Elaborazione grafica Il Foglio

Draghi fa il Recovery, Salvini&Letta fanno schiuma

Salvatore Merlo

Il premier presenta 248 miliardi d’investimenti mentre i segretari di Pd e Lega litigano sul risotto

Mentre Mario Draghi alla Camera presenta il piano che porterà in Italia investimenti per 248 miliardi di euro e immagina il futuro  del paese, l’alta velocità tra Salerno e Reggio Calabria, la digitalizzazione e la fibra ottica diffuse come l’acqua dei rubinetti, ecco che Enrico Letta e Matteo Salvini, consci del momento fatale, litigano su cose fondamentali per il destino dell’Italia intera: bisogna chiudere i ristoranti alle 22 o alle 23? Fino a che ora si può mangiare il risotto alla pescatora? In effetti sono problemi che avrebbero tormentato anche De Gasperi e Cavour. 

“Ho visto che Salvini sta facendo una campagna che va oltre la legittima e normale discussione politica”, dice perentorio Letta alla radio. E l’altro, il leghista,  gli risponde: “Ma che vuole da me? La richiesta di riaprire arriva pure dagli amministratori locali del suo partito”. Quindi  Enrico si dà l’aria di quello tutto bellicoso e scandalizzato, mentre Matteo fa spallucce da menefrego tornandosene a Milano. Più compari che nemici, più Gianni & Pinotto che Craxi & De Mita, da qualche settimana il segretario del Pd e quello della Lega, Enrico&Matteo, azionisti di maggioranza del governo, recitano per noi. E lo fanno  con il povero materiale umano, politico e culturale di cui dispongono. D’altra parte ci sono le elezioni amministrative. C’è insomma un mercato di tappeti da spacciare in giro per le piazze d’Italia. E non avendo loro niente di serio da dire sul Recovery plan, poiché Draghi decide lui e decide da solo, essendo in sostanza il premier più intoccabile di un monarca dell’assolutismo prerivoluzionario, dato che come spiega il ministro Renato Brunetta “solo a Draghi l’Europa può concedere di fare debito e fare deficit”, essendo in definitiva Draghi insostituibile, ecco che a Letta e a Salvini non resta che simulare. I due non possono che tentare di apparecchiare quel tanto di vita, quel tanto di commedia litigarella che non faccia scordare alla gente la forma della loro faccia. Così una prammatica senza deroghe torna a celebrarsi ogni ventiquattr’ore. E ci lascia senza scampo.  Dal salottino televisivo o dal balcone del Facebook, col panino al salame o la cravatta a pois colorati, Letta e Salvini intrattengono l’Italia intera con la loro  competizione di botti e petardi di scena. Ah, tu vieni sotto con la scimitarra? E io ti frego con il pepe negli occhi! Vuoi far chiudere tutti alle 23? Eh no devono chiudere alle 22! Ammetterete che sono problemi seri, altro che 248 miliardi di euro da investire.

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  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.