Il caso

Conte tace sui tre mandati. Guerra nel semestre bianco e rischio voto 2022

Lo chiamano "Il Conte bianco" come il semestre che attende il Parlamento: deputati e senatori lo spingono a uscire dal governo Draghi. Ma si potrebbe precipitare al voto anticipato

Simone Canettieri

Il prossimo capo del M5s è pronto a far votare lo statuto, ma non parla del codice etico e della deroga alla seconda legislatura. Nelle regole cambierà il rapporto tra giustizia e amministratori grillini: via la condanna per abuso d'ufficio 

Va bene tutto: il patto della spigola, la foto dei due vecchi amici che danno a intendere al mondo che se la ridono di gusto e che sono tornati uniti e più forti che pria. Va bene anche il nuovo statuto del M5s, pronto all’ostensione.

Ma ciò su cui Giuseppe  Conte glissa, nonostante l’armonia di facciata ritrovata in trasferta chez Beppe Grillo, è il codice etico del Movimento. Riscritto insieme alla carta dei valori del partito pentastellato. 

Nel fine settimana sarà visibile sulla piattaforma Sky Vote solo il nuovo statuto,  che sarà   sottoposto al voto degli iscritti (con possibili ricorsi dietro l’angolo).  Il secondo step riguarderà di fatto l’acclamazione bulgara dell’ex premier, unico candidato alla guida del Movimento.

Ma il futuro presidente grillino continua a essere più che vago su cosa intenda fare con la  regola del secondo mandato. Dettaglio non banale, tanto che è tentato dal non citarlo nemmeno nel nuovo codice etico. 


Come raccontato nei mesi scorsi, l’avvocato di Volturara Appula per abbattere anche questo totem, l’ultimo rimasto in piedi, sta pensando a “una deroga per i più meritevoli” che poi sarà sottoposta all’ordalia della rete. Ovviamente con questa tecnica i big dovrebbero dormire tra due guanciali. I vari Luigi Di Maio,  Roberto Fico, Alfonso Bonafede, Danilo Toninelli, Fabiana Dadone, Paola Taverna (ma la lista è molto più lunga: sono una sessantina i parlamentari alla seconda legislatura)     non corrono pericoli. Se sarà la base a scegliere possono contare su  consensi interni che li spingeranno verso il tris. Ma non tutti: i salvati saranno al massimo una ventina.


E però il tema c’è ed è rovente, ecco perché  l’ex premier non ne parla. Né a voce né per iscritto. Anche perché è pronto a far partire la “fase due” della sua nuova vita politica. Se David Bowie è stato il “Duca bianco”, lui è pronto a trasformarsi nel “Conte bianco”. Ma nel senso del semestre. Un arco temporale, che scatta ad agosto e dunque ci siamo, in cui potrà far ballare la rumba al governo Draghi (unico modo per rispondere al crollo dei consensi) cercando di dare una connotazione  meno ingessata al Movimento.   Sicché non ci sarà solo la riforma della giustizia “su cui faremo sentire la nostra voce”.  

Ma  sarà un’escalation. Il “Conte bianco” vuole tenersi le mani libere. E inizia ad accarezzare sempre di più la possibilità di urne anticipate subito dopo l’elezione del presidente della Repubblica, dunque febbraio 2022. Tuttavia prima di quella data non è escluso che, dando retta ai parlamentari, spinga il Movimento davvero fuori dalla maggioranza. Oggi in commissione Ambiente, il governo è andato sotto perché i parlamentari del M5s hanno votato contro il parere del ministro Federico D'Incà.

Uno scenario, assicura chi frequenta Palazzo Chigi, che Draghi non sarebbe disposto a tollerare: questo è un governo di unità nazionale, se si sfilasse il primo partito rappresentato in parlamento, il castello potrebbe venir giù anche perché il Pd si troverebbe, di fatto, a stare al governo con un  pezzetto di sinistra, ma soprattutto con Lega e Forza Italia.  

La pancia dei grillini è sicura che comunque vada si arriverà al 2023. I pontieri-mediatori come Di Maio e Fico non la pensano così. L’ex premier si sta muovendo a tutto campo: è pronto ad aprire la sede in via  Campo di Marzio, che potrebbe trasformarsi in un comitato elettorale pronto all’uso. Intanto c’è attesa per il codice etico: rivedrà anche i reati che rendono incompatibili o spingo alle dimissioni gli eletti. Specie gli amministratori dopo il primo grado di giudizio. Scomparirà, per esempio l’abuso d’ufficio.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.