorgettiana anche la Tinagli? Dice Giorgetti che “la transizione ambientale deve tenere conto delle ricadute sociali ed economiche altrimenti il futuro è l’eutanasia della nostra industria. Non si può restare sordi di fronte alle voci di imprenditori e lavoratori, alle loro legittime preoccupazioni. Non facciamole diventare grida di disperazione. Io le mie proposte le ho consegnate e spero di non dover aspettare mesi come con gli incentivi sulla riconversione del settore”. Cominciano a denunciarlo in molti. In questo momento “elettrico”, come detto, significa Cina, la nazione contro cui l’Italia si difende con lo strumento del “golden power”. E per Giorgetti il rischio si corre anche con l’automotive: “Vorrebbe dire consegnare ad alcuni paesi asiatici anche questo settore, perdendo autonomia produttiva. Vedremmo quello che stiamo purtroppo vivendo con il gas, avendo scelto gli approvvigionamenti russi”. La “de-scalation” elettrica è la vera occasione dei pacifisti: Neutralita! (Tecnologica).

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