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scambio di procuratori

Il Consiglio di stato annulla la nomina di Bombardieri a Bari e conferma Seccia

Redazione

RIbaltata la sentenza del Tar, che avrebbe optato per un profilo "inadeguato e inesperto". Ma il problema è il meccanismo alla base

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Ribaltando la sentenza del Tar del Lazio, il Consiglio di stato ha annullato la nomina di Giovanni Bombardieri alla testa della procura di Reggio Calabria. E’ stato accettato il ricorso di un altro magistrato, Domenico Seccia, già sostituto procuratore a Bari. La decisione del Consiglio superiore della magistratura ora bocciata era stata assunta quattro anni fa, ma il Consiglio di stato si è convinto che fosse una decisione sbagliata, perché Seccia aveva più titoli di Bombardieri, giudicato dalla magistratura amministrativa “inadeguato e inesperto”. Sullo sfondo ci sono le inchieste, quella su Seccia in qualche modo coinvolto nello “scandalo delle toghe sporche” peraltro prescritto, mentre a Bombardieri si imputano i rapporti con Luca Palamara.

 

Al di là di queste vicende di contorno, sostanzialmente irrilevanti, quello che non funziona è il meccanismo che permette alla magistratura amministrativa di contestare le decisioni del Csm. Il Csm decide con votazione nella commissione nomine, quindi esercita una qualche discrezionalità, il consiglio superiore, invece, considera le nomine come atti dovuti in seguito a un esame dei titoli dei candidati, il che esclude la discrezionalità. Sarebbe ragionevole chiarire questo punto in modo definitivo, limitare la possibilità di ricorso a casi in cui ci siano elementi che consentono di ritenere che le nomine siano state definite in base a interessi diversi da quelli della giustizia, da specificare in modo chiaro. Inoltre nei casi, come questo, di conflitti di competenza, bisognerebbe dare a una istituzione terza, probabilmente alla Corte costituzionale (come aveva suggerito Luciano Violante) la potestà di decidere. Invece ora si riunirà di nuovo la commissione nomine del Csm e, probabilmente, confermerà la nomina di Bombardieri, la cui figura resterà comunque lesa da questa vicenda, a danno suo e dell’autorevolezza della magistratura non solo calabrese.

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