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Oltre le divergenze

Le alleanze in crisi. Il proporzionale per stabilizzare il quadro. Parla Zanda

Marianna Rizzini

Quale direzione prendere? "Sia a destra sia a sinistra per aspirare a governare si ha bisogno di stringere alleanze che formino due campi larghi", dice il senatore del Pd

L’emergenza della guerra, la divergenza di linee sull’incremento delle spese militari che attraversa trasversalmente centrosinistra e centrodestra, l’effetto di questi smottamenti sulle prospettive dell’alleanza Pd-Cinque stelle e il tema della legge elettorale che torna d’attualità, sullo sfondo del colloquio-chiarimento tra Giuseppe Conte e Mario Draghi.

 

Quale direzione prendere? Lo chiediamo al senatore pd Luigi Zanda: “L’attuale legge elettorale è una brutta legge”, dice, “E secondo me è anche inadatta alla fase che l’Italia sta attraversando. Ma è difficile fare pronostici su un cambiamento, in un Parlamento così frammentato. Negli ultimi vent’anni sono state scritte leggi elettorali con il pensiero fisso all’interesse politico del momento, e non al fatto che una buona legge debba durare nel tempo. Dal dopoguerra in poi abbiamo avuto la legge proporzionale, durata tre decenni circa, poi il Mattarellum, per più di dieci anni. Poi abbiamo assistito a cambi repentini, sintomo serio di crisi della politica”.

 

Per Zanda — lo ha detto più volte, e lo ripete — “la legge elettorale che serve all’Italia è una proporzionale con sbarramento almeno al 5 per cento”. In questo momento, di fronte alle crepe nelle alleanze e al subbuglio che ne consegue, il senatore vede “la necessità di stabilizzare il paese e il quadro politico in funzione della prossima legislatura, una legislatura che possa essere in un certo senso costituente: dobbiamo infatti affrontare grandi nodi di fondo della politica istituzionale, e in campo economico e sociale. Verranno infatti al pettine il superamento del bicameralismo paritario, il tema della stabilità dei governi e quindi quello della sfiducia costruttiva e dei poteri del premier”.

   

Quanto all’economia, sulla strada della messa a terra dei progetti da finanziare via Pnrr e non solo, “bisognerà assicurare al paese”, dice Zanda, “una crescita non inferiore al 3 o 4 per cento annuo, e non sarà mai possibile senza un intervento importante da parte dello stato. E questo si lega a un’emergenza sociale: non si può prescindere dall’urgenza di ridurre le diseguaglianze. Tutte questioni che il nuovo Parlamento dovrebbe poter affrontare in modo più agile, vista la riduzione del numero dei parlamentari”.

  

Si è parlato tanto del “campo largo” che Enrico Letta immagina per il centrosinistra. Una legge elettorale diversa può aiutare a costruirlo? “La legge elettorale non va mai fatta”, dice il senatore, “nell’interesse di questo o quel partito. E si è visto che chi lo ha fatto poi se n’è dovuto pentire. Mi riferisco a Silvio Berlusconi che sperava nel Porcellum e poi ha visto vincere la sinistra, e a Matteo Renzi che sperava nel Rosatellum e si è dovuto ricredere. E allora pensiamo alla chiarezza del quadro politico, necessaria come si diceva alla stabilizzazione: la chiarezza si raggiunge tanto più la legge elettorale è funzionale a un Parlamento molto rappresentativo. Dopodiché sia a destra sia a sinistra per aspirare a governare si ha bisogno di stringere alleanze che formino due campi larghi. Al momento infatti ci sono quattro partiti hanno dal 15 al 20 per cento, più i partiti minori. Da solo non governa nessuno.

 

Le alleanze si misurano essenzialmente nei voti di fiducia al governo, e dagli effetti politici delle prese di posizione su singole questioni”. Come le armi all’Ucraina e le spese militari? “Io credo che l’’Italia abbia il dovere politico e geopolitico di mantenere gli impegni presi in ambito Nato, e penso anche sia necessario rafforzare la nostra difesa”. Intanto in serata il segretario del pd Enrico Letta, su Twitter, scrive, a proposito di quadro politico: “L’Italia lascerebbe sbigottito il mondo intero se si aprisse ora una crisi di governo. E sarebbe tremendamente negativa per il processo di pace e per ci soffre per via della guerra. Noi lavoriamo con impegno per evitarla”. 

 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.