Paolo Barelli (foto LaPresse)

Europeisti di centrodestra al bivio

Forza Italia alla prova del Mes. Parla il capogruppo alla Camera Paolo Barelli

Marianna Rizzini

I forzisti dovranno nelle prossime settimane controbilanciare le spinte leghiste contro il Meccanismo europeo di stabilità. I ragionamenti di Berlusconi e la credibilità che serve a livello europeo

L’Europa chiede all’Italia la ratifica del Mes, a strettissimo giro. E nell’agenda governativa la ratifica non è certo in fondo alla lista delle cose da fare, anzi, tanto più che il ministro del Tesoro Daniele Franco da mesi ricorda per così dire l’appuntamento. Ma c’è un ma: che posizione prenderanno i partiti in particolare di centrodestra, un centrodestra a suo tempo contrario, specie nelle componenti sovraniste ma con molto subbuglio e distinguo all’interno Forza Italia?

FI ha ora davanti, infatti, un compito importante, nelle vesti di partito moderato ed europeista del centrodestra all’interno del governo Draghi. Ratificare o non ratificare (e in caso quando e come), questo è il problema. Il capogruppo di FI alla Camera Paolo Barelli sottolinea da un lato, sul Mes, il giudizio positivo “a livello di contenuti, e non da oggi, cosa che abbiamo sempre detto. Allo stesso tempo pensiamo sia necessario un confronto sul regolamento attuativo e sul potere di controllo del Parlamento europeo, in questo caso assente, mentre noi lo riteniamo fondamentale”. Ma davvero riecheggia in questi giorni in Forza Italia la posizione assunta dal Cav. a fine 2020? Allora l’ex premier motivava il non appoggio alla riforma del Mes per due motivi: “Le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana”, diceva allora B. Secondo: “Il fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile”.

Oppure oggi, in un quadro cambiato, si potrà essere europeisti senza se e senza ma? Intanto c’è stata, due giorni fa, la “lunga e cordiale telefonata” tra Berlusconi e Draghi, per dirla con le parole del Cav., un Cav. che ha sottolineato la “lealtà costruttiva” al governo anche nel quadro europeo, visto il “capitale di fiducia che l’Europa ha investito su di noi”, con Forza Italia “tra i primi” a volere Draghi. Paolo Barelli ribadisce: “La telefonata fa parte delle consuetudini all’interno di un governo fortemente voluto dal presidente Berlusconi. Certo, si va verso una fase elettorale, ed è normale, perché fa parte della routine politica che i partiti abbiano visioni diverse”. Forza Italia, dice Barelli, “vuole che il governo continui a lavorare fino alla fine della legislatura, e il fatto che ci sia un passaggio elettorale non inficia la nostra solida presenza nella maggioranza. Ci possono essere divergenze, fa parte della dialettica tra partiti, ma un conto è il percorso verso il voto, un conto è quello per raggiungere gli obiettivi che la maggioranza di governo, pur variegata, ritiene prioritari. I motivi per cui abbiamo dato vita a un governo di unità nazionale restano validi”.

C’è però anche, lungo la strada, la legge elettorale. “Forza Italia”, dice Barelli, “partito di centro nell’ambito del centrodestra, sostiene il maggioritario”, pur consapevole, visto anche il taglio dei parlamentari, dell’ipotesi che si vada verso un altro schema. “Ma anche questo fa parte della dialettica tra partiti. Poi c’è l’apporto costruttivo che FI dà e vuole continuare a dare a un governo che, proprio per l’eterogeneità della maggioranza, ha bisogno  dell’impegno di tutte le forze politiche, tanto più in un momento in cui al paese serve stabilità e credibilità”. Credibilità che ora  passa anche per il Mes. 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.