Foto Valerio Portelli/LaPresse

Grande oratoria al Senato

Dalla rivoluzione all'apocalisse: per Paragone e Nugnes è sempre colpa del liberismo

E' stato il giorno di Draghi, in vista del vertice europeo. Ma anche quello di chi, di fronte all'eterno nemico invisibile, tocca picchi di straordinaria creatività narrativa

"Tutta colpa del liberismo", s'intitolava una vecchia raccolta del Foglio, che selezionava i più memorabili ipse dixit della politica. L'unico criterio comune? L'astio nei confronti di un sistema socioeconomico diabolico, a cui addossare ogni male a partire da qualsiasi contesto - dal Jobs Act alla depilazione ascellare femminile. Oggi, governo Draghi, la tiritera non cambia. Il presidente del Consiglio parla a Palazzo Madama, poi intervengono alcuni senatori. Ed è surrealismo puro.

 

"Voto in dissenso dal gruppo perché questo governo non pone fine al capitalismo", afferma solenne Paola Nugnes dal Misto, che evidentemente covava insospettabili speranze proprio ora che il premier è un ex presidente della Bce capace di domare lo spread e godere della stima delle più alte sfere della finanza internazionale. Dalla (mancata) rivoluzione contro il capitalismo all'apocalisse: "Adottare il certificato vaccinale è l'ultimo esempio del Leviatano neoliberista", spara Gianluigi Paragone, che lo scorso luglio fondò il partito Italexit 48 ore dopo - quando si dice tempismo - il via libera da Bruxelles per i 209 miliardi del Recovery fund al nostro paese. Ma si sa: se c'è di mezzo la minaccia dei mercati, poco importa lo svolgimento, purché il finale della trama sia ben scolpito su pietra e sempre uguale. "Piove, governo liberismo ladro", come diceva quella rubrica.