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maggioranza incidentata

Conte vuole sfrattare Draghi: "Non voteremo l'aumento delle spese militari"

Redazione

"Non sono la priorità, lo è il caro-bollette. Cade il governo? Ognuno farà le sue scelte", dice l'ex premier in un'intervista alla Stampa. E su Putin: "Rimasi colpito dalla sua meticolosità"

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"In un momento come quello attuale di caro-bollette, dopo due anni di pandemia, e con la recessione che si farà sentire sulla pelle di famiglie e imprese, non si capisce per quale motivo le priorità debbano essere le spese militari". Ma quindi, concretamente, cosa accadrà al decreto Ucraina che impone di aumentare la spesa per la nostra Difesa? "Non potremmo assecondare un voto che individuasse come prioritario l’incremento delle spese militari a carico del nostro bilancio nazionale. In questo caso il Movimento non potrebbe fare altro che votare contro". La strategia di logoramento che Giuseppe Conte sta portando avanti nei confronti del premier Draghi è sempre più manifesta. E l'ulteriore escalation l'ha data l'intervista di questa mattina del capo politico del M5s alla Stampa. Quella in cui, per dire, Conte alla constatazione che votando in contrasto con Draghi cadrebbe il governo, risponde: "Ognuno farà le sue scelte". Non esattamente la miglior rassicurazione per chi si augurava che non ci sarebbero più stati scossoni interni fino alla fine della legislatura. Ché del resto tutte le attenzioni sembravano rivolte altrove: magari a cercare di risolvere un conflitto che nel frattempo sta dilaniando un paese ai confini dell'Unione europea. Ma tant'è. 

A un anno dalla chiamata alle urne per le elezioni politiche, il leader congelato del Movimento cinque stelle sembra pronto a far saltare il banco. Lunedì e martedì, per altro, chiamerà a raccolta i suoi parlamentari. Un passaggio non banale perché il voto sul dl Ucraina è atteso proprio la prossima settimana. Un po' in maniera sibillina lo sfratto al premier Conte lo fa capire quando dice di essere, con Draghi, "su alcune cose d'accordo, su altre no". E fa sorridere che la previsione di allontanare Vito Petrocelli dai 5 stelle perché ha annunciato di non voler votare la fiducia al governo sia solo a poche righe di distanza dalla dissociazione contiana rispetto all'impegno dell'esecutivo sulla spesa per la Difesa. Che è esattamente la linea del presidente della commissione esteri al Senato. Un cortocircuito, si direbbe.

Anche perché poi l'intervista all'ex premier diventa succosa pure in altri passaggi: per esempio quando Conte ripercorre le conversazioni e i colloqui intrattenuti con Vladimir Putin. Cosa lo colpì di più dell'autocrate russo? "La sua meticolosità". Ecco quindi un aneddoto di quando era a Palazzo Chigi. "Il 26 dicembre 2019, Santo Stefano. Stiamo al telefono per un’ora e mezza. Putin contesta dettagliatamente tutte le violazioni ucraine degli accordi di Minsk". E lei, domanda il giornalista. "Cerco di controbattere contestando le violazioni russe". Aveva intuito che la situazione potesse precipitare? "No. Ero fiducioso che il rapporto tra lui e Zelensky portasse a una intesa che avrebbe sbloccato lo stallo". Fatto sta che adesso, a circa tre anni di distanza, con in mezzo una chiacchieratissima missione dei russi in Italia durante l'emergenza Covid per cui Conte si dice pronto a riferire davanti al Copasir, la situazione è quella che è. E nel mezzo di una guerra, l'ex presidente del Consiglio vorrebbe cogliere l'occasione per liberarsi infine del suo successore. Quel "ognuno farà le sue scelte" sembra preludere a questo.

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