Silvio Berlusconi e Matteo Salvini (foto LaPresse)

l'intervista

Ghisleri: "Federazione Lega-FI? Spostare elettori è più difficile che spostare parlamentari"

Luca Roberto

"Salvini vuole parlare al centro ma ha bisogno di contenuti. Meloni? E' in crescita e per adesso non si porrà il problema. La politica stia attenta all'incognita Draghi, che per gli italiani sta facendo molto bene". Parla la direttrice di Euromedia Research

C'è chi dice che possa valere il 37 per cento. Chi invece, più prudentemente, si ferma molto prima, a meno del 30. La federazione del centrodestra tra Lega e Forza Italia non è nemmeno nata che i sondaggisti italiani si sono già lanciati a misurarne il possibile impatto elettorale. Anche perché il grande interrogativo è: insieme, Salvini e Berlusconi, raccolgono più o meno della semplice somma dei loro consensi? "Dati a riguardo ancora non ne abbiamo. La rilevazione l'abbiamo cominciata domenica, ma abbiamo dovuto inserire altre sollecitazioni", dice al Foglio Alessandra Ghisleri, che con la sua Euromedia Research funge un po' da oracolo autorevole cui si rivolge chi vuole predire il futuro. Politico, in particolar misura.

 

Ha senso un'operazione del genere? "La prima valutazione sarà cercare di capire se quella che si vuole costruire è una federazione, una coalizione, o addirittura un partito unico. La gente non vive leggendo i giornali, per cui gli imput, i messaggi che gli vengono inviati devono essere chiari. E' più facile provvedere agli spostamenti degli onorevoli che non a quelli degli elettori. Nel momento in cui sposti l'elettorato devi portare con te i tuoi simboli. Per Forza Italia ad esempio Berlusconi non è soltanto un simbolo e un leader, ma anche il collante del voto", ragiona Ghisleri. Ci sono analogie con il Popolo della Libertà lanciato nel 2007 dal Cav. alla vigilia delle elezioni politiche? "Allora il principio era riconquistare l'elettorato che per una ragione o per l'altra si stava rivolgendo altrove – aggiunge Ghisleri –. Berlusconi aveva unito tutti ma valeva molto di più degli altri partiti della coalizione". E forse, in questo caso come nel precedente, ciò che guida il tentativo di federarsi è anche un po' rivolto ad assecondare i radicamenti territoriali, con la possibilità per la Lega di succhiare consenso in una zona come il sud Italia in cui è cresciuta ma non è riuscita a espandersi quanto avrebbe desiderato. Ancora Ghisleri: "Quando nacque Forza Italia l'intento era fare da collante nazionale tra la Lega al nord e Alleanza nazionale al sud. In questo caso specifico, però, il presidio di Forza Italia al centro-sud non è così forte, perché Fratelli d'Italia sta mietendo molti successi, sposta i possessori di voti nelle sue file. E' vero come dice il ministro Carfagna che rispetto al voto del 2019 la Lega è in difficoltà. Ma nel selezionare il proprio elettorato Forza Italia ha lasciato indietro molti voti che in parte sono passati alla Lega, e in misura maggiore a Fratelli d'Italia. La crescita della Meloni è dovuta in gran parte a una transumanza interna, la coalizione non cresce. Per bisogna stare molto attenti quando si fa una federazione, perché può diventare un gruppo molto importante in Parlamento, ma la gente non ne capisce l'utilità". 

A livello di provenienza, poi, i partiti della coalizione, rappresentano storie ed estrazioni diverse. "Forza Italia nacque recuperando una tradizione socialista, e ha tanti rappresentanti che vengono ancora da quel mondo. Il voto di FI è molto presente negli over 60, riecheggia questa storia. La posizione nel Ppe, con un vicepresidente come Tajani, deve collimare nel messaggio per rendere une federazione credibile. Altrimenti a cosa ti serve?", dice ancora la presidente di Euromedia Research. L'altro tema, per altro, è cercare di capire se la Meloni guardi all'operazione come a una scalata ostile del centrodestra da parte di Salvini, dopo i bisticci degli ultimi mesi. E qui l'analisi di Ghisleri è chiarissima: "Nel momento di suo massimo exploit, in cui vede crescere tutti gli indicatori di gradimento, la valutazione se aderire o meno alla federazione la Meloni la può spostare in avanti, rendendo a maggior ragione l'operazione più complicata". 

 

Lasciando il leader della Lega nella scomoda posizione di chi con un occhio deve stare al governo, e con l'altro già prefigurarsi la corsa per le politiche del 2023. Il suo è un tentativo per ridefinire il centrodestra? "Sta tentando un'operazione molto complicata, perché guarda al centro, verso gli elettori di Forza Italia, quel 6-8 per cento che però in questi anni gli ha sempre preferito altro. Ecco perché la proposta federativa non è così semplice". Nel caso in cui l'operazione andasse in porto, anche nel campo del centrosinistra si creerebbero le condizioni per una contro federazione, da Calenda a Bersani? "Sarebbe una situazione perfettamente paritetica, ma occhio. Se fosse stata un'ipotesi praticabile, uno con la visione di Matteo Renzi evidentemente ci avrebbe già provato a mettere tutti insieme. E poi bisogna fare i conti con l'incognita Draghi, che secondo gli italiani sta facendo molto bene".