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Guerra e pacifismo

Draghi contro i "pancifisti". Conte vuole impallinarlo. Il nodo è l'addio al gas russo

Carmelo Caruso

Il premier volerà domani a Bruxelles per il Consiglio Europeo mentre in Parlamento attacca i pacifisti trasversali. Preoccupa la tenuta del M5s sulle spese militari. Sul gas Giavazzi avverte: "Ipotesi da valutare lo stop delle importazioni"

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Gli fanno guerra in nome della pace. È la brigata “pancifista”. Sono i pacifisti dalla pace gonfia, i predicatori della resa preventiva contro la Russia. È l’esercito “Viva Caporetto” (M5s, fuoriusciti, putiniani in amore) che suggerisce a Mario Draghi: “Arrendiamoci! L’Ucraina è spacciata”. Non vogliono mandare armi alla resistenza, aumentare la spesa militare del 2 per cento. Loro la chiamano pace, Draghi, in Parlamento, l’ha chiamata viltà. L’ha ripudiata perché “non aiutare militarmente significa lasciare che gli ucraini perdano il loro paese e accettino pacificamente la schiavitù”.

Sembrava dunque una tenzone da università di Heidelberg quella che ha ingaggiato con Vittorio Sgarbi che l’ha sfidato con la sua vasta arte, pancifista ma solo per maieutica. Ha citato Tolstoj, che ha mescolato con il “pacifismo relativo” di Bertrand Russell, ma non l’ha convinto perché, ha replicato Draghi, “capisce che questo  ci porta a giustificare tutti gli autocrati che hanno aggredito i paesi inermi. A cominciare da Hitler e Mussolini”.

 

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I “pancifisti” che non hanno letto Tolstoj si servono invece delle risoluzioni. Una l’abbiamo trovata al Senato. Eccola: “Si impegna il governo ad astenersi da ogni iniziativa in tema di sanzioni nei confronti della Federazione Russa”. I “pancifisti” parlano come la deputata Veronica Giannone, ex M5s: “Noi siamo solo dei chihuahua e Putin un rottweiler. Non c’è storia”. Il generale è però Giuseppe Conte. Il pancifista del popolo. Vuole impallinare prossimamente il decreto Ucraina.

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Ce ne sono in ogni partito. Il pancifista della Lega è ad esempio Guglielmo Picchi. È uno che parla in russo. Articola pensieri lunghissimi. È un’altra caratteristica del “pancifista”. È riuscito a fare dire quello che Draghi da giorni voleva dire: “Lei vuole scusare Putin, ma non ci sono scuse per chi aggredisce, non ci sono scuse”. E davvero il tono si alzava forse per sgomberare la stupidaggine, l’idea che l’Italia non voglia la pace. Il pancifista crede infatti nel telefono, ma spiegava Draghi, sempre a Picchi, che “Macron telefona a Putin non so quante volte a settimane. Tutti cerchiamo la pace, ma onorevole, bisogna essere in due per fare la pace”.

 

Non è tuttavia la Camera ma è il Senato il vero rifugio del pancifista dove non a caso opera Conte che controlla il gruppo. È quella la tana. Non ci sono solo pancifisti M5s. Ci sono anche quelli misti come Crucioli (“Lei presidente è un lupo travestito da agnello”) Paragone (“i suoi muscoli sono dopati”). Cosa poteva importare della nuova “bussola strategica di difesa”, di cui parlava Draghi, del prezzo del gas che dopo l’annuncio di Putin, che lo vuole pagato in rubli, è schizzato nuovamente in alto? Il consigliere del premier, Francesco Giavazzi, spaventando un po’ tutti, ma parlando a titolo personale, da professore, spiegava che “non bisogna pagare il gas in rubli” e che il blocco del gas russo “è un ipotesi da valutare”.

La speranza è il gas liquido (Cingolani ha incaricato Snam di acquistare un rigassificatore e di noleggiarne un altro). Il sogno dei paesi Med è il prezzo calmierato del gas di cui si discuterà al Consiglio europeo. Ma per loro è solo pancifismo. Sgarbi, che come si è capito, è un pancifista dadaista, voleva fare a Draghi questa domanda, la bella domanda: “È vero che i partigiani hanno sconfitto il nazifascismo ma lo hanno fatto grazie agli americani. Siamo pronti a essere noi gli americani degli ucraini?”.

 

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