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Festival dell'innovazione

Cingolani: "Non mi sento il nemico del M5s. Ma l'ideologia nimby non può trionfare"

L'intervento del ministro della Transizione ecologica al Festival dell'Innovazione del Foglio

Redazione
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Era arrivato al governo come il superministro grillino. Ora, a distanza di pochi mesi, ne è diventato il principale bersaglio. “Ma io non trovo di essere il nemico del M5s, con colleghi ministri e parlamentari ho rapporti costruttivi, parlo spesso con Beppe Grillo e con lui condivido l'urgenza di definire una politica energetica di qui al 2050”, replica Roberto Cingolani, il responsabile di quella Transizione energetica che però, dice lui, “non deve avvenire né troppo lentamente, perché verremmo meno ai nostri impegni internazionali e all'urgenza di tutelare il pianeta, né tuttavia troppo in fretta, perché la transizione è un processo complesso che ha anche ricadute sul campo”.

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Anche per questo, dunque, Cingolani si dice consapevole dei rischi occupazionali legati alle scadenze europee (in particolare quelli che incombono sul distretto motoristico emiliano in relazione al programma comunitario Fit for 55): “Non voglio fare deroghe sulla transizione, ma per alcune nicchie particolarmente eccellenti si può fare una riflessione e valutare coi colleghi europei l'opportunità di eventuali forme di flessibilità”.


Insomma, Cingolani preferisce un approccio pragmatico, basato sulle evidenze scientifiche, e non ideologico. “Se trionferà l’ideologia nimby, servirà una riflessione”. Lo dice, Cingolani, anche in riferimento ad alcuni attriti avuti coi parlamentari di Pd e M5s in merito ai progetti connessi al Pnrr. “L'autonomia del Parlamento non si discute, ma spero non prevalgano obiezioni ideologiche rispetto agli impegni legati al Recovery plan. Dobbiamo aggiungere 72 gigawatt nei prossimi 9 anni, 8 all’anno. Vedremo se ci riusciremo. Tra breve renderemo pubblica una road map in cui inseriremo le aste, in modo che tutti sappiano quando si terranno nei prossimi 5 anni. Abbiamo redatto un piano e gli investitori sono pronti”.

Infine, una sollecitazione sulla questione romana, e sull'anomalia di una capitale che è tra le pochissime metropoli occidentali a non avere un termovalorizzatore nel proprio territorio. Servirebbe? “Mi sembra che ci sia un po’ di lavoro da fare: non conosco la percentuale di Roma nella differenziazione, ma se siamo intorno al 50 per cento bisogna aumentarla ed evitare di pensare a discariche per il futuro. Se poi il cambiamento nella differenziata non avviene o è negativo, a quel punto forse bisogna riflettere su altre soluzioni”.

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