Salvini apre all'allargamento della Nato. Conte tentenna. Il fronte gialloverde in subbuglio

Valerio Valentini

I dioscuri del pacifismo à la page e la tempesta perfetta. In Parlamento bisognerà votare su Svezia e Finlandia nell'Alleanza atlantica. Il leghista Fontana: "Voteremo a favore". Di Maio rinnova il suo atlantismo. Ma tra il nuovo invio delle armi all'Ucraina e il decreto missioni, il capo del M5s è chiamato allo scoperto

Lorenzo Fontana mostra il piglio di chi non vuole neppure ammetterli, i tentennamenti. “Certo che voteremo sì”, dice il vicesegretario della Lega, responsabile Esteri del partito. E la fermezza sorprende, certo. Come pure colpisce, ma qui forse solo per la prontezza di riflessi, che mentre si va accendendo il dibattito sull’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato, Luigi Di Maio faccia sapere che sta decollando alla volta del castello di Weissenhaus, nord della Germania, per partecipare, manco a dirlo, a un vertice dell’Alleanza atlantica. E però a volte anche l’ansia di sopprimere la polemica denuncia un certo timore che questa deflagri. 

Perché, è evidente, la coincidenza è di quelle che sembrano pensate da una mente perfida, dacché l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato arriva a rinfocolare i tormenti grillini e leghisti sull’espansionismo di Washington a est, sulle provocazioni a Mosca, insomma sul fatto che un po’, l’occidente, se la va a cercare. “Ma io spero che davvero non si voglia ribaltare la ragione anche stavolta”, ribatte Luca Frusone. “Svezia e Finlandia entrano nell’Alleanza perché si sentono minacciate dal Cremlino, non certo per ambire a invadere, loro, la Russia”. Parla con cognizione di causa, il deputato del M5s, visto che è presidente della delegazione parlamentare Nato. E parla dall’Aia, dov’è appunto in missione. “Col ministro degli Esteri olandese ne abbiamo appena discusso”, ci racconta, “e condividiamo entrambi le buone ragioni di Helsinki e Stoccolma, con cui del resto collaboriamo già da tempo. Qui all’Assemblea parlamentare Nato ci sono da anni loro deputati. E anche nelle missioni internazionali sotto l’egida dell’Alleanza, loro collaborano”. Transizione indolore, dunque? “La verità è che Putin, con questa sua folle guerra – prosegue Frusone – ha ottenuto il contrario esatto di quello che auspicava: il rafforzamento del fronte atlantico”.

Fermezza, dunque. E però, se nel pomeriggio di ieri, quando le notizie sulla richiesta di adesione dei due paesi prendevano consistenza, i pontieri del Pd hanno iniziato a sondare gli umori dei colleghi grillini (“Ma voi che volete fare? Conte che dice?”), è perché l’incertezza resta alta. D’altronde la ratifica parlamentare dell’adesione di Svezia e Finlandia dovrebbe avvenire prima del vertice Nato di Madrid che ne formalizzerebbe l’iter, a fine giugno. E dunque il voto verrebbe a incastrarsi tra il nuovo invio di armi a Kyiv, per sostenere una probabile controffensiva ucraina nel Donbas, e il rinnovo del decreto Missioni, dove fondi e contingenti militari impegnati sul fianco est aumenterebbero di molto. Un trittico non male. “Ce n’è abbastanza per scatenare la tempesta perfetta di Conte e Salvini”, mugugnano dal Nazareno. 

I due leader, in effetti, temporeggiano. Forse sapendo che l’azzardo, laddove venisse tentato, sarebbe di quelli grossi: anche perché di spazio per la mediazione, sul tema, Mario Draghi ne concederebbe assai poco. Più probabile, dunque, che Conte e Salvini si provino in un esercizio di equilibrismo pieno di distinguo, di “bisogna tener conto”, di “vorrei però far notare”. Del resto il leader grillino s’è trovato a dover sedare una zuffa imponendo a Gianluca Ferrara, senatore con simpatie putiniane, di ritirare la sua candidatura da presidente della commissione Esteri, onde evitare imbarazzi (che resti vice capogruppo a Palazzo Madama, evidentemente, viene invece ritenuto opportuno). Salvini invece il suo bel daffare ce l’avrà con quella falange di filorussi, veneti e lombardi, che da anni rilanciano la propaganda del Cremlino denunciando l’espansionismo della Nato. Bisognerà scegliere, per entrambi i dioscuri del pacifismo à la page. Tutto in un’estate: l’ennesima abiura, oppure il salto nel buio.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.