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Il M5S perso nel suo labirinto: "Ma la democrazia diretta non è finita"

Parlamentari e senatori a Cinque stelle sul divorzio definitivo da Rousseau: "La separazione era nell'aria da tantissimo tempo". "Ma non bisogna confondere i principi con gli strumenti"

Francesco Cocco

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Sempre più complessa la situazione del Movimento 5 Stelle, vista la battaglia in corso con l'Associazione Rousseau: scontro che rischia di paralizzare la più numerosa forza politica del Parlamento. Proprio quando potrebbe trovare in Giuseppe Conte un nuovo leader.  

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Innanzitutto: con la Piattaforma Rousseau e con Casaleggio è finita? Lo abbiamo chiesto alla senatrice M5S, Alessandra Maiorino. "Per quel che mi riguarda, abbondantemente", la sua risposta. D'accordo con lei è un altro senatore, Vito Petrocelli: "La separazione era nell'aria da tantissimo tempo".  

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Come se ne esce? Con un nuovo movimento fondato da Giuseppe Conte? È una strada che non convince i 5Stelle che abbiamo interpellato. Sergio Battelli, ad esempio, risponde così: "Faccio parte del Movimento dal 2009, per me mollare quel logo che ha fatto tanto e dimostrato tante cose sarebbe veramente un peccato". E la democrazia diretta? È un sogno finito? "Assolutamente no, non bisogna confondere i principi con gli strumenti", replica la Maiorino.  

 

Tutte questioni su cui Federico D'Incà, M5S e ministro dei Rapporti con il parlamento, preferisce non commentare.  

 

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Abbiamo sentito anche due senatori M5S espulsi a febbraio per non aver votato la fiducia al governo di Mario Draghi. Entrambi non si esprimono su tutta questa vicenda. Elio Lannutti però parla di "un grande dispiacere, un grande dolore, un sogno e una speranza svaniti". Ma anche per lui, il sogno della democrazia diretta non è sepolto. Nicola Morra è ancor più stringato ed evita ogni dichiarazione: "Voglio capire semplicemente che cosa la magistratura, poco alla volta, in sentenza scriverà attraverso le motivazioni".

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