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dentro l'alleanza

Il passo della Finlandia è storico, Putin ha 1.300 km di confine con la Nato in più

David Carretta

Con la decisione del paese scandinavo, che a breve dovrebbe essere seguito dalla Svezia, la Russia potrebbe aver fallito definitivamente nei suoi obiettivi strategici. Adesso mancano i voti dei parlamenti nazionali. Dubbi da parte di Lega e M5s

Bruxelles. La Finlandia oggi ha fatto un grande passo verso l’ingresso nella Nato, dopo che il suo presidente e il suo primo ministro hanno annunciato di essere favorevoli all’adesione all’Alleanza atlantica. “L’appartenenza alla Nato rafforzerebbe la sicurezza della Finlandia. Come membro della Nato, la Finlandia rafforzerebbe l’intera alleanza di difesa. La Finlandia deve chiedere l’adesione alla Nato senza ritardi”, hanno detto Sauli Niinistö e Sanna Marin, chiedendo al Parlamento di dare il via libera “nei prossimi giorni”. La Svezia dovrebbe seguire nel fine settimana. Domenica il Partito socialdemocratico della premier, Magdalena Andersson, deciderà la sua posizione e i principali partiti d’opposizione si sono già detti favorevoli.

 

In meno di tre mesi la guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina ha stravolto il pensiero strategico di Finlandia e Svezia. Helsinki abbandona la neutralità che si era imposta durante la Guerra fredda con un trattato del 1948 con l’Unione sovietica. I socialdemocratici svedesi sono sul punto di rinnegare il non allineamento concepito dal loro leggendario leader, Olof Palme. Le opinioni pubbliche sono favorevoli. Il passo è “storico”, ha detto il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.  Se uno degli obiettivi strategici di Putin con la sua guerra era di contenere l’avanzata alle sue frontiere Nato ha avuto esattamente l’effetto contrario. La Finlandia ha 1.300 chilometri di frontiere con la Russia, sistemi di difesa avanzati, 22 mila coscritti l’anno, una capacità di mobilitare 280 mila soldati, più altre centinaia di migliaia di riservisti.

 

“Con la Russia che conduce la guerra in Ucraina” la sua adesione alla Nato “è un potente segnale di deterrenza”, che “contribuirà enormemente alla sicurezza europea” ha spiegato Michel. L’ingresso della Finlandia rappresenterebbe “definitivamente” una minaccia, ha risposto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Il ministero degli Esteri russo ha annunciato “rappresaglie di natura tecnico-militare o di altro tipo per neutralizzare le minacce alla sicurezza nazionale”. La minaccia russa viene presa molto sul serio da Finlandia, Svezia e Nato. I due paesi hanno concluso accordi con gli Stati Uniti e il Regno Unito per ricevere assistenza in caso di aggressione nel periodo che intercorre tra la richiesta di adesione e l’ingresso effettivo. La Nato ha deciso una procedura accelerata per fare in modo che Finlandia e Svezia possano beneficiare il più presto possibile della protezione dell’articolo 5. Le domande dei due paesi dovrebbero essere inviate già la prossima settimana. Il protocollo di adesione e l’invito formale a entrare potrebbero essere approvati in un paio di settimane, sicuramente in tempo per il vertice Nato di Madrid di fine giugno. Il processo sarà “facile e rapido”, ha assicurato il segretario generale, Jens Stoltenberg. L’ostacolo principale sono le ratifiche nei parlamenti nazionali, i cui tempi  vanno dai 6 ai 12 mesi. Fino a quando non saranno completate, la difesa collettiva dell’articolo 5 non sarà in vigore.


Anche Camera e Senato in Italia dovranno votare. Sarà il momento della verità per deputati e senatori di Movimento 5 stelle, Lega e altri partiti, che insinuano che la guerra è conseguenza dell’allargamento della Nato. Giuseppe Conte e Matteo Salvini dovranno scegliere cosa fare su Finlandia e Svezia. L’ultima volta che c’è stato un allargamento della Nato verso est erano insieme nel governo gialloverde e avevano le idee chiare. Nel giugno del 2019 la Camera approvò la ratifica dell’ingresso della Macedonia del nord con 442 voti favorevoli e zero contrari. Nemmeno uno dei M5s e della Lega si astenne. Tutti atlantisti.