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Il dopo Mattarella

Sondaggio fogliante: su 50 parlamentari consultati, solo 15 vogliono Draghi al Colle

Valerio Valentini

Due terzi tra i deputati e i senatori intervistati lo vorrebbero ancora a Palazzo Chigi. In tanti pensano sia probabile che l'attuale premier alla fine salirà davvero al Qurinale, ma quelli disposti a votarlo sono molti meno. I renziani sono i più convinti, i grillini i più ostici oppositori 

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A riconoscerne la forza, e dunque la possibilità che alla fine la spunti, sono in tanti. A dirsi pronti a votarlo, però, assai meno. Su cinquanta parlamentari sondati dal Foglio, solo 15 garantiscono fin d’ora il proprio sostegno a Mario Draghi nel segreto dell’urna; 32, invece, i contrari, e 3 i dubbiosi. I renziani sono i più convinti elettori del premier, i grillini i suoi più ostici oppositori. Molta ostilità si registra anche nel Misto e in FdI. In totale, la candidatura del premier galleggia intorno ai 300 voti.  Le consultazioni foglianti sono andate avanti per due giorni. Abbiamo contattato deputati e senatori, e lo abbiamo fatto tenendo conto delle proporzioni di ciascun partito nell’assemblea dei grandi elettori di gennaio. Abbiamo evitato di scrivere o telefonare a chi aveva già pubblicamente esplicitato il proprio orientamento, così da cercare nel mucchio, alla cieca. 

 

A tutti abbiamo garantito l’anonimato, in ossequio alla segretezza del voto che avverrà all’ombra dei catafalchi di Montecitorio. E certo, l’attendibilità scientifica del metodo adottato sarà perfettibile, e forse il tutto è stato fatto più col gusto di un gioco, che con lo scrupolo di una ricerca. Ma i risultati raccolti sono stati comunque sorprendenti. I due terzi del nostro campione vuole che Draghi resti a Palazzo Chigi; poco più del 30 per cento ne auspica l’apoteosi quirinalizia. Con una apparente stranezza, però: che i parlamentari che ritengono comunque assai probabile che alla fine Draghi ce la faccia sono parecchi di più (oltre una ventina, in totale) di quelli che si dicono disposti a votarlo.  Non tra i grillini, va detto. Nei cinquestelle il tasso di antidraghismo è notevole: 8 su 11 dicono No all’ex banchiere centrale. Gli danno del “tecnocrate”, rivendicano – proprio loro – un ritorno “al primato della politica”, additano l’emergenza pandemica come la più evidente delle ragioni “per cui non può rischiare, lui che è arrivato come salvatore della patria, di gettare il paese nel caos”. I due che invece si dichiarano pronti a votarlo, e anche questo è significativo, sono i più vicini a Luigi Di Maio tra quelli consultati. E poi c’è un voto sospeso: “Non escludo di votare Draghi, ma la mia prima opzione è il Mattarella-bis”.

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Anche nel Pd prevale il fronte di chi invoca un prolungamento del mandato da premier di Draghi: sono 5 su 8 a escludere di votarlo, sia pure con diverse gradazioni di scetticismo. Solo 2 – peraltro collocabili ai  poli opposti nella geografia interna del partito – a favore della sua elezione a capo dello stato. Piccola curiosità: due dei sondati sono esponenti della segreteria di Enrico Letta, e qui abbiamo riscontrato un “Sì” e un “Boh”. Il voto risolutamente contrario dell’unico interpellato di Leu completa così il quadro nel campo progressista, dove Draghi gode di appena un quinto dei favori. Proiettate nella realtà, e con tutte le cautele del caso, queste percentuali dicono circa 80 voti rossogialli per il premier.

 

Va appena meglio a destra. Dove  si scopre che sono più leghisti che forzisti, i sostenitori di Draghi. Cinque su 9 sono gli esponenti del Carroccio che preferirebbero vedere l’uomo di Città della Pieve sul Colle più alto di Roma (con 2 dei 4 contrari che però dicono che sarà difficile opporsi alla volontà del premier). Gli azzurri invece sembrano crederci davvero, alla candidatura del Cav., ed è sostanzialmente per questo che 6 di loro dicono “No” a Draghi, con un solo favorevole (“Alla fine anche Berlusconi convergerà su Super Mario”) e un dubbioso. Tutti contrari, invece, i 3 sondati di FdI: ma 2 di loro ritengono che Draghi ce la farà lo stesso. Se il campione è ben rappresentativo degli umori reali della pattuglia del centrodestra, allora da qui potrebbero arrivare, ad oggi, tra i 120 e i 130 voti per Draghi.

 

Il quale, nella palude del Misto ne troverebbe invece non più di 30, almeno sulla base del nostro sondaggio che vede 5 dei 7  parlamentari sondati esprimersi contro la candidatura dell’ex banchiere.
Al contrario, quella di Italia viva si rivela la falange più compatta al servizio del premier: 3 su 3 dicono “Draghi al Quirinale”. Sarebbero dunque 45 voti per il premier. Sommandoli a tutti gli altri si arriva a stento a 300. Pochi, troppo pochi anche solo per puntare a un’elezione a partire dal quarto scrutinio, quando la soglia minima scende a 505. Ma siamo ancora al 31 dicembre. Chissà

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