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“Non possiamo che tifare per Macron”, ci dice il grillino Battelli

Valerio Valentini

Il presidente della commissione Affari europei alla Camera: “Da un lato c’è chi crede nell’integrazione europea, dall’altro chi ne auspica la dissoluzione. Credo che tutto il M5s non possa che auspicarsi un successo del presidente uscente”

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L’ambiguità non è ammissibile, dice, “perché il discrimine è chiaro”. Sergio Battelli non ha dubbi: “Da un lato c’è chi crede nell’integrazione europea, dall’altro chi ne auspica la dissoluzione. È per questo che io non potrei che votare per Emmanuel Macron, al ballottaggio. E credo che tutto il M5s non possa che auspicarsi un successo del presidente uscente”.

  
Sarà insomma per il suo ruolo istituzionale, lui che è presidente della commissione Affari europei alla Camera, o magari per la sua vicinanza a Luigi Di Maio. Sta di fatto che Battelli è categorico: “Qui si tratta di un ballottaggio: la scelta è semplice. Questo è il momento dello European dream, e la vittoria di Le Pen sarebbe un incubo”.

    
Semplice, certo. Eppure Giuseppe Conte tanta certezza non l’ha dimostrata, nel suo non scegliere tra i due candidati all’Eliseo. “Non mi metterei a commentare la singola dichiarazione, poi chiarita. Dico però che una eventuale equidistanza tra Macron e Le Pen sarebbe in totale contraddizione con quel percorso che il M5s sta facendo da anni, ormai, nel solco di una piattaforma progressista ed europeista. E d’altronde, Conte è stato il premier che proprio insieme a Macron ha innescato la scintilla del Recovery plan, è stato un protagonista di questa stagione di rinnovato impulso dell’Ue: il Next generation, il Sure, lo sforzo congiunto per il contrasto al Covid. Come si potrebbe tentennare, ora?”.

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C’è tentazione, magari, di tornare a guardare a un elettorato anti-establishment, anche un po’ sovranista. “Ma quella fase, peraltro non felicissima, il M5s l’ha superata. La nostra prospettiva ora è quella di un’integrazione maggiore, che coinvolga anche difesa ed energia comune e che punti agli Stati uniti d’Europa. Vogliamo parlare alle nuove generazioni, come M5s? E allora non credo che a giovani cosmopoliti, che vivono nella dimensione senza confini del web e dei social, che viaggiano e parlano due o tre lingue, possiamo dire di apprezzare, anche solo lontanamente, una leader che invoca il ritorno alle dogane, alle frontiere, al mito dello stato nazionale”.

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