(Ansa)

Fenomenologia di Anna Macina, “pasionaria” pugliese tra Grillo, Bonafede e Di Maio

Michele de Feudis

Con Luigi a oltranza, senza troppe remore di coerenza. Giustizialista, ha difeso Grillo nell'affaire Ciro. Sostenitrice dei famosi decreti sicurezza salviniani, adesso impegnata col governo come sottosegretario alla Giustizia 

La Puglia è una vera fucina di “pasionarie” 5S: dopo l’ex ministro Barbara Lezzi (ora nel Purgatorio tra i grillini cacciati perché ostili al premier Draghi), nel firmamento pentastellato brilla l’icona di Anna Macina, sottosegretario alla Giustizia con la missione di perpetuare le forzature vetero-giustizialiste di Alfonso Bonafede.  


Eccentrica e populista, militante di stretta osservanza della corrente Di Maio, la Macina è della nidiata grillina che ha dato alla politica nazionale, e alla Navicella, campioni pop come il senatore animalista e vegano Lello Ciampollillo. Barese di nascita ma brindisina d’adozione, vive ad Erchie, piccolo borgo della provincia dove regna la devozione per Santa Lucia e Sant’Irene. 

 


Ha conquistato le prime pagine nei giorni scorsi dopo aver indossato la toga per difendere Beppe Grillo dopo la performance apologetica nei confronti del figlio Ciro e dei suoi tre amici, coinvolti nell’inchiesta sarda per presunto stupro. Ma gli avversari politici locali della Macina, con un po’ di malizia, fingono di non sapere che l’esponente del governo è anche avvocato e diffondono, con malizia doppia, un servizio di un Tg locale dove una cittadina, nella centrale piazza di Erchie, davanti al microfono sentenzia serafica: “Non la canuscimu propria”.


In parlamento è sbarcata nel 2018, eletta all’uninominale nel collegio di Brindisi-Ostuni, dove ha sbaragliato con il 44,5% i candidati dal centrodestra (Vittorio Zizza, allora fittiano ora leghista) e del centrosinistra (Giovanni Epifani, ex renziano del Pd).


Ma come ha iniziato il cursus honorum nella fucina populista grillina? Come la Lezzi e Ciampolillo nei movimenti ambientalisti radicali votati alla sindrome Nimby: si è distinta nelle proteste contro l’istallazione di un impianto di compostaggio nel comune salentino, e nel 2015 si è candidata sindaco per il M5S, spingendo sparata sulla retorica “dei cittadini contro i professionisti della politica”, e con il mito “della raccolta differenziata al cento per cento”. Il riscontro nelle urne? Solo 447 voti, insufficienti per farle ottenere un seggio in consiglio comunale. Nella precedente tornata si era candidato sindaco con una civica suo marito, Mario Mancini, e lo stesso congiunto si è candidato nel 2020 come primo cittadino per il M5S (ha raccolto solo il 7,33% e 415 voti). 

 

Il giustizialismo è la filigrana pregiata della Macina. Racconta Chiara Saracino, consigliere comunale di Forza Italia: “Quando l’amministrazione del sindaco Giuseppe Margheriti fu coinvolta in guai giudiziari, la Macina partecipava a capannelli sotto casa dei componenti dell’allora maggioranza”. Ma la sua presenza politica in città - che evidentemente non la ama e non le riserva consensi di rilievo - è rara: molti le addebitano di non partecipare alle manifestazioni religiose o civili: “Non l’abbiamo mai vista alle feste patronali”, appuntamento nazionalpopolare nel quale i politici meridionali tengono a essere in prima fila, esibendosi nella liturgia  dello “struscio” per le strade.

 

Più misurato è il racconto di Carmelo Cavallone, consigliere comunale dem di Erchie, dell’ala filo 5S: “Guardiamo ai grillini come ci ha indicato segretario nazionale Enrico Letta”. E sulla Macina chiosa: "All’inizio è stata molto attiva come promotrice del comitato No compostaggio, per divergenze che non conosco. E’ una Cinquestelle pro rinnovamento, ma temo che nel Movimento non abbiano esattamente chiare le dinamiche della realtà. Anna ha slanci per cose che non si realizzano”.

 


Dunque ha il marito ex candidato sindaco prima di sinistra e poi grillino, è giustizialista e ambientalista scatenata, ma soprattutto "dimaiana doc”: “dell’ex capo politico - puntualizza una fonte parlamentare - rappresenta la frangia ortodossa. Per qualche giorno è stata anche in lizza per andare ad occupare il posto di presidente-portavoce del gruppo alla Camera. E’ passata da custode della sacralità del “contratto” nel Conte Uno, a fusionista con i dem nel Conte Due, all’essere ora la pretoriana di un residuo antiberlusconismo in un ministero dove deve controbilanciare la brillantezza garantista del collega sottosegretario barese, il forzista Francesco Paolo Sisto. Sta con Luigi senza troppe sfumature metodologiche. E per questo è diventata, fin dia primi tempi in cui il Movimento viveva di ritrosie televisive, volto nei talk per portare la linea ufficiale”. “Di sinistra? No. E’ una lealista. Non a caso - spiega un suo ex collega - era schieratissima nel sostenere i decreti “Sicurezza” su Salvini”. Sulle norme e sanzioni anti Ong, le cronache di quei giorni riportano queste parole della Macina: “Siamo d'accordo su tutto”. Prima di tutto è d’accordo con Luigi.

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