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Il personaggio

Guido De Martini, l'ultimo No euro che sfida il governo sul green pass

redazione

Il senatore leghista, medico, combatte da un anno la sua battalgia contro le restrizioni, al punto di essere diventato un riferimento No vax, tra dichiarazioni stravaganti e una "resistenza" molto personale. È contro l'Ue e il "Draghistan", che pure è sostenuto dal suo partito. E qualcuno l'ha anche votato per il Quirinale

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“La settimana prossima arriverà in aula l’a.C. 3434, quello contenente il SGP per i trasporti e il mostruoso obbligo vaccinale per gli OVER50”, twittava, combattivo, il 18 febbraio. E se ieri il governo ha rischiato di passare un brutto pomeriggio, andandando di nuovo sotto su un provvedimento come il super green pass è, in qualche misura, anche per opera di Guido De Martini, deputato sardo della Lega che di professione fa l'oculista. 
 

È forse l'ultimo dei No euro – No Unione europea, roba da far invidia ai miglior Borghi&Bagnai e ormai da mesi conduce la sua personale battaglia contro certificazione verde e restrizioni, cita Calamandrei  e Falcone, poi attacca Draghi, Speranza e Sileri. Per questo è ormai considerato un punto di riferimento della galassia No vax - ma lui dice di non essere contro i vaccini, soltanto contro l'obbligatorietà. E quando gli si chiede delle varie sensibilità interne alla Lega, sempre divisa tra un ala governista e una ridotta caciarona, ribatte: "a questo non rispondo" -. Su Twitter ha un seguito non indifferente ed è proprio cinguettando che dà il meglio. Basta scorrere il suo profilo per scoprire, per esempio, che al super green pass preferisce "panino e libertà". 
 

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Oppure che il 15 febbraio, la data in cui la certificazione verde è diventata obbligatoria per lavorare tra gli over 50, è nientemeno che "#Ilgiornodellavergogna", quando i cittadini dai 50 anni in su, "potranno morire non di Covid ma di fame". E allora, non poteva mancare il sostegno a Djokovic, ma anche all'ex grillino no Vax Pino Cabras e alla senatrice Roberta Ferrero, pure lei della Lega.

 

 

E nel frattempo, puntualissimo, dà conto di quel che accade in tutto il mondo, dal Canada alla Svizzera, De Martini racconta tutti i paesi in cui cade una restrizione, strumentalizza e rilancia la battaglia che porta avanti da ormai un anno - ci sono pure i post-anniversario. Ed è una battaglia in cui l'oculista della Lega, che dice di essere stato sequestrato in Sardegna, proprio a causa del green pass, crede davvero.
 

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Così, è diventato un riferimento pure in Parlamento. Con il punto più alto che forse si è toccato durante la volata Quirinalizia. De Martini ha rinunciato a votare, impossibiitato a raggiungere Roma per le norme sul green pass, ha spiegato a tv e giornali. Una questione di principio: "NON PIEGARSI È UNA SCELTA BEN PRECISA, costa caro ma la dignità non ha prezzo", ha scritto in un altro Tweet. 

 

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Non sapeva ancora che alcuni tra i grandi elettori ne avrebbero fatto un simbolo della "resistenza No vax", indicandolo come presidente della Repubblica il 24 gennaio. Sette voti, come Silvio Berlusconi. 

 

"Qualche collega mi vuole bene", commentava a caldo e del resto il risultato era di quelli importanti, il culmine di un anno in cui De Martini si è speso, come un disco incantato, contro ogni restrizione. Contro ogni discriminazione, vera o presunta, rilanciando tutte le notizie in grado di screditare l'efficacia dei vaccini, quasi al punto da sfidare la scienza. Qualsiasi pretesto o notizia di cronaca torna utile per propagandare l'originale punto di vista.

E poco importa se molti, se non tutti, di quei provvedimenti li abbia votati anche la Lega, la sua Lega, che pure è parte integrante del "Draghistan", altra perla social del leghista, secondo la miglior tradizione di certi suo colleghi di via Bellerio. Ma di dimettersi o lasciare il Carroccio, non se ne parla: "In un partito comanda il segretario federale. Che so essere Salvini", ha detto al Corriere qualche settimana fa. Quando si dice la fedeltà al partito, più forte di ogni istanza, pure del green pass. Ma nessuno dica che è attaccamento alla poltrona.

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