Nel caos delle regole

Come fermare il "panico da tampone"? Parla Giovanni Toti

Marianna Rizzini

Stop al tracciamento? “Testare i sintomatici, obbligo di vaccino per gli over 18 o super green pass per tutto”

“Non avremmo problemi di posti letto se fossimo tutti vaccinati”, ha detto ieri al Corriere della Sera Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. E il premier Mario Draghi, in conferenza stampa, ha insistito sulla decisione di tenere aperte le scuole (“la scuola è fondamentale per la nostra democrazia. Va tutelata e protetta”). “Il motivo per cui adottare un approccio diverso rispetto al passato è uno solo”, ha detto Draghi: “La vaccinazione…”. Intanto, però, se si guarda al panico da contagi, sembra che la situazione venga vista con parametri del passato. Tornare all’anno scorso? No, dice dalla Liguria Giovanni Toti.

     

Non ci sono i motivi per farlo, ha detto Draghi, alludendo di nuovo alla vaccinazione e alla volontà di respingere l’idea di una Dad generalizzata. E se, da un lato, si assiste a una corsa al tampone, sulla base del numero crescente dei contagi, gli stessi contagi per la grandissima parte non hanno riflesso diretto nell’occupazione di ospedali e terapie intensive, e molte regioni premono dunque per un modo più pragmatico di affrontare la pandemia. Toti due giorni fa ha scritto su Twitter che a suo avviso “bisogna cambiare le regole della quarantena: occupiamoci dei malati e della pressione ospedaliera, il resto va gestito come normale malattia”.

 

Illustrando al Foglio i dati sulle terapie intensive raccolti ieri nella sua regione (“su 43 terapie intensive occupate, 34 sono occupate da non vaccinati, cioè l’81 per cento. Sei persone sono positive al Covid ma ricoverate in terapia intensiva per altre cause e soltanto 3 sono vaccinate e ricoverate a causa del Covid”), Toti pensa “sia arrivato il momento di gestire la pandemia come una potente ondata influenzale, come peraltro stanno facendo in altri paesi, a partire dalla Spagna e dagli Stati Uniti, dove si sta andando nella direzione di non tracciare gli asintomatici, visto anche che il momento di maggiore contagiosità del Covid è due giorni prima e tre dopo l’emersione dei sintomi”.

 

Il governatore della Liguria sottolinea la “necessità di intervenire per placare l’ondata di panico per normative che diventano a tratti simili a un oscuro codice assiro-babilonese: mi riferisco per esempio a quelle per la gestione dei positivi a scuola. Insomma: c’è una selva sproporzionata di norme e uno spreco di risorse umane ed economiche attorno a un tracciamento che andrebbe ricalibrato sui sintomatici. Bisogna semplificare: il tampone è diventato uno strumento usato in modo improprio e inutile. E il meglio è nemico del bene”. Per Toti la via è “cancellare il tracciamento per com’è oggi, e occuparsi soltanto dei sintomatici, per sapere se hanno il Covid e curarli, semplificando nel frattempo le normative sui vaccini: o obbligo per tutti gli over 18 o super green pass obbligatorio per tutto, con eliminazione del semplice green pass da tampone, in modo da concentrare le risorse del sistema sanitario nazionale su chi ne ha bisogno e in modo da uscire dalla nevrosi collettiva da test. Chi è sintomatico si tampona e si cura, chi non è sintomatico non si tampona perché non è malato”. 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.