L'intervista

Byoblu, la corazzata della controinformazione no pass (e non solo). Parla Messora

Da blog a tv a casa editrice di volumi che scalzano il libro della Meloni. Ci crede, il direttore, in quello che pubblica? "Mi è capitato di essere in disaccordo, ma è giusto lasciare ai giornalisti giovani il tempo di crescere e quello di sbagliare"

Marianna Rizzini

Ha iniziato con tre dipendenti, oggi ne ha circa quaranta, di cui sei giornalisti e sette-otto tecnici per la tv. La campagna di crowdfunding (170 mila euro ad agosto), la concessionaria di pubblicità. E adesso "Eresia": trentamila copie vendute. La difesa della "libertà dei popoli di andare a sbattere" e la volontà di "dare voce a chi non ce l'ha", a volte anche contro il buonsenso

Che libri leggono e dove si informano i no pass e no vax? Le risposte portano spesso alla stessa parola: “Byoblu”, blog, tv e casa editrice. Il nome suggerisce leggerezza, forse per assonanza con la nota marca di acqua minerale. E però il quartier generale della controinformazione di leggero ha ben poco, a cominciare dal numero di copie vendute da volumi dotati di titolo autoesplicativo (come “Eresia, riflessioni politicamente scorrette sulla pandemia” di Massimo Citro Della Riva o “Censura, come reagire all’Inquisizione digitale” di Claudio Messora, Stefano Lucidi e Enrica Perucchietti o “Manuale di sopravvivenza per sovranisti, con prologo per non sovranisti”, di Francesco Carraro), fino ad arrivare all’assunto di Messora medesimo, demiurgo del blog ed ex comunicatore m5s al Senato e a Bruxelles: “Difendo la libertà di un popolo di andare a sbattere, se lo desidera”. Detto a Repubblica, poco più di un anno fa, faceva un certo effetto. E oggi che, ironia della sorte complottista-sovranista-no-Covid, il testo “Eresia” ha superato in classifica il libro di Giorgia Meloni, con trentamila copie vendute, Messora dice al Foglio che è diventato anche editore, dopo essere stato casaleggiano (nel senso del Casaleggio padre), anche per aver, “in 14 anni, realizzato una infinità di seguitissime videointerviste, spesso proprio ad autori di libri. Ogni volta mi comunicavano che i magazzini si erano svuotati. Ho pensato che forse era giunto il momento di pubblicarli”.

   

Il suo mantra è: la gente apprezza chi si mette in gioco per le proprie idee. E che idee. Sul sito di Byoblu si leggono, tra le altre cose, articoli sull’“ossido di grafene e l’effetto cavallo di Troia nell’organismo umano” e si ascoltano docenti sulle “prove di criminalizzazione del pensiero non allineato”. In generale Byoblu dal 2007 diffonde verità diverse, tipo le interviste-vademecum all’economista leghista Claudio Borghi su “come uscire dall’Euro”. E negli anni le “verità” bislacche e le tesi “scientifiche indipendenti” (o non riconosciute dalla comunità scientifica?) sono rimbalzate su bacheche di vari orientamenti, per lo più in area populista o quasi quasi terrapiattista nel senso del voler mettere in dubbio sempre e comunque il “mainstream”, a costo di andare contro al buonsenso, che si trattasse di cure per gravi malattie o del Covid, passando per i complotti.

   
Uno tra tutti il cosiddetto “piano Kalergy”, di cui Messora aveva parlato alla trasmissione che ha fatto da volano a Byoblu (e viceversa): “La Gabbia” di Gianluigi Paragone, oggi leader di Italexit. Il piano parlava di una misteriosa sostituzione etnica ideata da un nobile boemo nel secolo scorso e in corso in Europa. Si è poi scoperto che non era uno dei temi preferiti da Messora, ma la linea è: dove gli altri non vanno, anche perché magari di andare nell’assurdo non c’è motivo, Byoblu va e “copre i buchi”, onde rappresentare il sottorappresentato. E pazienza se rappresentandolo si va ad alimentare, più o consapevolmente, il fiume degli arrabbiati e a volte esaltati che sul web copia-incollano in risposta a un’insoddisfazione-sfiducia generalizzata, paradiso delle tecniche di microtargeting. Né l’insoddisfazione si racchiude nel vecchio detto “piove, governo ladro”: sulle bacheche si fanno nomi e cognomi. Che c’entra Byoblu? Niente e tutto, a seconda dei punti di vista. 

  
Intanto, i numeri: Messora, in origine musicista, ha iniziato con tre dipendenti per arrivare oggi a circa quaranta, di cui sei giornalisti e sette-otto tecnici per la tv (canale 262 del digitale terrestre, sede a Milano).

 

Nel marzo scorso, Youtube ha chiuso il canale video di Byoblu, dopo 14 anni. Motivazione: “Pubblicazione di contenuti che violano le norme sulla disinformazione in ambito medico relativamente al Covid-19”. Fatto sta che era già partito il crowdfunding per il canale digitale. Ad agosto sono arrivati 170 mila euro. “Non ci sono investitori, non ci sono soci di capitale, solo cittadini che contribuiscono volontariamente. Se domani smettessero di donare, chiuderemmo presto, non ci sono altre risorse a cui attingere”, dice Messora.

 

Poi ci sono i libri, e l’avvio di una concessionaria di pubblicità che “offre opportunità ad aziende coerenti con il nostro messaggio”. Al momento si raccolgono meno di diecimila euro al mese. I clic non li misura, Messora (“non li monetizziamo”), ma assicura di aver avuto, ad agosto, “un milione di persone fisiche, distinte, che hanno guardato i video e letto i nostri articoli solamente sul blog, escludendo la tv”.

 

La sensazione è che i temi di controinformazione si propaghino a blocchi: la notizia sul Covid porta con sé quella sulle cure per il cancro, quella sull’Afghanistan e sull’Europa carogna, tanto che il tizio no pass quasi sicuramente sarà anche scettico sulle cure per il cancro, penserà che l’Italia sia stata svenduta e che in Afghanistan, “lo avevamo detto noi che non si doveva andare”. Noi chi? Chiunque si opponga a “voi”: voi medici, voi giornalisti, voi politici.

 

Ma lui, Messora, direttore editoriale e proprietario della Byoblu edizioni, affiancato dal direttore responsabile della testata Virginia Camerieri, ci crede, in quello che pubblica? “Mi è capitato di essere in disaccordo. Come editore lo segnalo e cerco sempre di spiegare perché e dove abbiamo sbagliato. Se vogliamo, come ritengo indispensabile, consentire al giornalismo di raccontare il paese che i grandi media non vogliono accogliere, dobbiamo per forza puntare su giornalisti giovani e lasciare loro il tempo di crescere, e anche quello di sbagliare”. “Tv libera” che “sarebbe piaciuta a San Francesco”, la chiama. Però purtroppo piace anche ai no pass. A proposito: si è vaccinato, Messora? “Non ancora”. Chissà se lo farà.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.