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L'intervista

Rotondi (Fi): "Sala? Speriamo vinca subito. Milano sarà spietata con noi"

Il parlamentare al Foglio: "Come si può candidare a Milano un pediatra? Mica stiamo nella provincia di Agrigento. Meglio Michetti a Roma"

Simone Canettieri

Il deputato: "La città sarà cattiva e sadica con il centrodestra. È la nostra capitale, dove tutto è iniziato: non si può umiliarla così"

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“Milano con Bernardo sarà spietata, impietosa, cattiva, sadica: il peggio che si possa pensare. La città non farà sconti al centrodestra. Queste cose a Milano non puoi farle. Milano ha un voto d’opinione, Milano è stata la nostra capitale morale, dove tutto è nato: va rispettata”. 

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“Milano con Bernardo sarà spietata, impietosa, cattiva, sadica: il peggio che si possa pensare. La città non farà sconti al centrodestra. Queste cose a Milano non puoi farle. Milano ha un voto d’opinione, Milano è stata la nostra capitale morale, dove tutto è nato: va rispettata”. 

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Onorevole Gianfranco Rotondi lei  tifa per Beppe Sala, giusto?

“Sì, e con forte convinzione. E mi auguro che vinca al primo turno e che dunque non ci sia il ballottaggio”. 

Perché?

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“Vuole mettere? Così si accorcia la sofferenza, la piantiamo subito, finisce l’agonia. E poi così Bernardo risparmia, tema a cui tiene molto, mi sembra di capire”. 

C’è del furore nelle sue parole.

“Ma certo: ma come ti viene in mente di candidare un pediatra, per quanto bravo? Ma mica siamo in un paese in provincia di Agrigento dove metti il dottore per prendere i voti dei pazienti. E su”. 
Rotondi, lei è il custode della Diccì è il tedoforo della Prima repubblica. Lo dica: queste cose, una volta, mai sarebbero accadute. “Certo! Mai! Le dirò di più: a Milano ho fatto il consigliere e lì sono stato paracadutato, più di una volta, come parlamentare. La conosco. Le racconto un aneddoto della Prima repubblica”. 


Prego, è d’obbligo.

“Una volta Craxi candidò a Milano, in un collegio del centro storico, un siciliano trapiantato in città: Achille Cutrera. Che da buon uomo del sud smaniava in campagna elettorale per incontrare persone e stringere mani. Ma Craxi gli diceva sempre: stai fermo, segui l’onda, non esagerare. E alla fine venne eletto. E fece mettere il suo nome, con tanto di prefisso “senatore”, sull’elenco telefonico. Bene, in cinque anni non ricevette una telefonata, nessuno gli telefonò a casa. Ma venne rieletto cinque anni dopo, con un risultato migliore rispetto alla volta prima. Le dico questo perché Milano va capita. E noi stavolta non ci siamo sintonizzati con lei”. 

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Ma il problema è generalizzato, a guardare bene. A Roma, per esempio, il centrodestra con Enrico Michetti non è che abbia dato proprio uno sfoggio di visione.

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“No, Roma è più dignitosa. C’è un personaggio eccentrico, certo, ma poi al ballottaggio vattela a pesca come andrà a finire. Questo Michetti è un genialoide”.

Addirittura?

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“Lo hanno frenato ultimamente, si vede. Tuttavia era meglio, a questo punto, che faceva il Michetti fino in fondo. Da parlamentare del centrodestra sarò con lui al primo e al secondo turno”. 


A Milano il sindaco il candidato sindaco con la pistola che dice di non essere a pistola, a Roma l’amante meravijoso di Cesare Ottaviano Augusto: c’è un deficit di classe dirigente nel centrodestra.

“Allora se in generale la mettiamo così è ovvio. C’è un complessivo e avvilente deficit politico. Il centrodestra non esiste, dopo le elezioni amministrative recupereremo serenità”. 

Ma come, non ci saranno rese dei conti nella Lega?

“Ma no. I partiti sono padronali, non accadrà nulla fino a quando non ci sarà un avvenimento forte. Al momento in Italia ci sono due destre, una presentabile e una meno. C’è quella originale, che è la Meloni, poi abbiamo una destra apocrifa di Matteo Salvini. Di là c’è la sinistra che insegue Salvini. Poi c’è il mare”. 


Sta di nuovo vagheggiando il grande, grandissimo centro? Ne è ossessionato.

“No. Ne sono convinto. Lo spazio c’è. Ma manca un leader, un punto di sintesi. Se si trova un uomo in grado di coprire un’idea in ballo c’è un bacino del 40 per cento. Ma i Renzi, i Calenda, i Brugnaro non bastano, non fa per loro”. 


E allora?

“Serve un papa straniero. Serve un Mattia Feltri, un Giuliano Ferrara con venti anni in meno, un uomo di pensiero. Servirebbe uno, insomma, che si presentasse così: italiani, siamo la maggioranza che insegue la minoranza, ora basta, mettiamoci in gioco”.

Sarà come dice lei, intanto, adesso ecco le amministrative.

“Milano darà una lezione al centrodestra: sarà spietata, vedrete”.

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