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Da McKinsey a Morgan Stanley, i riflessi di Pavlov dei grillini

Salvatore Merlo

La società di consulenza come il Bilderberg, la Bce e JP Morgan. Quando pure la Castelli accusava Draghi

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Le case si allargano, i guardaroba si rinnovano, i pasti si arricchiscono e le frustrazioni si stingono. D’altra parte sono diventati tutti  onorevoli e senatori da un decennio, persino sottosegretari e ministri. Eppure ancora oggi ai grillini basta sentire poche parole per risvegliare, come accadeva ai cani di Pavlov, gli istinti di un tempo. Ieri, per dire, un manipolo di squinternati pensava di “inchiodare” (parole loro) il ministro dell’Economia Daniele Franco sulla storia di McKinsey. 

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Le case si allargano, i guardaroba si rinnovano, i pasti si arricchiscono e le frustrazioni si stingono. D’altra parte sono diventati tutti  onorevoli e senatori da un decennio, persino sottosegretari e ministri. Eppure ancora oggi ai grillini basta sentire poche parole per risvegliare, come accadeva ai cani di Pavlov, gli istinti di un tempo. Ieri, per dire, un manipolo di squinternati pensava di “inchiodare” (parole loro) il ministro dell’Economia Daniele Franco sulla storia di McKinsey. 

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Sono fatti così, i ragazzi di Grillo. Uno gli dice banche, e quelli rispondono: “Signoraggio”. Bilderberg? “Massoneria”. Goldman Sachs? “Diavolo”. McKinsey? “Complotto”. Ecco. Che poi, a ben guardare, “complotto”  è una formula di cui in generale non da oggi questi ragazzi dispongono per fronteggiare qualsiasi evenienza, esattamente come il superstizioso ha pronta una varietà di scongiuri: gatto nero, cappello sul letto, numero 17.

   

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E allora ieri un simpatico gruppo di citrulli grillini è stato imbavagliato all’ultimo istante, poco prima che Daniele Franco, il ministro dell’Economia, mettesse piede in Parlamento per parlare di fronte alle commissioni Finanze e Bilancio. Volevano chiedergli conto dei 25 mila euro che il governo ha pagato alla società McKinsey per impaginare il Recovery plan. “Cosa c’è sotto?”, si chiedevano. Il grande argomento dei mattacchioni, non solo grillini, è la difesa dell’autonomia e della competenza della pubblica amministrazione. Minacciata da un’agenzia di consulenza privata. Roba torbida, eh. Tutto un genere di preoccupazioni di cui, tuttavia, non pare si fossero molto curati ai tempi in cui Davide Casaleggio, per dire, faceva da consulente del ministro (grillino) dell’Innovazione Paola Pisano. Ma va bene. McKinsey, che in Francia quasi lo scrive il Recovery, non è mica la Casaleggio Associati. Lì sì che c’è limpida competenza. McKinsey, al contrario, è notoriamente uno dei tentacoli del grande satana mondiale assieme a JP Morgan e a qualsiasi altra cosa abbia un nome anglosassone che rievochi il villain, cioè il cattivo letterario, di un romanzo di John Grisham o di Ian Fleming.

   

Come dimenticarsela la grande battaglia 5 stelle contro JP Morgan (anzi: “Geppy Morgan”)? Come dimenticare quella fantastica progressione  che spiegava come la riforma costituzionale di Matteo Renzi fosse proprio frutto di un maxicomplotto della banca americana. Secondo una logica impeccabile. Cartesiana. Questa: nel 2012 Renzi, da sindaco di Firenze, aveva incontrato per cinque minuti il capo di JP Morgan. E poi, “guarda caso”, qualche anno dopo, nel 2014 ecco la riforma. Mica gliela si fa ai grillini.

   

E Morgan Stanley? Di quei grandissimi massoni di Morgan Stanley, ne vogliamo parlare? Era il periodo in cui   dietro la crisi mondiale c’era il Bilderberg, dietro la crisi europea c’era ovviamente la Bce “banca privata”, mentre l’onorevole Paolo Bernini esprimeva più in generale la sua preoccupazione per il controllo globale tramite microchip sottocutanei. A quei tempi Laura Castelli, oggi viceministro dell’Economia, accusava Mario Draghi, cioè il suo attuale presidente del Consiglio, perché tipo dieci anni prima aveva avallato l’acquisto di derivati da Morgan Stanley. Orrore. Così,  mentre Carlo Sibilia, oggi sottosegretario all’Interno di Draghi, lo voleva arrestare per il “signoraggio della Bce”, ecco che Castelli scriveva: “Come si fa a pensare che siano stati acquistati per fare del bene? Mario Draghi era dirigente del Tesoro quando comprava derivati dalla Morgan Stanley e dopo pochi mesi lascia l’incarico e va a lavorare per la stessa banca”. Boom. Pure conflitto d’interessi. E che in realtà Draghi fosse andato a lavorare a Goldman Sachs non importa. Tanto è tutto uguale. Chissenefrega. Banche, agenzie di consulenza, mele e pere. Come ben si vede, proprio come per la vicenda McKinsey, s’è ormai diffusa una sorta di allucinazione, imparentata con alcuni meccanismi un tempo attivati dalla superstizione e della magia, nonché dall’omino di burro che conduce Pinocchio nel paese dei balocchi. Pinocchio, com’è noto, alla fine si era trasformato in un ciuchino. Oggi come minimo farebbe il viceministro.

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