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Il pugno duro di Lamorgese a Trieste

Simone Canettieri

Il via allo sgombero del porto con gli idranti sui manifestanti è partito dalla città portuale. Così il ministro cambia linea dopo i disordini di due settimane fa a Roma

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È la linea della fermezza. La chiama così il Viminale. Il via allo sgombero del porto di Trieste con gli idranti sui manifestanti è partito questa dalla città portuale.   Poi è stato comunicato  alla ministra dell'Interno Luciana Lamorgese dal prefetto di Trieste Valerio Valenti.

Per il governo e per il Viminale si tratta di un'azione dovuta e già annunciata. Non solo per motivi di ordine pubblico (i portuali sono stati infiltrati da frange di No vax arrivate da tutta Italia). Ma anche per motivi economici. A Palazzo Chigi la chiamano "fluidificazione dei flussi commerciali". Nessun dubbio, dunque, da parte di Luciana Lamorgese. Che sulla linea della fermezza, dopo l'assalto alla sede della Cgil, non è intenzionata a fare sconti.

Domani la titolare del Viminale si presenterà in Parlamento per la relazione sui fatti di Roma dello scorso 9 ottobre. Ma la questione di Trieste tornerà centrale. Anche perché da questa mattina sia Giorgia Meloni, sia Matteo Salvini stanno andando all'attacco del Viminale. La linea del leader della Lega è abbastanza scontata: a Roma si è permesso ai neofascisti di devastare, a Trieste si usano le manieri forti con chi protesta. Sulla stessa linea anche Giorgia Meloni, pronta difendere il "diritto dei cittadini a protestare".

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