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Raggi e Calenda, due cuori e un Campidoglio
In una foto la più impensabile delle affinità. Così diversi e così simili, la sindaca uscente e il leader di Azione giocano la loro vera partita contro i rispettivi partiti di provenienza: Pd e M5S
S’intendono perché sono gli sfavoriti, che però chissà a sorpresa potrebbero anche farcela, e dunque si capiscono e civettano l’uno con l’altra perché sono anche quelli più presenti e battaglieri, forse persino i due più abili nella campagna elettorale che il 4 ottobre si concluderà dando un sindaco alla povera e disastrata capitale d’Italia. E c’è infatti un universo di senso e di sottintesi in questa fotografia che ritrae Carlo Calenda, rodomontesco e contundente con chiunque altro (“il Pd di Gualtieri è il peggiore d’Italia”, “Michetti è la commedia di Alberto Sordi”), mentre viene colto dalla macchina fotografica nell’atto di un elegante riverenza offerta in omaggio a Virginia Raggi, la sindaca che invece conduce con sorprendente efficacia la sua campagna elettorale quasi fosse stata per cinque anni all’opposizione di se stessa: “I cinghiali che grufolano nella monnezza? Denuncio Zingaretti in procura”.
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.