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Verso le amministrative del 3-4 ottobre

In Toscana l'alleanza Pd-M5s è variabile più che organica

Marianna Rizzini

Nella regione dove si vota in 31 comuni (tra cui sette sopra i 15 mila abitanti), molta confusione regna all’avvio dell’ultimo mese di campagna elettorale e le alleanze si fanno complicate

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Regione che vai, crepe nell’“alleanza strategica” che trovi. Alleanza strategica nel senso del rapporto organico tra Pd e Cinque stelle per “battere le destre”: concetto espresso in prospettiva e più volte rilanciato da Enrico Letta fin dai primi giorni da segretario, e già da tempo messo sul tavolo, in primis, dal deus ex machina pd Goffredo Bettini (come dire: prolunghiamo l’esperienza del governo rossogiallo). E però, man mano che le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre si avvicinano, sui territori si riscontrano problemi. E se in Emilia Romagna l’alleanza strategica fa acqua a Rimini, in Toscana, dove si vota in 31 comuni (tra cui sette sopra i 15 mila abitanti), molta confusione regna all’avvio dell’ultimo mese di campagna elettorale e le alleanze si fanno complicate, al punto da seminare il dubbio che l’intesa Pd-Cinque stelle non possa essere schema fisso (con ricasco sui rapporti con Italia Viva, in alcuni comuni in corsa da alleata con il Pd, in altri senza).

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Regione che vai, crepe nell’“alleanza strategica” che trovi. Alleanza strategica nel senso del rapporto organico tra Pd e Cinque stelle per “battere le destre”: concetto espresso in prospettiva e più volte rilanciato da Enrico Letta fin dai primi giorni da segretario, e già da tempo messo sul tavolo, in primis, dal deus ex machina pd Goffredo Bettini (come dire: prolunghiamo l’esperienza del governo rossogiallo). E però, man mano che le elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre si avvicinano, sui territori si riscontrano problemi. E se in Emilia Romagna l’alleanza strategica fa acqua a Rimini, in Toscana, dove si vota in 31 comuni (tra cui sette sopra i 15 mila abitanti), molta confusione regna all’avvio dell’ultimo mese di campagna elettorale e le alleanze si fanno complicate, al punto da seminare il dubbio che l’intesa Pd-Cinque stelle non possa essere schema fisso (con ricasco sui rapporti con Italia Viva, in alcuni comuni in corsa da alleata con il Pd, in altri senza).

C’è per esempio il caso Sansepolcro, dove Pd e M5s presentano ognuno un suo candidato, e il caso Grosseto, dove corrono insieme. In mezzo, luoghi dove il Pd rispolvera la grande alleanza di sinistra anche in situazioni in cui con le sinistre aveva intrattenuto rapporti tesi. Vedi Sesto Fiorentino, con il Pd che corre con la sinistra del sindaco uscente Lorenzo Falchi mentre Italia Viva, in opposizione allo schema, va da sola con Gabriele Toccafondi, già deputato. Dice Toccafondi: “Emblematico in questa regione è il caos totale nelle alleanze. Come si fa a riattivare la catena delle  alleanze a sinistra quando si sente persino dire, da alcuni esponenti delle sinistre, che il governo Draghi, in cui siede il Pd, è il governo delle banche? Il vero tema, in una regione in cui peraltro il Pd ha numeri ancora alti, è la direzione: si vuole continuare a procedere verso il riformismo o no?”.

A Siena, intanto, dove il segretario pd Enrico Letta corre alle suppletive con non pochi malumori di contorno, echeggiano ancora le parole con cui quest’estate il neocandidato cercava di serrare i ranghi in nome di un “centrosinistra largo e moderno” e di una “politica popolare, vicina alle persone, che capisca e ascolti i territori”. Ma il centrosinistra largo ha la coperta stretta. E c’è chi, nel consiglio regionale toscano, ricorda come “profetica” la situazione dello scorso anno, alla vigilia delle amministrative del 2020, quando l’allora candidata Irene Galletti, parlando con la Nazione, chiudeva la porta al Pd e al futuro governatore Eugenio Giani per quanto riguardava le alleanze: “Le convergenze nascono sulle idee”, diceva. “In queste regionali, purtroppo, il Pd ha deciso di azzerare idee, programmi e proposte innovative per concentrarsi solo sull’usato sicuro. Giani è l’esempio più lampante, ma tutte le liste sono piene di persone al terzo, quarto giro di giostra. E’ la classe dirigente che ha riempito i toscani di promesse senza risolvere uno dei problemi. Su cosa dovrebbero nascere queste convergenze?”. Poi però, una volta eletto Giani, soprattutto dal Pd ma con divisioni interne, si perorava la causa dell’incontro con il M5s. Ma oggi, dall’interno del consiglio regionale, c’è chi nel Pd, scherzando ma non troppo, vorrebbe “essere a Milano”, dove il sindaco uscente e ricandidato Sala parla di amicizia con i Cinque stelle ma senza “organicità”. “Vallo a dire a Grosseto”, sospira un riformista toscano (e si capisce che Grosseto assurge a baluardo del “modello Letta-Bettini” che altrove scricchiola, e non solo in centro-Italia). 
 

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