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Finisce l’èra Arcuri

Luciano Capone

Draghi cambia Commissario, cerca una svolta sui vaccini e mostra un nuovo metodo

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Dopo un colloquio di circa mezz’ora a Palazzo Chigi con Domenico Arcuri, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato la nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo come nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. In realtà la rimozione di  Arcuri era già sostanzialmente avvenuta da circa un mese, il tempo trascorso dall’ultima conferenza stampa del 5 febbraio a cui sono seguite lunghe settimane di assoluto silenzio in cui era chiaro che, dopo la caduta di Giuseppe Conte, il suo ruolo non sarebbe stato più lo stesso. E cioè quello di plenipotenziario nella gestione dell’emergenza, ma anche di volto e voce dello stato nella comunicazione sull’andamento dell’epidemia e del piano vaccinale.

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Dopo un colloquio di circa mezz’ora a Palazzo Chigi con Domenico Arcuri, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato la nomina del generale Francesco Paolo Figliuolo come nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid-19. In realtà la rimozione di  Arcuri era già sostanzialmente avvenuta da circa un mese, il tempo trascorso dall’ultima conferenza stampa del 5 febbraio a cui sono seguite lunghe settimane di assoluto silenzio in cui era chiaro che, dopo la caduta di Giuseppe Conte, il suo ruolo non sarebbe stato più lo stesso. E cioè quello di plenipotenziario nella gestione dell’emergenza, ma anche di volto e voce dello stato nella comunicazione sull’andamento dell’epidemia e del piano vaccinale.

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Questo lungo lasso di tempo per la scelta del nuovo commissario, che ha prolungato anche un po’ di incertezza e disorientamento, è indicativo delle priorità e del metodo Draghi. Le nomine dei ministri, con la scelta di personalità tecniche nei ruoli chiave, a partire dal ministro dell’Economia Daniele Franco, avevano dimostrato che il Recovery plan sarà gestito sotto la diretta supervisione del presidente del Consiglio. Ora, con la nomina prima di Fabrizio Curcio al vertice della Protezione civile e poi del generale Figliuolo al posto di Arcuri, Draghi dimostra che l’altra  priorità che seguirà in prima persona è il piano di vaccinazione, al quale già nel discorso con cui ha chiesto la fiducia al Senato aveva dedicato poche parole ma con il tono di chi aveva in mente il problema e di chi aveva chiaro come affrontarlo. 

 

“Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla Protezione civile, alle Forze armate, ai tanti volontari” aveva detto Draghi. Per poi bocciare l’idea delle cosiddette “Primule” e proporre un modello più capillare: “Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private. Facendo tesoro dell’esperienza fatta con i tamponi che, dopo un ritardo iniziale, sono stati permessi anche al di fuori della ristretta cerchia di ospedali autorizzati”. Tutto questo perché è necessario essere preparati per somministrare rapidamente tutte le dosi in arrivo, che già nelle prossime settimane verranno consegnate con un flusso crescente: 10 milioni nel mese di marzo (circa il doppio di quelle arrivate finora) che poi diventeranno circa 20 milioni al mese da aprile in poi: “La velocità è essenziale non solo per proteggere gli individui e le loro comunità sociali”, aveva dichiarato. Pertanto le due priorità di Draghi, i due pilastri dell’azione del governo e su cui c’è da attendersi maggiore discontinuità rispetto all’esecutivo precedente, sono il Recovery plan e il Piano di vaccinazione. Su queste missioni, che hanno una scadenza ravvicinata e un impatto enorme anche per gli anni a venire, verranno concentrate le maggiori energie. Sul resto si vedrà.

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L’altro aspetto interessante nell’avvicendamento del commissario straordinario è il metodo utilizzato.  Draghi non ha fatto clamorosi annunci né ha decapitato immediatamente Arcuri per offrire la sua testa a chi, nella nuova maggioranza, ne aveva fatto il perfetto capro espiatorio. Ha prima indicato in Parlamento quali sono gli obiettivi e le linee guida del piano di vaccinazione e poi si è preso il tempo per decidere le persone e le strutture più adeguate per l’attuazione. Perché ciò che è evidente è che non si tratta della semplice rimozione di una persona, ma del cambiamento radicale dell’assetto della gestione emergenziale.
Dietro alla scelta di sostituire Angelo Borrelli per mettere al suo posto Fabrizio Curcio, una persona vicina al sottosegretario con delega ai Servizi Franco Gabrielli, c’è l’idea di ripristinare il ruolo che la Protezione civile ha sempre avuto nella sua storia per la capacità di affrontare le situazioni di emergenza con la sua forte e radicata presenza sul territorio. Questo ruolo si era  appannato durante l’emergenza Covid: la funzione della Protezione civile era stata di fatto commissariata dal punto di vista politico dall’ex ministro Francesco Boccia e da quello tecnico dal commissario Domenico Arcuri. Il mandato di Curcio è quindi quello di tornare al “modello Bertolaso”, che poi non era altro che il “modello Zamberletti”.

 

Un cambio di paradigma è anche quello rappresentato dalla scelta di Figliuolo, il comandante logistico dell’Esercito, come commissario straordinario all’Emergenza. In questo caso il modello individuato è quello degli Stati Uniti, dove le vaccinazioni viaggiano spedite grazie al programma Warp Speed, al cui vertice per la pianificazione e le operazioni logistiche è stato indicato il generale Gustave Perna, ovvero il responsabile della logistica dell’Esercito americano. La differenza è che  negli Stati Uniti hanno iniziato a occuparsi della logistica e della produzione del vaccino insieme alla ricerca, ovvero un anno fa, mentre in  Italia il governo Conte ha affidato il compito ad Arcuri solo a novembre, un mese prima dell’arrivo dei vaccini.  In ogni caso, con la nomina di Curcio e Figliuolo viene superato il modello personalistico, basato su Arcuri e la sua struttura di Invitalia, per passare a un sistema più istituzionalizzato. Ora bisogna rivedere tutti i piani vaccinali delle regioni e calarli concretamente nella realtà, e non c’è molto tempo.

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