Guerra di nervi

Nella guerra M5s Grillo pende per Conte. E Di Maio dice no all'assemblea in streaming

Simone Canettieri

Il ministro degli Esteri punta a una congiunta di deputati e senatori, senza coinvolgere gli iscritti. Intanto il garante con un post fa capire di stare con il presidente grillino, ma non scenderà a Roma per fare da paciere

 Quando Giuseppe Conte pensa a Luigi Di Maio gli vengono incontro due sospetti: che voglia uscire dal M5s per aderire al grande centro o che lavori per far scendere il partito sotto al 10 per cento per tornare a fare il capo. “Dobbiamo giocare d’anticipo”, ripetono i consiglieri all’ex premier. Ecco perché la settimana prossima il presidente del M5s vuole sfidare il ministro degli Esteri in un’assemblea pubblica aperta agli iscritti. Resa dei conti in streaming, come ai vecchi tempi. Conte sembra non mollare la presa (almeno a parole) su Di Maio. Accusato di correntismo. Sospettato di frazionismo. La vicenda della mancata elezione a presidente della Repubblica di Elisabetta Belloni è una ferita aperta per Conte. Che dice di aver ritrovato un rapporto solido con Beppe Grillo.  

 

Grillo è tornato. O meglio: ha battuto un colpo. Con un post sul suo blog ha messo in guardia tutti sull’andazzo da “cupio dissolvi” che va avanti da tempo nel M5s. Le otto righe contenute nel messaggio del garante sono state oggetto di una guerra di interpretazioni fra le due bande armate. Questo il passaggio contestato: “Non dissolvete il dono del padre nella vanità personale (figli miei). Il necessario è saper rinunciare a sé per il bene di tutti, che è anche poter parlare con la forza di una sola voce. Ma se non accettate ruoli e regole restano solo voci di vanità che si (e ci) dissolvono nel nulla”. Parole che sembrano pendere verso Conte: il riconoscimento della sua leadership.

 

Il post doveva essere più neutrale ed ecumenico, come da prima stesura. Poi “in diversi” sono intervenuti. Nina Monti, che cura il blog di Grillo, con una agenzia di stampa ha spiegato il senso dell’intervento di Beppe: “La voce del MoVimento è Conte”. Non è prevista una calata di Grillo a Roma. Non si spenderà da paciere fra i duellanti. Conte e Di Maio non si parlano. Il capogruppo alla Camera Davide Crippa fa l’ufficiale di collegamento. Chi parla con l’avvocato del popolo assicura: “Abbiamo aperte tutte le opzioni, compresa l’espulsione, anche se da Statuto è molto complicata. Di sicuro Luigi non potrà continuare a presiedere il collegio di garanzia: non è super partes”. C’è una certa ferocia che anima i grillini. Non solo.

 

Un discreto desiderio di vendetta alberga dalle parti di Conte: sono i postumi della battaglia per il Colle. Dolorose fitte intercostali. “Non dimentico chi ha sabotato un’occasione unica per l’Italia: chiudendo la porta del Quirinale a un alto profilo femminile si è chiusa la porta alla speranza di un cambiamento”, riflette Conte a proposito della candidatura di Elisabetta Belloni. Il pranzo della diplomatica, ora a capo dei Servizi segreti, con il ministro degli Esteri ha fatto è diventato un caso per Conte. L’ennesimo segnale di forza del titolare della Farnesina, pronto a tutto ormai. “La base merita chiarezza e trasparenza: i confronti si faranno nelle sedi opportune, niente rimarrà appeso perché la forza del nostro percorso politico dipende dalla chiarezza di visione e dalla condivisione degli obiettivi”, ragiona l’ex presidente del Consiglio. Che vuole lo streaming con tutti gli iscritti collegati. Un modo per darsi forza e per deleggittimare l’avversario interno.

 

L’ex premier gioca su più livelli: alza la temperatura sul governo spiegando che sulla tassonomia imposta dalla Ue darà battaglia. Vuole uscire dal governo? No, solo aumentare la pressione su Palazzo Chigi. “I nostri ministri pensino a lavorare”. Il braccio di ferro fra Di Maio e Conte riguarda in queste ore la modalità dell’assemblea che dovrà ospitare il confronto. Il ring, le regole d’ingaggio. Il ministro degli Esteri è pronto a confrontarsi, ma in una “congiunta” di deputati e senatori. L’ex premier invece vuole coinvolgere gli iscritti. 

 

I fronti sono distanti. È una battaglia di veleni e veline. Per esempio: gira che ci potrebbe essere una tregua con un rimpasto fra i vicepresidenti (tutti di fede contiana) e un pacchetto di nomine, visto che adesso devono essere indicati i responsabili regionali. Ma sarà davvero così? Di Maio sta in silenzio e anche questo è un modo per logorare Conte. Il quale le sta provando tutte. Anche se esiste un modo –statuto alla mano – per espellere il ministro degli Esteri.   E’ una partita da tripla. Chi sbaglia è fuori.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.