L'intervista

Il leghista Pillon: "Morisi non mi è mai piaciuto. Certe cose le sapevano tutti"

Il caso del guru della Bestia scuote il partito di Salvini: "Matteo si circonda delle persone sbagliate"

Simone Canettieri

Parla il senatore del Carroccio: "La giustizia divina ha fatto il suo corso. E non me ne stupisco. Mi fece la guerra quando organizzammo il Congresso mondiale della famiglia"

“Non mi stupisce, viste le note attitudini del personaggio. La giustizia divina ha fatto il suo corso. A me questo Morisi non è mai piaciuto. Mai. Poi mi ha sempre fatto la guerra, ora capisco tante cose”.  

 

Simone Pillon è il senatore ultra cattolico della Lega. Per un lungo periodo è stato il fornitore ufficiale di rosari di Matteo Salvini. Tuttora ne porta sempre diversi in tasca. Nel giorno della caduta e della crocifissione del padre della Bestia, si cercherebbero da Pillon parole di misericordia. Invece l’avvocato bresciano dimostra di aver il papillon d’acciaio. E’ noto al grande pubblico per essere pronto a farsi esplodere per il ddl Zan e per minacciare mari e monti appena si parla di depenalizzazione delle droghe leggere.  Allora mentre tutti citofonano a Salvini e a Morisi, occorre provare a suonare a casa Pillon.

  

“Questa brutta storia di Morisi non mi sorprende, soprattutto se gli avessero trovato la droga dello stupro. C’erano cose note da tempo a tutti”. Scusi, ma lei perché non si fa gli affari suoi? “Ma no, certo, che mi frega. Però adesso capisco quando a Verona, al congresso mondiale della famiglia, Morisi si mise di traverso. Non voleva che Matteo vi partecipasse, diceva che era divisivo, poco conveniente politicamente”. E forse lo era sul serio, viste certe teorie medievali sulla famiglia e sull’aborto. “Ma per favore. Luca decideva tutto: diceva chi andava in televisione e chi no. Sceglieva i contenuti. Non mi mandava mai in tv, ma io ho i miei canali”.

  
Pillon, Morisi s’è inventato la Bestia: almeno un po’ di riconoscenza.

“Sì, certo per le divise, i gattini e le fette di pane e Nutella. Ma per favore”.  

Scusi senatore, come si può essere contenti per l’abisso umano in cui è sprofondato un dirigente così importante del suo partito?

“Allora la metto meglio per non essere frainteso”.

Riprovi, allora.

“Per me è una brutta notizia per l’uomo, e pregherò per lui nonostante la guerra che mi ha sempre fatto, ma magari è una notizia bella per la Lega”. 


Questa è complicata: si spieghi.

“La nostra comunicazione ormai languiva da tempo. Finché eravamo in campagna elettorale nel 2018 andava bene tutto, comprese le foto di Matteo con le galline. Poi una volta arrivati al governo c’è stato un atteggiamento sbagliato. Non può essere la comunicazione a dettare l’agenda all’azione politica. Ma viceversa. Altrimenti siamo in balia di un algoritmo e se questo algoritmo ha dei problemi personali va in tilt tutto il sistema”.
Morisi nella polvere, Durigon saltato come un tappo di lambrusco: si sta stringendo un cerchio intorno al club Salvini?

“No, non direi così, non sarei così pessimista. Diciamo che potremo sempre ripartire. Però dispiace vedere che Matteo, a cui voglio bene e lui lo sa, si circondi purtroppo delle persone sbagliate lasciando quelli come me in seconda fila”. 
 

Come farà a scagliarsi contro le droghe? Si sentirà in imbarazzo?

“Sarà complicato, all’inizio. Poi passerà tutto”.

Ma non c’è in generale un pizzico di ipocrisia nella Lega tra chi si fa portatore di certi valori così radicali e poi nella vita privata va nella direzione opposta?

“Sta parlando della corrente Mykonos?”. Che sarebbe? “I gay del mio partito. Sono tantissimi. Li conosco tutti. Tra Camera e Senato non bastano due mani per contarli”. E che c’è di male? “Niente di personale, ci mancherebbe. Ognuno vive come vuole. Basta saperlo. Questo sì”.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.