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La nomina

Chi è Lorenzo Casini, il giurista al vertice della Lega Serie A

Marianna Rizzini

Allievo di Sabino Cassese, capo di Gabinetto al ministero della Cultura di Franceschini, ex studente del Mamiani, “soldato del diritto”: il ritratto del nuovo presidente del calcio italiano

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“Davide contro Golia!”. L'esclamazione è di un osservatore esperto di sommovimenti ai vertici calcistici nazionali, nel momento in cui Lorenzo Casini – quarantasei anni, studi e radicamento a Roma (quartiere Prati, dove vive con la moglie Chiara e i figli Giulio e Valeria), capo di Gabinetto al Ministero della Cultura con Dario Franceschini e professore ordinario di Diritto amministrativo (area Sabino Cassese) – è stato stato eletto con 11 voti favorevoli. Non è un caso che sia piaciuto al partito informale degli americani con quote di proprietà nei club, dicono gli insider, sottolineando “l'indipendenza e la competenza” di Casini. Il nuovo presidente, infatti, non è organico ma non è marziano rispetto al calcio, suo pallino nonché oggetto di numerosi saggi giuridici da lui firmati. E si contano ora pure gli astenuti e si ripercorre la settimana di passione appena trascorsa (dopo un voto andato a vuoto), per capire il perché e il percome del risultato non scontato e della non elezione degli altri, da Andrea Abodi a Lorenzo Bini Smaghi passando per  Mauro Masi, per non dire di colui che in origine fu scartato: Carlo Bonomi, presidente di Confindustria.

Gira che ti rigira, la spiegazione epidermica che viene data è che lui, Casini, “ci ha messo la faccia”. Letteralmente: si è presentato quando gli altri hanno disertato l'audizione, la prima volta, e si è ripresentato quando gli altri non si sono ripresentati, e ripresentandosi ha spiegato chi fosse e come intendesse procedere. Punto. Poi c'è la spiegazione non epidermica. In ordine sparso: il Nord e il Sud, nel senso delle squadre e delle proprietà; il cosiddetto spettro del commissariamento; la spaccatura della Lega Serie A (con Matteo Salvini che dalla Lega Nord non perde occasione: “Ennesima poltrona per il Pd”, ha dichiarato a stretto giro). Infine i kingmaker: Aurelio De Laurentiis, che ha apprezzato Casini per questioni audiovisive prima che calcistiche (legge Cinema), e poi, ma dopo De Laurentiis, Claudio Lotito. Il resto lo fa il curriculum di Casini, non soltanto allievo di Cassese “in senso ontologico”, dice un amico, da tanto i due, Sabino e Lorenzo, si qualificano come “soldati del diritto” persino nell'incedere la mattina quando si recano a piedi nei rispettivi uffici, e fin dai tempi in cui Lorenzo era assistente di studio presso la Corte Costituzionale in cui Sabino sedeva come giudice.

 

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Casini è stato anche, tra le altre cose, componente del Collegio di Garanzia dello Sport e presidente dell'Istituto di ricerche sulla Pubblica amministrazione, quell'IRPA nel cui ambito gli ex allievi e il prof. (Cassese in testa) si confrontano, con tanto di seminario intergenerazionale una volta l'anno in quel di Sutri. Mettici anche le riforme nel settore audiovisivo e la gestione complicata del medesimo durante la pandemia, e si capisce con quale spirito Casini si affacci al nuovo incarico. “Sottoponetegli qualsiasi quesito: lui sa la risposta”, dice scherzando, ma sul serio, l'amico Giulio Napolitano, docente di Diritto Amministrativo a Roma Tre. E insomma chi conosce Casini ne sottolinea la relativa “onniscienza”. “Lorenzo non parla di cose che prima non abbia studiato, per lui essere preparato è una cultura di vita”, dice un conoscente. È un “high-flyer”, uno che vola alto, dice di lui Cassese in persona: da New York, dove Casini ha approfondito le materie di cui è esperto, a Roma, dove di calcio ora si occuperà non più soltanto per passione, pur necessaria, tra un manager e l'altro, nell'assolvimento del compito. Tuttavia nessuno descrive come un secchione in senso lato il Casini ex studente del liceo Mamiani. Uno che ha avuto, sì, un periodo di estremo understatement nell'agire e nel vestire, ma che ora, raccontano al Ministero, ha assunto, forse per osmosi dal mondo dello spettacolo frequentato in questi anni, qualche piccolo vezzo di forma (più rilassato nei saluti; qualche nota di colore tra pullover e scarpe).

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E se tra i colleghi Casini è conosciuto come “lo Stakanov del Collegio Romano” e come “colui che sforna un manuale di diritto all'anno come neanche Woody Allen con i film”, gli amici che con lui parlavano di calcio si ritrovano ora orfani di un tifoso della Juve che nel tempo libero identificherà il pallone come materia di lavoro riservata. E insomma Lorenzo Casini uscirà meno di prima, e già usciva poco, raccontano in Prati. Con chi? Nomi ricorrenti: il suddetto Giulio Napolitano, Salvo Nastasi, segretario generale al Mibact nonché co-regista dell'operazione Lega Serie A, e Nicola Maccanico, amministratore delegato di Cinecittà Spa. Con loro condivide anche lo stesso mare (Tirreno), sebbene da diverso e pur limitrofo lido: Ansedonia, come i prof. Cassese e Amato, invece di Capalbio. Non è di quel mondo (del calcio), Casini, la “Rivoluzione copernicana” annunciata dai suoi grandi elettori. “C'è tanto da rifare ma penso che lui lo sappia”, gli dice intanto – monito o augurio – il presidente del Coni Giovanni Malagò

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